Dahmer, Netflix perché cancellare LGBT è un grave errore

Scopri quali sono le polemiche sulla categoria LGBT della serie Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, e perché seguirle è stato un grave errore.

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Autore: Mauro G. Pozzuoli ,

La serie Netflix Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer è stata classificata dalla piattaforma streaming in alcune categorie come drammi TV a sfondo sociale, drammi TV, horror TV, serie TV americane. Inoltre al momento della sua uscita è anche stata classificata come serie TV a tematica LGBT. Si tratta dell'acronimo che individua prodotti che parlano di minoranze sessuali, e le quattro lettere indicano lesbiche, gay, bisessuali e trans. Attualmente le diciture più frequenti sono LGBTQ+ o LGBTQIA+, dove la Q indica persone queer, la I sta per intersessuali e la A per asessuali. Il simbolo "+" alla fine indica che esistono anche altre minoranze sessuali che vengono considerate parte della comunità LGBTQ.

Perché alcuni utenti dei social media hanno protestato

Alcuni utenti di social, su piattaforme come TikTok e Twitter, hanno protestato per l'inserimento di Dahmer - Mostro la storia di Jeffrey Dahmer nella categoria delle serie TV ad argomento LGBTQ+. Di seguito, alcuni tweet che segnalano il malcontento:



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Si tratta di brevi frasi sull'argomento, da parte di persone che non sono d'accordo con la categorizzazione e incredule che Netflix abbia fatto questa scelta. Le proteste sono state riprese da testate giornalistiche come The Times, The Citizen e Breitbart. In seguito a queste proteste, Netflix ha deciso di togliere l'etichetta LGBT dalla serie, senza rilasciare dichiarazioni in merito.

Perché Netflix ha sbagliato a rimuovere la categoria LGBT

Si tratta di una scelta che segue le proteste di un piccolo numero di utenti che trovo sia fondamentalmente sbagliata. Penso fosse corretto che la serie Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer fosse indicata come categoria LGBT, come originariamente deciso da Netflix, per alcuni motivi fondamentali.

L'omofobia denunciata

Il primo è che un tema importante della serie è la denuncia dell'autore verso le forze dell'ordine, accusate di essere omofobe e di non aver indagato a fondo sulle sparizioni di giovani ragazzi gay e bisessuali nella città di Milwaukee. La denuncia verso le indagini condotte dalla polizia è una delle principali chiavi di lettura della serie di Netflix Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer.

Gli anni '80 LGBTQ+

Un altro motivo importante è che la serie Netflix, oltre che su Dahmer, si focalizza anche sulla vita della comunità LGBTQ+ negli anni ottanta, mostrandone uno spaccato, e in particolare sulla vita di alcuni ragazzi che sono stati vittime degli omicidi seriali. C'è molto di vero nella serie Netflix su Jeffrey Dahmer, e questo show si mostra rispettoso delle vere vite delle vittime, per la maggior parte gay e bisessuali di minoranze etniche. Dyllon Burnside nel ruolo di Ronald Flowers, Rodney Burford nel ruolo di Tony Hughes, Shaun J, Brown nel ruolo di Tracy Edwards offrono un ritratto vivido e commovente di ragazzi nel pieno della propria vita, che è rilevante per la comunità LGBTQ+.

Il punto di vista queer

Inoltre, la serie offre anche un punto di vista queer sulla vicenda, non solo per il coinvolgimento di Ryan Murphy come scrittore e produttore, uno dei più grandi talenti della comunità LGBTQ+, ma anche perché due dei registi della serie sono Paris Barclay e Gregg Araki. Barclay, gay dichiarato, ha curato la regia del bellissimo episodio 6 della serie, dal titolo Ridotto al silenzio, mentre Gregg Araki, regista bisex tra i più importanti del movimento New Queer Cinema, ha diretto l'ottavo episodio, intitolato Lionel. Si tratta di due episodi di altissima qualità che forniscono un punto di vista queer, e anche per questo motivo la classificazione LGBT proposta da Netflix per Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer avrebbe meritato di restare come categoria in cui la serie è stata inserita.

È vero che probabilmente ciò che ha mosso le proteste è stato l'associare il protagonista, Jeffrey Dahmer, alla categoria LGBTQ+, come se si volesse compiere un'equivalenza tra l'essere gay ed essere persone orribili che compiono atti esecrabili. Eppure questa equivalenza non è mai indicata nella serie, ma le difficoltà di Dahmer nel vivere la propria omosessualità, come ad esempio quando subisce le pressioni di suo padre e sua nonna affinché si trovi una fidanzata, e non riesce a fare coming out con i famigliari, sono temi di rilevanza LGBT, pur se legati a un mostro, un serial killer cannibale e necrofilo. Ma questo è ciò che Dahmer era, e al di là di tutto, Dahmer era anche gay, perché anche nella comunità LGBTQ+ esistono con tutta probabilità criminali e psicopatici, e non è composta esclusivamente da cittadini modello. Rimuovere questo fatto significa rimuovere la realtà dei fatti e delle vite delle persone.

In questa occasione trovo che Netflix abbia agito con superficialità, seguendo le proteste di alcuni utenti dei social network senza difendere la sua scelta originale, che io trovo sia stata giusta. Non riesco a spiegarmi come un colosso dell'entertainment come Netflix possa piegarsi così a delle proteste social che non contengono un minimo di elaborazione del pensiero, ma esprimono solo un'indignazione generica senza fornire spiegazioni. Trovo che Netflix avrebbe dovuto semplicemente ignorare le proteste in questione.

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