Star Wars: Outlaws, recensione: la dura, avventurosa vita della canaglia

Con Star Wars: Outlaws abbandoniamo le spader laser e ci caliamo nei passi di Kay Vess, giovane canaglia in cerca di gloria!

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Autore: Manuel Enrico ,
Videogames
7' 38''

Tutti ammiriamo Luke Skywalker, ma in fondo vogliamo essere Han Solo. Ammettiamolo, l’umorismo sornione e la morale ballerina con cui il corelliano si è mosso in Star Wars sono irresistibili, hanno contribuito a rendere la canaglia una figura particolarmente amata del franchise, onorata più volta anche in ambito videoludico. Una tradizione che viene riaffermata in Star Wars: Outlaws, nuovo titolo open world di Ubisoft ambientato nella galassia lontana, lontana.

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Dopo avere brandito la spada laser di Cal Kestis in anni recenti, un cambio di prospettiva non può che far bene a una saga che sta mostrando sempre più una certa stanchezza, considerate la scarsa accoglienza delle ultime proposte seriali come The Acolyte. L’idea di avere quindi non solo una diversa idea di gameplay, l’open world tanto caro a Ubisoft, e una protagonista diversa non potevano che stimolare la curiosità dei fan del franchise.

Non solo Jedi

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E la canaglia è il personaggio ideale per questo cambio di rotta. Nonostante le aspre critiche mosse a Disney dopo l’acquisizione di Star Wars, l’idea del colosso dell’entertainment di provare nuove strade è comunque lodevole, perché trasmette pienamente il senso di vastità di questa galassia smisurata. Che si tratti di consacrare un mandaloriano come abbiamo visto in The Mandalorian o di dare vita a un ricco comparto di mobile gaming, questa crossmedialità della saga è una delle forze motrici di Star Wars, che andrebbe soltanto meglio indirizzata.

Ubisoft
Star Wars: Outlaws

D’altronde, il passato videoludico di Star Wars è costellato di figure che sono ben lontane dal classico eroe, presentandosi come personaggi concreti e bene calati nella realtà sporca e quotidiana della galassia. I giocatori più datati ricorderanno Dash Rendar, protagonista della prima operazione crossmediale del franchise (Shadow of the Empire), e Kyle Katarn, la canaglia divenuta Maestro Jedi con la saga di Jedi Academy, dimostrazioni che si può volgere altrove lo sguardo rispetto ai soliti personaggi e scegliere approcci più vivaci e irriverenti

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E qui entra in scena Kay Vess.

Vivere da canaglia

La vita su Cantonica è tutt’altro che facile. Mondo desertico, celebre per il suo casinò di Canto Bight, questo pianeta dell’Orlo Esterno offre bene poche possibilità. Lo sa bene Kay Vess, giovane criminale che vive nei bassifondi, speranzosa di riuscire a trovare una via per lasciare questo mondo, diventando una criminale rinomata.

Aiutata dal suo animaletto Nix, vero e proprio complice, la ragazza decide di tentare il colpo grosso: derubare Zerek Besh, una delle più potenti organizzazioni criminali. Come da tradizione, il tentativo fallisce, ma dopo esser stata catturata, Kay ha una possibilità di salvarsi, accettando di effettuare un furto ai danni del criminale Sliro, membro di spicco della stessa Zerek Besh,

Quello che sembra un complesso furto si rivela essere una disperata missione di salvataggio, orchestrata dalla Resistenza, che finisce col rendere Kay un bersaglio, che diventa una delle ricercate più braccate della galassia.

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Star Wars: Outlaws punta a un racconto che si insinui al meglio all’interno del canon di Star Wars. Ambientata tra Una Nuova Speranza e L’Impero Colpisce Ancora, l’avventura di Kay non manca di evidenziare momenti salienti della saga, visitando luoghi cult e con riferimenti precisi diluiti in una storia che, in una trentina di ore, mostra di avere compreso quali siano le fondamenta narrative del franchise.

Che non sono solo una serie di easter egg messi con scientifica precisione, ma l’aver dato la sensazione di essere realmente in Star Wars, ricreando momenti di vita quotidiana, che si tratti di sedersi in una taverna a chiacchierare con altri criminali o di godersi uno spuntino assieme al proprio animaletto. Non solo adrenalina da gioco ma anche godimento dell’atmosfera, sentirsi parte di un universo narrativo, elemento essenziale (e forse salvifico) all’interno di uno smisurato open world.

Ubisoft
Star Wars: Outlaws

Evidente l’aver puntato a creare un’erede di Han Solo, per quanto il corelliano rimanga ancora inarrivabile. Kay è caratterizzata in modo sufficiente per renderla credibile e creare un’immedesimazione per i giocatori, che hanno modo di apprezzare la pungente parlantina e le doti acrobatiche, quest’ultime più essenziali ai fine del gioco.

Una galassia troppo ampia?

L’idea di open world non è sempre una scelta vincente, oramai è assodato. Ubisoft tende a vedere in questi spazi sconfinati una risorsa, ma è necessario che questa eccessiva libertà sia sempre ricondotta a una fruibilità concreta del giocatore, o rischia di esser dispersiva. Se poi si sceglie come ambientazione la galassia di Star Wars, è necessaria ancora più cautela, per non farsi tentare dalla voglia di mettere luoghi memorabili e amati a scapito di una protezione dello slancio narrativo.

Dal punto di vista visivo, Star Wars: Outlaws è a tutti gli effetti Star Wars. Le location note sono state riprodotte con cura e dettagliate al meglio, si respira la sabbia di Tatooine e ci si sente realmente immersi nelle atmosfere della saga. Capiterà spesso di ammirare la bellezza dei paesaggi, tentati di vagare senza meta solo per il gusto di esplorare location note, spinti anche da una serie di quest secondarie che motivano la scelta dell’open world.

Ubisoft
Star Wars: Outlaws

Questo elemento spinge a un ragionamento più soggettivo che oggettivo. In un open world, sono obbligato a fare tutto, visitare tutto? O posso invece seguire la trama principale, rimanere sul binario principale e considerare il resto come uno spettacolare, corollario scenario? Nel caso di Star Wars: Outlaws, la differenza sta nelle missioni secondarie, che sono la forza motrice dell’esplorazione, sostenuta anche dalla possibilità di incontrare esperti della vita criminale che ci daranno preziosi consigli, traducibili in competenze particolari.

Nel suo complesso, questo open world starwarsiano ha la sua bellezza, ma non si può ignorare come sia composto anche di smisurati spazi vuoti in cui nulla accade e sembra di esser in lunghi corridoi, utili solo per dare una sensazione di vastità spesso non necessaria. Se si può muovere una critica in tal senso, è proprio nella pianificazione degli spazi, frutto di una dispersione che sembra motivata dalla necessità di motivare la definizione di open world.

Come sopravvivere nella galassia

Star Wars: Outlaw è un action game con elementi di third person shooter, combinazione che Ubisoft adatta in modo gradevole alle dinamiche di Star Wars. Con una preponderanza di meccaniche stelath, Kay si avventura per la galassia consapevole anche di dover usare le armi, esperienza che la giocatrice sperimenta tramite un gunfight ben calibrato.

Volendo, chi non apprezza lo stealth può scegliere un approccio più bellicoso, conscio di come questa scelta si traduca in una maggior difficoltà, soprattutto a difficoltà elevate, dove lo stealth e lo studio del terreno di scontro tramite il nostro binocolo si rivelano essenziali. Aiuta, in tal senso, anche una IA degli avversari non proprio eccelsa, di cui si può facilmente ragione con poche semplici manovre.

Ubisoft
Star Wars: Outlaws

Il vero aiuto è pero Nix, compagno animale e complice di Kay, che possiamo impiegare in diversi momenti del gioco. Da un lato companion che sblocca possibilità d’azione, dall’altro incarnazione della mentalità disneyana che associa continuamente a personaggi del franchise figure pacioccose e che tendono ad attirare le simpatie dei più giovani (da BB-8 ai porg, giusto per dire).

Dove il gioco mostra qualche criticità è nella gestione degli scontri sui mezzi, che sembrano privi di realismo, lasciando la sensazione di una presenza puramente scenica. Danni poco evidenti, colpi che sembrano non aver conseguenze e una visione di semplice ‘fuga’, che lasciano l’amaro in bocca pensando a come quasi vent’anni fa in Jedi Academy avevamo visto dei combattimenti su speederbike molto più funzionali e adrenalinici.

Siamo tornati a casa

Al netto di tutte le critiche e le osservazioni, caliamo la maschera: Star Wars: Outlaws si gioca perché vogliamo esser in Star Wars. In Ubisoft questo è evidente, e la direzione artistica è stata perfetta nel ricreare questa esperienza, concentrandosi non solo sulla vista, ma andando a creare anche una colonna sonora che risente della tradizione della saga, con sonorità facilmente riconoscibili.

Ubisoft
Star Wars: Outlaws

Questo è il vero senso di un titolo come Star Wars: Outlaws, non limitarsi a vedere la galassia lontana, lontana come uno sfruttamento facile, ma trovare una grammatica narrativa che, per quanto sporcata da qualche piccolo difetto, renda pieno merito alla nostra passiona per Star Wars.

Un’affinità che ci fa sorvolare su alcune pecche tecniche, almeno sulla versione PS5 che abbiamo giocato. Pur rimanendo stregati dagli scenari, non sono sfuggite texture non sempre impeccabili e qualche calo di frame rate non proprio gradevole, ma si tratta di elementi che possono esser corretti tramite aggiornamenti, andando a colmare le pecche di un titolo che merita attenzione da parte dei fan della saga.

Commento

Voto di Cpop

75
Al netto di tutte le critiche e le osservazioni, caliamo la maschera: Star Wars: Outlaws si gioca perché vogliamo esser in Star Wars. In Ubisoft questo è evidente, e la direzione artistica è stata perfetta nel ricreare questa esperienza, concentrandosi non solo sulla vista, ma andando a creare anche una colonna sonora che risente della tradizione della saga, con sonorità facilmente riconoscibili. Un’affinità che ci fa sorvolare su alcune pecche tecniche, almeno sulla versione PS5 che abbiamo giocato.

Pro

  • Si respira l'atmosfera di Star Wars
  • Kay Vess è un'adorabile canaglia
  • Open world ben gestito...
  • Colonna sonora emozionante

Contro

  • Cali di frame rate (versione PS5)
  • Poca cura nei combattimenti su mezzi
  • ...ma a tratti inutilmente dispersivo
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