La presenza di Ben Affleck nel ruolo di protagonista del film non aiuta certo a mitigare la sensazione di stare guardando l’ennesima pellicola che tenta di replicare il successo di Gone Girl. Dall’uscita nel 2014 del film di David Fincher tratto dal romanzo di Gillian Flynn Hollywood sta tentando di trovare un epigono di quel film, giocando la carta del thriller con protagonista una donna inaffidabile e per certi versi sgradevole.
Ci hanno provato con La ragazza del treno (Emily Blunt), Netflix ha affidato a Joe Wright il fallimentare La donna alla finestra (Amy Adams), ora tocca ad Amazon, che sceglie la stella in ascesa di Ana De Armas. Oltre che ad avere una presenza scenica strepitosa, l'attrice ha convinto anche dal punto di vista interpretativo sia come protagonista di Knives Out sia come Bond girl nell’ultimo No Time To Die.
Stavolta era lecito avere aspettative alte. Acque profonde infatti è liberamente ispirato all’omonimo romanzo della regina del thriller e del giallo Patricia Highsmith, che ha già regalato al cinema molte storie di successo (Il talento di Mr Ripley, I due volti di gennaio, Carol). Da questo romanzo era già stato tratto un adattamento francese nel 1981, con protagonisti Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert.
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Non solo: alla regia è stato chiamato non a caso Adrian Lyne, regista che ha legato il suo nome a pellicole cult del genere thriller erotico come Attrazione fatale, 9 settimane e ½ e Proposta indecente. In effetti questa trasposizione punta molto sul lato erotico, anche se più raccontato che mostrato, mettendo al centro una coppia in continua tensione nel tentativo di equilibrare la libido e i rapporti di potere tra lui e lei.
La trama di Acque Profonde
Vic (Ben Affleck) e Melinda (Ana De Armas) sono una coppia felicemente sposata con una bambina in età scolare. La loro vita sembra perfetta: lui ha guadagnato talmente tanti soldi da poter vivere senza lavorare, lei è bella, frizzante e disnibita, una vera anima della festa. Nel loro gruppo di amici si parla molto di Melinda, che non esita a ubriacarsi alle feste e a flirtare esplicitamente con altri uomini, appartandosi con loro proprio sotto gli occhi di Vic, che dice di fidarsi della moglie e pare impassibile.
La realtà privata della coppia è diversa: Melinda istiga Vic minandone la mascolinità e deridendolo, accendendo il suo desiderio e poi non concendendosi. A sua volta Vic reprime le sue pulsioni, ma è ossessionato dai presunti amanti della moglie, che finisce per concederglisi quando Vic scatena in lei il germe della gelosia.
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In questo equilibrio traballante tra moglie e marito s’inseriscono improvvisamente la scomparsa di uno degli amici di Melinda e le accuse mosse da un conoscente a Vic, che si ritrova addosso l’etichetta dell’assassino, senza però che emergano prove della sua colpevolezza. Vic è davvero un omicida?
Acque profonde è la brutta copia di Gone Girl
Quando c’è di mezzo l’erotismo l’equilibrio è delicatissimo: basta una scena mal calibrata per passare dalla sensualità a un clima da farsa. Purtroppo Acque profonde soffre proprio di questa problema, affossato dallo sguardo vitreo di Ben Affleck in camera e dalla scelta - davvero molto infelice - di tornare a un punto di vista esclusivamente maschile per raccontare questo tipo di storia.
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Più che presentarci un personaggio complesso e contraddittorio, il film relega Melinda e Ana De Armas allo scomodo ruolo di ninfomane gioviale, senza mai mettere al centro il suo punto di vista, se non sul gran finale (che finisce per risultare incoerente). Oltre a mancare una cerca chimica tra i due protagonisti che renda credibile il gioco di potere che portano avanti i due personaggi, il film è proprio visivamente trascurato.
La pellicola prende il via senza un ritmo definito, senza un’adeguata introduzione, con una fotografia e un montaggio che la rendono ancora più anonima di una produzione media pensata per lo streaming, nonostante abbia per protagoniste due star hollywoodiane di primo livello.
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Con la presenza di Ben Affleck in un ruolo che dialoga direttamente con il suo personaggio in Gone Girl, Lyne s’infila in uno scomodissimo paragone con un maestro del thriller come Fincher, armato solo di qualche scena erotica in realtà piuttosto castigata (tanto che Ben Affleck sembra non si togliersi i pantaloni per tutto il film) e di un mistero che non è tale. la rivelazione del quale affloscia completamente il film, costringendo lo spettatore a una parte finale insopportabilmente lenta e senza verve.
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