Rebel Moon Parte 1 e 2: cosa aggiungono le Director's Cut su Netflix?

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Autore: Nicholas Massa ,

Dopo le reazioni fortemente contrastanti derivate dalla pubblicazione delle prime due parti del progetto Rebel Moon, Zack Snyder è corso ai ripari promettendo ai suoi fan che sarebbero uscite delle versioni più lunghe e differenti delle due pellicole, abbracciando un modus operandi cinematografico che già in passato aveva “redento” uno dei suoi lavori all’interno dell’universo cinematografico targato DC. Le dichiarazioni uscite in seguito hanno confermato alcuni dettagli di queste nuove Director’s Cut, anticipandone quei particolari aggiuntivi che hanno catturato l’attenzione degli appassionati e del grande pubblico.

Il 2 agosto 2024 ha visto, quindi, l’uscita nel catalogo Netflix di Rebel Moon Parte 1: Director’s Cut e Rebel Moon Parte 2: Director’s Cut, segnando finalmente una pubblicazione che, in teoria, dovrebbe soddisfare lo stesso Snyder al 100% nei confronti della sua opera di fantascienza. Saranno riuscite, queste nuove cut dei film in questione, a migliorare e magari trasformare due esperienze cinematografiche piuttosto altalenanti? Cosa sarà cambiato dalle prime versioni uscite? Scopriamolo insieme.

Violenza, sangue e più scene

Partiamo dal principio e iniziamo con l’analizzare le differenze tra Rebel Moon Parte 1: Figlia del Fuoco e Rebel Moon Parte 1: Director’s Cut, per poi coinvolgere anche il secondo capitolo. Ovviamente, le prime due cose che saltano all’occhio sono: il cambio dei titoli dei vari capitoli e la durata delle seconde versioni dei film, ampliate praticamente a dismisura. Le 3 ore e 24 minuti complessive della Director’s Cut, contro le 2 ore e 16 minuti della prima versione, non lasciano alcun dubbio sul fatto che Snyder abbia voluto allungare e dilungarsi in ogni parte del primo capitolo, aggiungendo nuovi elementi al racconto Stessa cosa per i 50 minuti in più nella nuova versione della Parte 2.

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In relazione a tutto ciò, la prima Director’s Cut si apre su una sequenza, lunga poco più di 20 minuti, totalmente assente nell’altra versione e fondamentale nella comprensione del passato di uno dei protagonisti: Aris (Sky Yang). Grazie a questa, gli spettatori possono relazionarsi direttamente con le sue origini narrative e con la brutale violenza attraverso cui è passato per sopravvivere fra i ranghi militari del Mondo Madre. L'approfondimento in questione, inoltre, funziona anche come momento introduttivo per l’antagonista principale della pellicola, che vediamo esordire in tutta la sua crudeltà.

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Courtesy of Netflix/© 2024 Netflix, Inc.
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Restando nell’ambito della violenza, entrambe le Director’s Cut di Rebel Moon cambiano totalmente il proprio approccio alla brutalità visiva in tutte le sue forme e manifestazioni, all’interno del racconto. L’abbandono della censura, dovuta probabilmente al rating precedente, sporca di sangue e interiora gli istanti più forti e di tensione, rendendo sicuramente più convincenti, rispetto al passato, i momenti action delle due storie. Di pari passo con il gore abbiamo anche un nuovo sguardo sui cosiddetti “Alti Scribi”, una sorta di sacerdoti connessi, pare spiritualmente, alle brutalità che Atticus Noble (Ed Skrein) continua a compiere indisturbato, traendo da queste i denti delle sue vittime con finalità di culto.

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Il sesso come approfondimento

Insieme alla generale crudezza di entrambe le nuove versioni di Rebel Moon, giungono anche alcune scene di sesso. Queste sono sia stucchevoli e fuori luogo, sia interessanti per avere un ulteriore sguardo sulla stessa protagonista femminile della pellicola, Nora (Sofia Boutella). Pare che Snyder sfrutti questi momenti di intimità per mettere a nudo i trascorsi fisici di una donna avvolta nel mistero, sfruttando le cicatrici sulla sua pelle per parlarci ulteriormente di lei, in qualche modo. L'erotismo ritorna anche in altre circostanze, sia sottili che dirette.

Approfondimenti ulteriori

La maggiore durata di entrambe le pellicole, come suggerito anche sopra, dà modo al regista di concentrarsi maggiormente sui personaggi secondari di Rebel Moon (primo fra tutti il robot Jimmy, doppiato in originale da Anthony Hopkins), aggiungendo dettagli e giustificazioni ad alcune trame secondarie specifiche, in funzione di quello che avevamo visto in precedenza, e tentando di approfondire ulteriormente le ragioni dei personaggi coinvolti pure negli scontri principali. In questo modo  si consente al pubblico di avvicinarsi ulteriormente alle loro motivazioni più profonde.

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Un amore che necessita di spazio

Ecco che, contemporaneamente all’ampliamento della narrazione principale, entrambi i capitoli di Rebel Moon Director’s Cut si prendono il loro tempo per raccontare pure del mondo che circonda i brutali eventi principali al centro di una storia composta da guerre, scontri e soprusi. In queste cut si riesce a percepire di più il cuore e la creatività di un regista senza limiti o regole. L’amore per un universo che probabilmente ha ancora molto da raccontare traspare dalle immagini e dalla loro composizione in termini di fotografia, costumi e trucco, indice di una visione forse più chiara in questi termini creativi, anche se richiedente un sacrificio non da poco agli spettatori di tutte le età.

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REBEL MOON: (L-R) Sofia Boutella as Kora and Djimon Hounsou as Titus in Rebel Moon. Cr. Clay Enos/Netflix © 2023
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Quindi?

Non fraintendete, le due Director’s Cut di Rebel Moon su Netflix non ne cambiano le modalità narrative, né tantomeno si liberano della plasticità estetica che ha caratterizzato le precedenti versioni (ne abbiamo approfonditamente parlato nella nostra recensione di Rebel Moon Parte 1 Figlia del Fuoco, e nella recensione di Rebel Moon Parte 2 La Sfreggiatrice) Semplicemente ampliano e approfondiscono, mantenendosi comunque salde all’identità fortemente derivativa di un progetto che si mantiene fedele alle proprie e originarie ragioni narrative e formali.

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