Piccoli Brividi - La Misteriosa Avventura, anteprima: David Schwimmer non basta al salvataggio

Dal 10 gennaio 2024 arriva Piccoli Brividi: La misteriosa avventura con David Schwimmer: i nuovi episodi saranno all'altezza del franchise?

Autore: Livia Soreca ,

Dal 10 gennaio 2025, la serie TV ispirata alla serie di romanzi horror per ragazzi di R.L. Stine, Piccoli Brividi, tornerà con una nuova stagione: su Disney Plus saranno disponibili tutti gli episodi di Piccoli Brividi: La misteriosa avventura (dal titolo originale Goosebumps: The Vanishing), un nuovo adattamento successivo alla serie Piccoli Brividi del 2023, sviluppata da Rob Letterman e Nicholas Stoller per Sony Pictures Television.

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Anche stavolta il duo Letterman-Stoller sono produttori esecutivi, mentre alla regia troviamo Hilary Winston (anche produttrice esecutiva) e lo stesso Letterman. Nel cast, spicca la presenza del mitico David Schwimmer, meglio noto al pubblico nel ruolo di Ross Geller in Friends, che ha prestato il suo volto al poster ufficiale.

La nuova stagione del franchise narrerà eventi non connessi alla precedente, bensì racconterà una nuova storia ispirata a diversi titoli di Stine: Stay Out of the Basement, The Haunted Car, Monster Blood, The Girl Who Cried Monster, The Ghost Next Door e Welcome to Camp Nightmare.

Dopo la serie Piccoli Brividi su Disney Plus dello scorso anno, Piccoli Brividi: La misteriosa avventura avrà alzato l'asticella o sarà caduta nel potente rischio di proporre al pubblico qualcosa di già visto? Dopo i primi 6 episodi guardati in anteprima, le idee a riguardo son già molto chiare.

Di cosa parla Piccoli Brividi: La misteriosa avventura?

I gemelli Cece e Devin Brewer (rispettivamente interpretati da Jayden Bartels e Sam McCarthy) trascorrono l'estate a Gravesend, Brooklyn, dove li aspetta il padre divorziato, Anthony. Insieme ad altri ragazzi del posto, perlopiù vecchie conoscenze d'infanzia, si ritrovano coinvolti nella misteriosa storia di quattro adolescenti scomparsi 30 anni prima, nel 1994.

Fondata sul cliché del "vietato scendere nel seminterrato", Piccoli Brividi: La misteriosa avventura ripropone, come la stagione precedente, una trama basata sull'effetto che le azioni di una generazione hanno su quella successiva (per la maggior parte con legame di sangue).

Anche stavolta, infatti, la mossa sbagliata di quelli che ora sono o sarebbero adulti si riversa su un gruppo di ragazzi e ragazze alle prese con sentimenti, ambizione, voglia di dimostrarsi all'altezza e altre problematiche tipiche dei teen drama - anche se in tal caso i protagonisti sono anagraficamente meno "teen" di come agiscono o parlano.

Infatti, ai giovani protagonisti di Piccoli Brividi: La misteriosa avventura sono spesso attribuiti dialoghi dalla discutibile credibilità, terribilmente artificiosi, e sarebbe impossibile giustificarne la scelta con la volontà precisa di rendere i personaggi ridicoli o buffi, anche perché questa ipotesi avrebbe senso se si trattasse di un caso isolato, ma così non è: tra le mani ci si ritrova  con protagonisti che risultano finti la maggior parte del tempo.

Diverso è il discorso per Anthony, un pesce fuor d'acqua, un goffo studioso botanico che fa battute a tema piante e raramente riesce davvero a mettere su un discorso con i propri figli: i dialoghi buffi, a tratti cringe, sono perfettamente in linea con il personaggio, un uomo di vecchia generazione che fatica a stare al passo, coccolato dalle sue amate piante e lontano dal mondo che ora lo circonda. David Schwimmer gli dona un'interpretazione convincente.

Certo, è innegabile che Piccoli Brividi: La misteriosa avventura abbia la figura di David Schwimmer come fulcro essenziale, tanto nella fase di promozione quanto nella sceneggiatura, ma sembra che le attenzioni al personaggio dell'ex star di Friends abbiano messo a rischio la cura che anche gli altri avrebbero meritato.

La detective Jen, invece, interpretata dalla magnifica Ana Ortiz, nonostante si relazioni agli altri e soprattutto alla figlia Alex (interpretata da Francesca Noel) in modo credibile, sembra non avere affatto la stoffa di un poliziotto: in questo caso, è come se mancasse qualcosa nello studio del personaggio - eppure un ruolo così inflazionato è quasi impossibile da sbagliare in fase di scrittura.

Piccoli Brividi: La misteriosa avventura, tra orrore e commedia

Quando abbiamo intervistato Rob Letterman e Nicholas Stoller in occasione dell'uscita di Piccoli Brividi nel 2023 su Disney Plus, l'obiettivo dei due produttori esecutivi era ben chiaro:

Quando qualcosa è soltanto serio, la considero un po' una cazzata e penso che non sia del tutto onesto. Anche qualcosa di genere horror… Se vedessi un fantasma io avrei una reazione comica. Non sarebbe solo “Oh mio Dio, ho visto un fantasma”, urlerei e poi direi a tutti che ho visto un fantasma e abbellirei la storia di come l'ho visto.

La serie di romanzi horror per ragazzi di R.L. Stine, voleva intrattenere e spaventare un target infantile, per cui si è sempre inserita in quel filone dell'orrore "prima di spegnere la luce e andare a dormire". Unendo una sorta di "soft horror" alla commedia, il team di Letterman e Stoller ha cercato di restituire a un pubblico abbastanza eterogeneo un obiettivo molto simile a quello di Piccoli Brividi di Stine, secondo il principio del divertirsi con la paura.

Tuttavia, nonostante i buoni propositi, il risultato finale non è esattamente come quello di Stine, e non è nemmeno paragonabile all'adattamento televisivo del 1995, che finora costituisce il prodotto più fedele alle atmosfere dei libri.

Fatta questa premessa, non c'è chiaramente da aspettarsi dell'horror in Piccoli Brividi: La misteriosa avventura, eppure rispetto alla stagione precedente troviamo delle scelte registiche più intriganti. In particolare, la scelta di raccontare una parte della storia in stile found footage riesce a far trasmettere alla serie un senso di tensione e inquietudine che lo spettatore in cuor suo desidera.

Pochi jumpscare, qualche inquadratura dalle immagini distorte ed elementi leggermente gore (con effetti visivi un po' migliorati rispetto alla stagione precedente) si rivelano in linea con lo spirito che lo spettatore si aspetta da una serie come Piccoli Brividi.

Piccoli Brividi: La misteriosa avventura, una questione di montaggio

Al netto di una trama di per sé non nuovissima, basata su un già visto "sta succedendo di nuovo", la storia di Piccoli Brividi: La misteriosa avventura viene compromessa considerevolmente dal montaggio, inteso nella sua più semplice funzione di narrare seguendo un certo ordine.

Se un personaggio scompare e lo spettatore ne vede la sparizione, quando altri saranno intenti a cercarlo l'esito sarà già noto e la scoperta dell'assenza un'inutile ripetizione. Ora, immaginate di vedere prima dei personaggi che cercano qualcuno, per poi scoprire che non c'è. Poi, semmai, di vedere dove sia finito. In questo caso, c'è un effetto sorpresa tanto per i personaggi quanto per lo spettatore, che stavolta non conoscerà la verità prima di loro.

In questa stagione lo spettatore corre più veloce della narrazione, poiché il montaggio è tautologico e fortemente didascalico, oltre che talvolta inutilmente frammentato, saltando eccessivamente da una parte all'altra per appena una manciata di secondi, e perché una marea di cliché lascia anticipare azioni e reazioni.

Piccoli Brividi: La misteriosa avventura, una serie che parla più alla Gen Z?

Il pubblico di Piccoli Brividi, La misteriosa avventura si divide fra giovani spettatori e, naturalmente, fan veterani di Goosebumps fedeli al franchise, curiosi del nuovo adattamento, magari cresciuti anche con Friends e dunque curiosi di vedere David Schwimmer uscire dai panni di Ross Geller.

Di fatto, sembrerebbe una mossa vincente quella di abbracciare doppiamente quella generazione che ha vissuto la letteratura di R.L. Stine da un lato e la sitcom americana di David CraneMarta Kauffman dall'altro.

Sempre ricordando l'intervista a Stoller e Letterman a proposito di Piccoli Brividi:

Noi stiamo "disegnando" su 6 o anche più storie a partire dai libri, e se hai letto quei libri tu non vedrai l'ora di vederli, e se non l'hai fatto... Una delle grandi cose dei libri di Piccoli Brividi è che sono molto universali e facili da capire. Non devi averli letti per capire il tipo di storie.

Noi volevamo invecchiare i personaggi perché sapevamo che i fan di Piccoli Brividi ora sono trentenni e quarantenni, quindi volevamo essere sicuri che stessimo colpendo un pubblico di adulti senza figli, così come i giovani adolescenti. Volevamo solo un pubblico più ampio, in modo che fosse accessibili anche agli adulti e anche alle persone che non conoscevano nemmeno Piccoli Brividi. 

Anche stavolta, dunque, la serie di Letterman e Stoller cammina solo parzialmente sul filo della nostalgia attraverso un processo di simpatica negazione da parte dei giovani, che non osano più dire "ganzo" o che non sanno cosa sia una VHS; poi, parla anche a quest'ultimi che, con buone probabilità, non sono cresciuti con Piccoli Brividi. Difatti, ad esempio, la colonna sonora non originale altro non è che una playlist di brani virali sui social, un mezzo potentissimo per arrivare alla più fresca Gen Z cresciuta su TikTok: una scelta che, forse, rompe un po' l'equilibrio della bilancia.

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Immagini di: The Walt Disney Company Italia

Commento

Voto di Cpop

52
Piccoli Brividi: La misteriosa avventura aveva l'arduo compito di convincere più della stagione precedente, ma purtroppo cade in errori grossolani che, più di tutto, colpiscono la narrazione e i personaggi, questi ultimi vittime di dialoghi convinti di divertire ma dal risultato mediocre. Nonostante Rob Letterman e Nicholas Stoller siano stati fedeli ai loro obiettivi già espressi per la prima stagione del franchise, la nuova serie non può pretendere di aver fatto bingo sfruttando solo David Schwimmer.

Pro

  • Il personaggio di Anthony
  • L'interpretazione di David Schwimmer
  • L'inserimento del found footage

Contro

  • La trama segue uno schema troppo simile alla stagione precedente
  • Montaggio tautologico e didascalico
  • Molti dialoghi rendono i personaggi fintissimi
  • Troppi cliché rendono la storia prevedibilissima
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