Incontro col maestro Naoki Urasawa al Lucca Comics and Games 2023

Autore: Livia Soreca ,

Proprio poco dopo il debutto in Italia dell'anime di Pluto su Netflix (qui la nostra recensione di Pluto), si torna a parlare di Naoki Urasawa, uno degli ospiti più attesi al Lucca Comics and Games 2023.

Considerato uno dei più grandi mangaka di sempre, l'autore di opere d'eccezione come Monster e 20th Century Boys ci ha raccontato i punti salenti della sua splendida carriera, dal suo esordio alle sue scelte creative, spendendo qualche parola per tutti i futuri mangaka.

L'incontro con Naoki Urasawa

L'autore, ben lieto di festeggiare a Lucca il 40° anniversario di 20th Century Boys, ha svelato - con una buona dose d'umorismo - che la sua passione per i manga risale alla sua tenerissima età, quando ancora di lasciava influenzare dai grandi mangaka del passato.

La mia infanzia è stata piena di manga, disegnavo manga semplici già da quando avevo 5 anni, poi dagli 8 ho iniziato ad avere lo stile che ho adesso, perché in effetti non è mai cambiato particolarmente nei miei lavori successivi. A 13 anni ho avuto il mio primo impatto con i manga di Osamu Tezuka ed è stato l'anno in cui ho letto per la prima volta La Fenice. Da lì è cambiato tutto, la prospettiva con cui realizzare manga. Però ne ne ho abbastanza degli altri autori. Anche quando ho realizzato Pluto [ambientato nell'universo di Astro Boy] sono stato malissimo e mi è venuta l'orticaria. Quando ho letto Tezuka avevo 5 anni, in seguito l'ho riletto a 8 anni, ma quando ho realizzato l'opera avevo 46 anni quindi ho rielaborato la storia attraverso i ricordi del me bambino, con cui ho costruito eventi che nella mia storia sono diversi.

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Urasawa ha poi raccontato come nasce di volta in volta l'ispirazione per i suoi personaggi, condividendo un simpatico aneddoto sulla realizzazione di 20th Century Boys.

Non riuscivo a disegnare un personaggio, ma un giorno andando al supermercato ho visto una donna e ho detto "è lei, è perfetta", quindi sì, si può dire che io prenda ispirazione dai fatti e dalle persone normali.

Per quanto riguarda, invece, la caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi, il maestro Urasawa ha provato a spiegare il suo processo creativo sfruttando le regole dello shogi.

Si tratta di un gioco giapponese simile agli scacchi che mi ha sempre affascinato, in cui i pezzi possono avanzare in sole due direzioni: in obliquo verso destra o sinistra, senza mai muoversi al centro o all'indietro. Ecco, voglio che i miei personaggi siano esattamente così.

A differenza dei suoi personaggi piuttosto predeterminati, nelle sue opere l'evoluzione del racconto può seguire anche percorsi inattesi rispetto all'idea iniziale.

Generalmente per prima cosa penso al finale, ma a volte durante lo svolgimento della trama il finale può cambiare, anzi succede spesso che io arrivi a un finale molto diverso. Questo succede perché nel corso della storia alcune cose diventano prioritarie anche se prima magari non lo erano.

Inoltre, osservando le sue tavole si nota spesso un taglio fortemente cinematografico e a tal proposito il maestro ha voluto citare alcuni registi (giapponesi e non) che hanno sempre influenzato il suo lavoro.

Sono veramente i tanti i registi da cui ho preso ispirazione, non riesco a contarli. Facendo una cernita, sceglierei Kurosawa, Ozu, Bogdanovic e i fratelli Cohen.

Opere come Monster e Pluto sono pregne di temi profondi e, con un carattere fortemente thriller, puntano a far riflettere sulla natura dell'uomo, che non è malvagio bensì influenzato nelle sue scelte che spesso mettono in discussione la morale. Eppure il vero amore di Urasawa è la commedia e ci ha spiegato come questa possa concorrere a mostrare la natura umana.

Come punto di partenza mi piace la commedia anche se non posso inserirla ovunque, ma ci provo spesso. Anche nei momenti più difficili e tristi un personaggio può dire "ho fame" ed è comico, ma allo stesso tempo rende il personaggio umano.

Da un maestro come Urasawa sarebbe impossibile non cercare di accogliere qualche utile consiglio: prima di salutarci, ha speso qualche parola per tutti gli aspiranti artisti nel mondo dei manga grazie alla domanda della nostra Elisa Erriu.

Diventare mangaka è difficile, ma il mio consiglio è quello di non creare qualcosa solo per cercare di venderla. Bisogna creare qualcosa che possa piacere, ed è così che si crea un punto di partenza per una nuova generazione di mangaka. Creare qualcosa che vende è ciò che probabilmente vogliono gli editor, ma vuol dire creare qualcosa che è stato già fatto in passato e non si va avanti in nessun modo.

 

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