La Golden Age del fumetto: ascesa e caduta dei supereroi

La Golden Age del fumetto: come alieni, supersoldati, giustizieri resero i supereroi dei comics nei nuovi eroi dell'epica moderna,

Autore: Manuel Enrico ,

Alieni cresciuti tra noi, supersoldati creati in laboratorio e giustizieri svolazzanti. Oggi questi personaggi sono all’ordine del giorno, ma questa mitologia moderna che domina il mondo dei comics si è formato nella prima meta del secolo scorso grazie a un periodo aureo non a caso battezzato Golden Age

La lunga storia dei supereroi inizia ufficialmente sul finire degli anni ’30, quando nelle edicole americane compare un forzuto eroe che sul numero 1 di Action Comics solleva come niente fosse una pesante automobile. Per il mondo dei comics è un evento epocale, che porterà la figura dei supereroi in un’era di grande sviluppo, ricordata oggi come l’Era Dorata, o Golden Age.

Tra il 1938 e i primi anni ’50 i comics dedicati ai supereroi non si limitarono a fare la loro apparizione, ma si imposero come un vero e proprio fenomeno culturale. 

Una vera e proprio invasione, con le edicole americane che venivano conquistate mensilmente da nuovi personaggi, alcuni sopravvissuti sino ad oggi, altri invece destinati all’oblio o a fortuiti recuperi successivi. Tutti loro furono però artefici della consacrazione del fumetto supereroico a presenza immortale nell’immaginario collettivo.

La Golden Age: la nascita del mito del fumetto supereroico

Quando inizia la Golden Age?

Prima che Action Comics arrivasse nelle edicole americane, i comics erano presentati come strisce in appendice a riviste e giornali, con protagonisti lontani dalla quotidianità.

Salvo rari casi, i comics raccontavano le avventure di alieni, personaggi dotati di poteri magici o individui resi straordinari da eventi insoliti, principalmente legati ad una scienza ‘strana’. Una rivoluzione che venne imbastita da una casa editrice che sarebbe divenuta parte integrante della leggenda dei fumetti: la National Allied Comics.

Nata nel febbraio del 1935, la National Allied Comics inizia a stampare pubblicazioni di fumetti che contengono storie nuove, anziché riproporre strisce precedentemente presentate sui quotidiani, dando vita alla rivista New Fun: The Big Comic Magazine

Questa pubblicazione ha le dimensioni di un quotidiano e viene stampata in bianco e nero, con un’unica storia a colori, di stampo western, Jack Woods. New Fun è costosa, considerata l’ottima qualità della carta, ma per il pubblico è poco interessante per l’assenza di colori. National Allied Comics decide quindi di creare una nuova serie nel dicembre 1935, New Comics, che viene presto ribattezzata More Fun Comics. New Comics viene presentata in nuovo formato, 17 centimetri di larghezza per 26 di altezza: questo formato è quello ancora oggi utilizzato per i fumetti supereroistici.

La scelta di questo formato venne deciso per ridurre il numero di pagine e avere una dimensione che consentisse una buona visualizzazione nelle edicole americane.

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New Comics è un contenitore di diverse storie, principalmente comiche e d’avventure. Nonostante i buoni propostiti, National Allied Comics non riesce a raggiungere una quantità di vendite sufficienti a mantenere in piedi l’azienda, e il fondatore, Malcom Wheeler-Nicholson, è costretto a vendere nel 1936 a Harry Donenfeld, suo distributore nelle edicole.

In quello stesso anno, il copertinista di New Comics, Vince Sullivant, viene promosso ad editore della casa editrice e decide di realizzare una nuova idea, una rivista di fumetti di genere, in cui siano presenti solo fumetti con una precisa identità, privilegiando storie gialle, considerato il loro successo all’interno delle riviste pulp. Da questa idea, nel 1937, nasce Detective Comics, prima rivista di fumetti tematica.

L’anno seguente, New Comics cambia nuovamente nome e diventa Action Comics. L’editore voleva un lancio vincente, puntando su un prodotto che a suo avviso non era stato ancora pienamente sfruttato: il fumetto supereroistico.

Era necessario creare un personaggio che fosse innovativo, capace di andare oltre i canoni dei classici personaggi dei fumetti del periodo. Il caso vuole che in quel periodo bussassero due giovani artisti, Joel Shuster e Jerry Siegel. Conosciutisi nel 1933, i due ragazzi avevano iniziato a collaborare creando la prima fanzine della storia all’interno del proprio liceo, periodo in cui avevano anche ideato un personaggio dei fumetti che unisse due dei temi più in voga del periodo: il mondo alieno e l’idea del superuomo.

Da questi spunti, i due creano Superman, un personaggio capace di compiere grandi imprese fisiche, possibili grazie al fatto che proviene da un pianeta in cui le leggi della fisica erano differenti, mentre sulla Terra il suo fisico trova un luogo in cui poter compiere imprese straordinarie. 

Shuster e Siegel non trovano un editore che si convinca della bontà del loro personaggio, sino a quando nel 1938 non lo sottopongono alla National Allied Comics, che non solo lo apprezza ma lo vede come il modo ideale per lanciare la sua nuova testata.

Superman compare quindi in copertina sul primo numero di Action Comics. Il successo della sua storia è enorme, al punto che diventa una genesi per il fumetto supereroistico, che in breve tempo si pone al centro dell’interesse delle case editrici. Un traguardo storico, che porta a vedere nell’arrivo di Superman in edicola la nascita della Golden Age del fumetto supereroistico.

La National Allied Comics, nel frattempo, è pronta ad un cambiamento epocale. Convinto il contabile Jack Liebowitz ad entrare in società, Donenfield decide di creare una nuova identità societaria che si specializzi nella creazione di nuovi fumetti di supereroi, mantenendo comunque i diritti e la pubblicazione degli eroi già creati.

La nuova casa editrice diventa National Periodical Publications, e dall’aprile del 1940, a partire da Action Comics #23, sui propri albi riporta la dicitura a DC Publication.

Questa dicitura ha un significato mai pienamente chiarito. Secondo alcuni storici del fumetto, significa a Donenfield’s comics, mentre per altri è un riferimento alla pubblicazione di maggior successo della casa editrice, Detective Comics. Quale che fosse il significato, negli anni Settanta questa frase diventa il nome definitivo della casa editrice: DC Comics.

Cosa si intende per Golden Age?

L’incredibile successo di Superman generò una richiesta sempre maggiore di nuovi fumetti di supereroi. La casa editrice che aveva avviato questa età aurea del fumetto, la National Periodical Publications, creò in breve tempo una serie di nuovi personaggi che divennero figure centrali nella storia del fumetto, come Batman (1939) e Wonder Woman (1940).

Superman continua ad essere il trascinatore del fumetto supereroistico. La sua popolarità è in costante crescita, al punto che ottiene una presenza giornaliera sui quotidiani, grazie a delle strisce, e nel 1939 ottiene una propria serie, Superman, nel cui primo numero sono pubblicate le prime quattro storie del personaggio apparse in Action Comics. Nello stesso anno, Superman è uno dei contenuti di World Fair, pubblicazione stampa appositamente per l’Esposizione universale del 1939.

Questi traguardi sono punti essenziali della Golden Age del Fumetto. Oltre alla casa editrice di Superman, ci furono altre aziende che decisero di sfruttare questo crescente interesse per i supereroi per conquistarsi una fetta di un mercato in costante crescita.

Editori come Fawcett Comics e Gleason Comics diedero vita a personaggi che raggiunsero dei risultati epocali. Il fumetto più venduto in assoluto in questa epoca aurea, secondo Ben Morse in un articolo di Wizard del 2009, fu Captain Marvel, oggi divenuto Shazam!

Dalla metà degli anni quaranta, Captain Marvel Adventures della Fawcett Comics, con protagonista l’originale eroe che gridava ‘Shazam!’, vendette circa 1.4 milioni di copie per numero, rendendolo il fumetto più comprato negli States. Le vendite di Captain Marvel superarono di molto quelle simili della serie di Superman e di Action Comics

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la società americana si divise su due fronti: favorevoli o contrari all’entrata in guerra. Questa spaccatura dell’opinione pubblica coinvolse inevitabilmente anche il mondo dei comics supereroistici.

Forti del successo dei loro personaggi, molti autori decisero di manifestare le proprie opinioni tra mite le storie che raccontavano. In questo periodo fecero la lor comparsa i cosidetti ‘patriotically themed heroes’, ovvero protagonisti che con loro avventure manifestavano una palese opinione in merito all’entra in guerra.

In questo periodo diversi personaggi, tra cui Superman o Daredevil (uno dei personaggi più venduti del periodo), ebbero un ruolo di primo piano, affrontando in avventure speciali Hitler o vivendo avventure al fronte. 

Nacquero anche altri personaggi che cavalcavano lo spirito del periodo, come un eroe della Timely Comics, la futura Marvel Comics: Captain America.

Creato da Jack Kirby e Joe Simon, Captain America esordì nelle edicole americane a marzo 1941, prima che gli States entrassero ufficialmente in guerra, ma sulla copertina del primo numero l’eroe e la sua spalla, Bucky, affrontavano nientemeno che il Fuhrer in persona.

Le caratteristiche della Golden Age

In questo periodo emergono anche alcune delle caratteristiche tipiche dei fumetti della Golden Age. Le storie dei protagonisti, contrariamente ad oggi, sono particolarmente sintetiche, studiate spesso per concludersi in una manciata di pagine, in cui i personaggi sono monolitici e poco inclini alla caratterizzazione: i buoni sono incredibilmente buoni e i cattivi sono assolutamente cattivi.

Pur potendosi concedere sperimentazioni e variazioni, proprio perché non ancora presente un canone narrativo codificato, i fumetti della Golden Age avevano comunque dei tratti comuni. I protagonisti affrontavano principalmente criminali, politici corrotti e uomini d’affari, figure che nella percezione del cittadino medio erano l’incarnazione del lato oscuro del New Deal dei primi anni ’30.

Le ambientazioni erano principalmente urbane, con storie dai toni noir, in modo da sfruttare la popolarità della letteratura pulp ancora molto in voga al tempo. Vennero però anche mutuati da questa letteratura degli stereotipi, soprattutto razziali. Le minoranze, ad esempio, venivano presentate secondo quelle che erano le idee dell’americano medio del periodo.

 Durante il periodo bellico, nei fumetti supereroistici le minoranze diventano spesso un nemico facilmente identificabile, come accade ai Giapponesi dopo l’attacco a Pearl Harbor.

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La raccolta delle storie di Captain America comparse nella Golden Age

Anche da un punto di vista tecnico, i disegni di quest’era del fumetto sono ancora piuttosto semplici. Parte di questa caratteristica è legata alla pubblicazione su carta spesso scadente, ma la verità è che mantenere un ritmo di uscite così voluminoso richiedeva un grande impegno, spesso affidato a futuri artisti che all’epoca cercavano di realizzare quante più tavole possibili, nella speranza di poter accedere il prima possibile a incarichi più remunerativi, specialmente nel campo della grafica pubblicitaria. 

Non mancarono, però, dei nomi divenuti parte della storia del fumetto, come C.C. Beck o Will Eisner, che realizzarono dei piccoli capolavori che ancora oggi mantengono il loro fascino.

Tuttavia, questa fase ancora seminale del fumetto supereroistico aveva dalla sua la possibilità per gli autori di osare e sperimentare. Non era difficile per i personaggi cambiare poteri e caratteristiche da un numero all’altro, mentre i creatori cercavano di trovare la giusta definizione delle proprie creazioni.

Narrativamente parlando, i temi trattati sono raccontati tenendo presente che il target dei personaggi è una fascia prettamente adolescenziale. 

Motivo per cui la componente scientifica presente nelle storie, legata spesso alle origini e ai poteri dei personaggi, era trattata con una certa noncuranza, dato che non era il fulcro della narrazione. I giovani lettori erano maggiormente interessati ai personaggi che idealizzavano come modelli, ma gli editori compresero che erano necessari dei tramiti emotivi tra personaggi e giovani lettori.

Per questo nacquero dei giovani eroi che affiancavano i protagonisti delle serie, delle spalle (o sidekicks, in gergo), che dovevano essere agli occhi dei lettori il loro transfer all’interno delle avventure dei propri beniamini.

Comparvero così figure come Bucky, in Captain America, o Robin, in Batman. Il ruolo della spalla è frequente nei fumetti della Golden Age, rimanendo una caratteristica essenziale in quelle case editrici che sopravvissero anche alla fine di questo periodo.

Alla Golden Age risale anche la presenza dei primi supergruppi. La nascita dei supergruppi portò anche alla creazione di due elementi fondamentali dei fumetti: continuity e crossover.

 E ancora una volta bisogna guardare in casa National Periodical Publications, che nell’autunno del 1940 decise di creare la Justice Society of America, un supergruppo composto da Doctor Fate, Hour-Man, Spectre, Sandman, Flash, Lanterna Verde e Hawkman. Parte di questi personaggi (Flash, Lanterna Verde e Hawkman) appartenevano ad editori diversi, ma vennero compresi nella formazione, che esordì nel terzo numero di All Star Comics.

Lo storico dei fumetti Les Daniels ha attribuito una grande importanza a questo evento

Questa fu ovviamente una grande idea, perché offriva ai lettori molti eroi per una sola monetina, e il divertimento di guardare i personaggi preferiti interagire

Soprattutto, in questo modo si iniziò a creare un universo narrativo più coeso tra i diversi personaggi dei fumetti, che fino ad allora erano visti come entità individuali.

La nascita di formazioni supereroistiche, composte anche da personaggi già titolari di serie autonome, divenne una realtà, divenendo poi una delle caratteristiche più evidenti della futura rinascita degli eroi, la Silver Age.

La fine della Golden Age

Un’epoca di così grande fermento per i fumetti aveva un rischio: crollare sotto il proprio peso. La saturazione del mercato con continue uscite era un meccanismo fuori controllo, che in breve ebbe il risultato di creare una sorta di monopolio supereroistico nel mondo del fumetto. 

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale si ebbe una parentesi nota come la Atomic Age, che vide la nascita di personaggi legati alla nuova minaccia nucleare, estremo tentativo di invertire un calo delle vendite dei fumetti supereroistici, dovuta alla voglia dei lettori di vedere il medium calato in altre dimensioni, come la fantascienza, il western o il poliziesco.

All’inizio degli anni ’50, inoltre, la società americana era scossa da una tendenza moralista, conseguenza di un clima sociale rigido associato alla comparsa di paranoie dovuta al nuovo assetto mondiale. 

Politicamente, il maccartismo, la ‘caccia alle streghe’ legata al pericolo comunista, stava dilagando negli States, ma si assisteva anche ad una visione rigida e oppressiva della cultura più libera. Una battaglia che si estendeva alla ricerca di un capro espiatorio a cui addossare le responsabilità per le ribellioni adolescenziali. E ne vennero trovati ben due: il nascente rock’n’roll e i fumetti.

Ad accanirsi con i fumetti fu in particolare lo psichiatra Fredric Wertham, che nel 1954 pubblicò il saggio La seduzione dell’innocente. All’interno di questa critica, vennero accusati i fumetti come responsabili dei comportamenti associali e devianti dei giovani: dalla criminalità alla dipendenza delle droghe, oltre ad atti immorali legati alla sessualità, non ultima l’omosessualità.

Non va nascosto che alcune case editrici si erano specializzate nella pubblicazione di fumetti che, in effetti, facevano di temi ‘spinti’ il proprio marchio di fabbrica. In particolare, la EC Comics era nota per pubblicare serie poliziesche e horror dai toni forti, in cui non mancavano eccessi di violenza e tematiche estreme.

In un ambiente fertile per le polemiche e i processi pubblici come la società americana del periodo, le critiche di Wertham trovano un facile riscontro e si diffondono al punto tale che il mercato non può ignorarle. 

Motivo per cui nel 1955 nasce la Comics Code Autorithy, un organismo di vigilanza e tutela che avrebbe dovuto impedire ai fumetti di varcare certi confini. Furono proibite storie horror (vampiri, licantropi e affini), niente nudità e controllo totale sui termini usati. Venne anche proibito di dipingere figure socialmente rilevanti, come poliziotti o giudici, come corrotte o viziate da debolezze che ne impedissero di emergere come figure assolutamente positive.

Per quanto spesso si voglia vedere nella nascita della Comics Code Authority la fine della Golden Age, in realtà il declino dei fumetti dei supereroi era già in atto. L’eccessiva offerta, spinta soprattutto dalla volontà delle case editrici di massimizzare i guadagni finché il mercato era propizio, portò ad una sovra esposizione della figura dei supereroi, che spinse i lettori a cercare altre proposte fumettistiche, che non erano più soddisfatte dalla presenza dei supereroi.

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Raccolti in un esclusivo cofanetto, i primi due volumi che raccolgono oltre 300 pagine domenicali mai ristampate in precedenza. Spaziando dal 1943 al 1949, dal periodo clou della Seconda Guerra Mondiale al primo dopoguerra, durante il quale Superman è impegnato a difendere la propria patria adottiva dalla minaccia nazista.

Immagine di copertina via 123RF

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