My Hero Academia: cosa significa essere un eroe per Horikoshi?

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Autore: Manuel Enrico ,
Libri e fumetti
5' 12''
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Cosa significa essere un eroe? Questo interrogativo è il cuore pulsante di My Hero Academia, manga creato da Kohei Horikoshi divenuto un vero e proprio cult, consacrato da un anime di successo disponibile su Crunchyroll. Animato da una sincera passione e una profonda comprensione del mondo supereroico americano, Horikoshi ha dato vita a una reinterpretazione concetto di ‘super’ che affascina per la sua incredibile lucidità.

All’esordio di My Hero Academia, le prime critiche mosse a Horikoshi erano proprio legate al timore che la sua storia fosse una semplice riproposizione in chiave manga del concetto di supereroe tipico di DC Comics e Marvel Comics. Ora che siamo arrivati, dopo un decennio, al finale di My Hero Academia risulta evidente come questa accusa fosse assolutamente infondata.

Cosa significa essere eroi?

Non è mai stato un mistero che il mondo supereroico occidentale sia stato una grande ispirazione per Horikoshi. Sono evidenti le citazioni e gli spunti da cui il magaka si è lasciato suggestionare per dare vita alla sua creazione, ma questo non significa che ci siamo trovati davanti un emulo di Nuovi Mutanti o Strange Academy, bensì abbiamo vissuto una riscrittura dell’archetipo narrativo dei superesseri, come accaduto in altre osannate opere occidentali, da Invincible a The Boys.

In una recente intervista con VIZ Media, a Horikoshi è stata posta una domanda inevitabile: cosa significa essere un eroe? Interrogativo che ha animato Midoriya e compagni per lungo tempo, a cui ogni personaggio ha dato una risposta tramite le proprie esperienze personali e le motivazioni che animavano il loro percorso da giovani eroi.

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Per il mangaka, questa risposta si è evoluta nel corso del tempo. L’aver letto comics americani ed erede di una tradizione narrativa che ha visto opere come Dragon Ball e One Piece ha inizialmente indirizzato il mangaka verso una visione che voleva l’eroe come colui capace di compiere imprese incredibili, valorizzando quindi la potenza e l’eccezionalità delle sue doti.

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Solo in seguito ha maturato una diversa concezione dell’essere eroi, che lo ha ispirato nel realizzare My Hero Academia e dare ai suoi personaggi una connotazione fondata su un principio: gli eroi sono coloro che sostengono, tendono una mano o offrono incoraggiamento agli altri.

Quando sono entrato nei miei 30 anni, ho iniziato ad apprezzare quelle persone vicine che offrono supporto, il che si ricollega all'attuale storia di My Hero Academia. La mia stima è cresciuta verso le persone che tendono una mano o offrono incoraggiamento. Per esempio, Imamura-san, il mio editor, è stato un grande sostenitore. Ho iniziato a vedere questi aiutanti quotidiani come eroi. Quindi ora penso che chiunque possa essere un eroe, inclusi coloro che mi sostengono da vicino

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Come dimostrato dal percorso di Deku e compangi, per Horikoshi tutti possano essere eroi, mostrando che il suo concetto di eroismo va ben oltre una concezione puramente fantastica, sposando una visione più concreta e quotidiana, come si vede anche da alcuni dei passaggi più emozionanti di My Hero Academia.

L'anima dietro la maschera

Nel suo manga, Horikoshi non si è limitato a mettere in discussione ciò che rende alcuni personaggi buoni o cattivi, ma ha anche affrontato il difficile ruolo dell’eroe in una società dove gli eroi sono un elemento sociale comune e sono addestrati in apposite scuole.

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La visione, a volte anche critica, di Horikoshi viene incarnata al meglio da un personaggio come Stain, che vede la maggior parte dei Pro-Heroes come falsi idoli e non meritevoli dell’adorazione popolare, proprio perché hanno perso lo spirito autentico dell’essere eroi in favore di successo e denaro, trasformando il ruolo di eroe in uno status sociale.

In contrapposizione a Stain, si può prendere All Might, l’eroe per eccellenza di My Hero Academia. Nel corso della storia, anche il mentore di Midoriya deve venire a patti con il suo ruolo, comprendendo come il suo modo di affrontare le sue sfide senza paura e sempre sorridendo nasconda un’insidia:

Adesso va tutto bene. Perché? Perché io sono qui

Nonostante la sua potenza, All Might è pur sempre un uomo solo, che porta un peso troppo gravoso.

Non è un caso che il suo dover sempre più limitare l’utilizzo del suo Quirk lo conduca a concepire l’importanza di insegnare ad altri e di aprirsi all’aiuto degli altri eroi, riconoscendo che essere un eroe ha sicuramente il suo fascino, ma ha anche lati pensati che spesso sono ignorati, come ci ricordano i Five for Fighting nella loro Superman:

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It’s not easy to be me

I wish that i could cry

Fall upon my kness

Vai oltre! Plus Ultra!

Anche sotto questo aspetto, Horikoshi coglie sfumature del ruolo dell’eroe spesso dimenticate, come il sentire il peso di un ruolo che rischia di schiacciare l’anima dietro la maschera. Non tanto i ‘supereoi con superproblemi’ di marveliana memoria, quanto una voglia di raccontare l’umanità di questi personaggi, la difficoltà di conciliare l’eroismo e la quotidianità.

Sensei Horikoshi si fa interprete di questa emozionante chiave di lettura, rendendo Midoriya il perfetto interprete di un eroismo d’animo e non di una mera voglia di esser eroi.  

Il cuore della storia di My Hero Academia è come gli eroi aiutino gli altri senza che venga loro chiesto, come ricorda All Might a Deku dopo la sua sconfitta con Todoroki durante l’arco narrativo del Festival dello sport

Dare un aiuto non richiesto è parte di ciò che rende un vero eroe

Un insegnamento che diventa un mantra per il giovane protagonista, che viene ripetuto, anche da altri, durante tutto il percorso di My Hero Academia.

Un costante ricordare come essere un vero eroe non riguarda la forza, ma avere un autentico desiderio di aiutare gli altri. Proprio come Deku ha cercato di salvare Tenko, gli eroi sono spesso coinvolti nelle vicende degli altri a causa della loro compassione; sono persone che aiutano chi è in difficoltà.

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