Può un franchise il cui ultimo film ha incassato più di 650 milioni di dollari livello globale rischiare la cancellazione? Sì, se viene investito dai venti del cambiamento e delle rivendicazioni sociali, oltre che da un momento difficilissimo per il sistema cinematografico tradizionale basato sull'uscita in sala dei film. Siamo ben lontani da una certezza, ma che Warner Bros possa anche solo prendere in considerazione l'idea di cancellare l'uscita del terzo capitolo di Animali Fantastici è già di per sé una notizia. Sul fronte ufficiale tutto tace, ma i giornalisti e le testate di settore - in primis Variety - hanno percepito un tremore nella forza di un colosso produttivo che ha già dovuto affrontare parecchi scandali nella lavorazione dei primi due capitoli dedicati alle avventure di Newt Scamander.
L'ultima controversia che circonda la scrittrice e mamma di Harry Potter J.K. Rowling non è che l'ultima goccia che rischia di far traboccare il vaso. Sul tavolo dello studio c'è la questione spinosa della propria reputazione, il bilancio di fine anno, il responso della critica, i cachet delle star coinvolte e un calendario di uscite future già smagrito da questi mesi di lontananza dal set. Procediamo quindi con ordine, ricostruendo la storia molto travagliata del franchise di Animali Fantastici e tentando di capire se Warner Bros potrebbe davvero rinunciare alla magia che i personaggi della scrittrice inglese sanno creare al botteghino.
J.K. Rowling e lo scandalo dei tweet transfobici
L'autrice anglosassone è molto attiva su Twitter, dove vanta oltre 14 milioni di seguaci. In questo periodo è impegnata nel dialogo con i lettori via social sulla sua ultima opera, The Ickabog, una fiaba pubblicata gratuitamente online un capitolo alla volta. La nuova storia è stata il suo personale regalo ai più piccoli per affrontare il rigore della quarantena.
Tuttavia a tenere banco non sono cinguettii in cui l'autrice condivide le illustrazioni di Ickabog inviate dai suoi piccoli fan, bensì quelli in cui spiega la sua posizione rispetto alle persone trans. L'autrice sta twittando spesso sulla questione mentre si discute di alcune importanti modifiche legislative sul tema nel Regno Unito. Nelle ultime settimane J.K. Rowling si è lasciata andare a esternazioni via via più esplicite rispetto al fatto che, a suo modo di vedere, le persone trans rimangono vincolate al sesso biologico dei propri corpi. In altre parole, secondo la scrittrice una donna trans non è una donna. Non essendo tale non può usufruire degli "spazi sicuri" che la società ha creato per garantire la sicurezza delle donne, come spogliatoi e bagni pubblici dedicati.
Rowling non è nuova a dichiarazioni del genere, talvolta anche condite da sarcasmo rispetto alle nuove forme linguistiche utilizzate in campo medico per evitare di categorizzare le persone nel rigido schema binario uomo/donna. Già in passato le sue dichiarazioni sul tema hanno sollevato un autentico vespaio, ma nelle ultime settimane lo scontro tra la scrittrice e quanti la criticano ha raggiunto nuovi picchi.
Gli attivisti per i diritti della comunità LGBTQ+ e un numero non indifferente di lettori si sono scagliati apertamente contro la scrittrice, definendola TERF. Il termine è l'acronimo inglese di Trans-Exclusionary Radical Feminism. Con questa definizione si riconosce una corrente femminista radicale caratterizzata da posizioni trans-escludenti. In altre parole, secondo queste attiviste si può definire donna solo chi è nato tale per sesso biologico, con apparato genitale femminile e cromosomi XX. L'immediata conseguenza logica è che si nega la validità (quando non l'esistenza) della disforia di genere.
Sebbene inizialmente il termine TERF sia stato scelto dallo stesso gruppo di attiviste, in seguito gli è stata preferita la definizione di gender critical. Infatti ad oggi nel mondo anglosassone l'acronimo TERF è considerato fortemente dispregiativo, simile per sfumature a certi utilizzi di parole italiani quali "bigotto", "bacchettone", "retrogrado" e ovviamente "omofobo", senza però avere nella nostra lingua un corrispettivo vero e proprio. Bisogna rilevare come non sia (solo) uno scontro di opinioni opposte. Da tempo la comunità scientifica riconosce il disturbo della disforia di genere, sottolineando come la rigida costruzione dei generi sulla base del sesso biologico sia fortemente riduttiva e incapace di descrivere tutta una serie di condizioni fisiche e psicologiche. Insomma, gli studi degli ultimi decenni in campo scientifico e psicologico rendono talvolta scientificamente inesatte e socialmente datate alcune delle posizioni perorate dall'autrice nei suoi tweet.
Dopo una lunga serie di attacchi e di tweet in cui ribadiva la sua posizione, J. K. Rowling ha pubblicato un lunghissimo post sul suo sito in cui ha tentato di spiegare la sua posizione. In questa occasione ha anche rivelato di aver subito abusi da parte del marito quando era ancora sposata. La scelta di rivelare il suo passato tormentato proprio nel bel mezzo dello scandalo è stata interpretata come un tentativo di gettare fumo negli occhi ai suoi detrattori. Le è stato infatti contestato di aver tentato di sviare l'attenzione dalla sua débâcle social, usando la denuncia di atti terribili con un tempismo sospetto, a mo' di scudo.
Oltre alle esternazioni sulla validità delle rivendicazioni trans in sé, a suscitare indignazione è stato il fatto che questo messaggio venisse da un'autrice di libri per giovanissimi. In passato la scrittura di Rowling ha esortato un'intera generazione di lettori ad essere empatica e solidale, credendo nella forza dell'amore tra persone. Sui social stanno fioccando testimonianze dolorose di fan di Harry Potter che hanno superato momenti difficili - talvolta legati proprio alla loro queerness o transessualità - proprio grazie alla saga di Rowling.
Non manca chi sostiene l'autrice, soprattutto nelle frange conservatrici. Tuttavia colpisce come a criticarne le parole (o quantomeno a dichiararsi di vedute diametralmente opposte) siano stati, nell'ordine: Daniel Radcliffe, Emma Watson e Eddie Redmayne. Tre superstar la cui carriera è stata fortemente influenzata (quando non plasmata) dagli scritti dell'autrice.
Non è però la prima volta che le posizioni dell'autrice mettono nei guai le sue creature Harry Potter e Animali fantastici. Perché stavolta potrebbe davvero cambiare qualcosa?
Animali fantastici e gli scandali del cast
La prima tempesta su Animali fantastici è scoppiata a fine 2016, dopo l'uscita in sala del primo lungometraggio della saga. Il villain del franchise, il temibile mago mutaforma Gellert Grindelwald, sembrava essere interpretato da Colin Farrell. Nel twist finale del primo film però il personaggio assume la fattezze di Johnny Depp. In seguito è stato annunciato che sarebbe stato lui a interpretare stabilmente in ruolo nei film successivi. L'attore feticcio di Tim Burton e interprete di Jack Sparrow era proprio in quel periodo coinvolto in una lunga causa legale contro la ex moglie Amber Heard. A fare scalpore è stata l'accusa dell'attrice di aver subito violenze fisiche dal partner. In seguito i due hanno raggiunto un accordo per la separazione e l'attrice ha donato in beneficenza i 7 milioni di dollari ricevuti dall'ex alla fine del procedimento.
Tuttavia la polemica è tutt'altro che conclusa. Depp ha citato in giudizio Heard per 50 milioni di dollari con l'accusa di diffamazione, sostenendo inoltre che sia stata lei ad avere un atteggiamento violento contro di lui durante la relazione. L'attrice ha negato le accuse e il secondo procedimento giudiziario è ancora in corso di svolgimento. L'intricata e controversa vicenda giudiziaria non ha facilitato il lancio promozionale del secondo capitolo di un franchise dedicato al pubblico dei giovanissimi e delle famiglie.
Nonostante lo scandalo #MeToo e l'impegno di Hollywood per tutelare la sicurezza delle attrici, in un mega-franchise multimilionario viene assunto un attore che è appena stato accusato di violenze sulla moglie. Nonostante le proteste, viene confermato nel ruolo per i film successivi. Per questo motivo Warner Bros. viene investita da un'ondata di polemiche con pochi precedenti. Deve scendere in campo al fianco dello studio la stessa J. K. Rowling per difendere e legittimare la scelta controversa di casting.
Nel 2018 il secondo capitolo I crimini di Grindelwald esce al cinema, senza che le polemiche sulla presenza di Depp nel cast si siano mai davvero placate. A inizio 2020 scoppia un secondo caso che coinvolge un altro interprete, ancora una volta con l'accusa di violenza fisica su una donna. Ezra Miller viene accusato di aver stretto le mani attorno al collo di una donna appena conosciuta con la volontà di soffocarla, dopo un diverbio nato all'esterno di un locale. Nel franchise di Animali fantastici l'attore ha un ruolo chiave, inoltre è anche l'interprete di Flash nell'universo cinematografico di DC gestito da Warner. Stavolta c'è anche un video che testimonia la veridicità dell'accusa, con tanto di dichiarazioni controverse dell'attore a corredo del gesto. Al video non seguono azioni legali di sorta, ma un'altra tegola cade su un franchise che ha già numerose fragilità.
Scandali e botteghino: I crimini di Grindelwald è stato davvero un successo?
Solo qualche anno fa due scandali simili non avrebbero messo in forse il futuro di un franchise così redditizio. Probabilmente non sarebbero nemmeno arrivati all'attenzione dell'opinione pubblica. Dopo il #MeToo però un cambiamento, seppur minimo, c'è stato ed è molto più difficile nascondere la polvere sotto il tappeto. Non bisogna però dimenticare la centralità della questione economica. Sarà quella a rivelarsi cruciale nella decisione di Warner Bros rispetto alla possibilità di cancellare o meno il terzo film di Animali Fantastici.
Come prima ricordato, I crimini di Grindelwald ha incassato oltre 650 milioni di dollari a livello internazionale, quindi non si può dire che abbia fallito al botteghino...o forse sì? Il boicottaggio attuato da una parte del fandom, le infinite polemiche seguite al primo film e le recensioni impietose della stampa hanno avuto un impatto non da poco sugli incassi del secondo. Animali fantastici e dove trovarli infatti aveva sfondato quota 800 milioni di dollari a livello globale. Il calo è particolarmente evidente nel mercato statunitense. Il primo titolo ha incassato 234 milioni di dollari, ripagando ampiamente il suo costo già con il botteghino domestico. Invece il secondo arriva "appena" a 159 milioni, dovendo quindi appoggiarsi sugli incassi internazionali per rientrare del budget.
Come vi racconto da tempo analizzando i flop hollywoodiani che hanno fatto scuola e le loro cause (vedi King Arthur, Valerian e il "successo nascosto" di Sonic), un fattore cruciale da tenere sempre in considerazione è il budget di realizzazione. Animali Fantastici e dove trovarli è costato l'importante cifra di 180 milioni di euro, ma il suo successore I crimini di Grindelwald è arrivato a quota 200. 20 milioni di dollari di differenza non sembrano poi tanti di fronte a cifre del genere, ma proprio a causa del lievitare dei costi è diventato più preoccupante il rosso sul mercato domestico di I crimini di Grindelwald.
Come già ho avuto modo di spiegare, il 2020 è un anno in cui Warner Bros sarà chiamata a riportare la gente al cinema nel post Covid-19 con una sfida rischiosissima come quella di Tenet di Christopher Nolan, senza dimenticare il difficile lancio a novembre di un film costosissimo come Dune. Entrambi i titoli hanno un costo di produzione impressionante; un loro andamento meno che entusiasmante al botteghino potrebbe compromettere un'annata già resa difficile dalla chiusura primaverile delle sale di mezzo mondo.
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Tradizionalmente Warner Bros è uno studio che osa e sa prendersi rischi. Tuttavia se il 2020 dovesse volgere al peggio Animali Fantastici 3 potrebbe diventare un progetto troppo controverso e rischioso da proseguire. L'ipotesi cancellazione senza appello rimane improbabile, ma non è da escludere che Warner Bros esiga cambiamenti rilevanti al cast o alla storia. I crimini di Grindelwald si è dimostrato particolarmente debole a livello di sceneggiatura firmata dalla stessa Rowling, scontentando i fan e la critica. L'ipotesi di lasciare carta bianca a J. K. Rowling per altri tre film così costosi sembra sempre meno verosimile.
Sarà solo il tempo a rivelarci che decisione prenderà Warner Bros in merito ma soprattutto quanto peseranno le parole e i gesti di J. K. Rowling sulla sua eredità umana, letteraria e cinematografica. Sul lungo periodo i suoi tweet potrebbero depotenziare o distruggere l'aura di classico di cui gode Harry Potter come saga letteraria e filmica? Di certo la situazione si è fatta molto più complicata e perigliosa.
Immagine di copertina di questo articolo tratta dalla saga di film Animali Fantastici.
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