Aquaman e il Regno Perduto, recensione: Flash Gordon è finito dentro Jumanji

Un Jason Momoa sopra le righe riprende i panni del Re dei Mari DC per Aquaman e il Regno Perduto, per l'ultimo divertente capitolo del DCEU.

Autore: Domenico Bottalico ,

Aquaman e il Regno Perduto, in tutte le sale italiane dallo scorso 20 dicembre, vede Jason Momoa riprendere i panni di Arthur Curry ovvero l'eroe Aquaman accompagnato sempre dal regista James Wan (The Conjuring). La pellicola non è solo il sequel di uno dei film di maggior successo del DCEU ma ha l'improbo compito di chiudere proprio quell'universo narrativo nato nel 2013 dopo un percorso, non sempre facile, durato ben 16 pellicole. Anche per questo motivo mai detto fu più azzeccato di quello che recita "Il Re è morto, viva il Re" perché Aquaman e il Regno Perduto chiude il DCEU in maniera avventurosa e sontuosa, andando spesso volutamente sopra le righe e senza badare troppo ad imbellettarsi per celare le sue fonti di ispirazione.

Di cosa parla Aquaman e il Regno Perduto

Pur avendo incassato una prima brutale sconfitta, il pirata noto come Black Manta (Yahya Abdul-Mateen II) non si è mai dato pace ed è deciso a vendicarsi di Aquaman, reo di aver ucciso suo padre. Per farlo però ha bisogno di tecnologia atlantidea che possa fornire nuovi componenti alla sua power suit. Avviando diverse spedizioni in tutto il mondo accompagnato dal Dottor Stephen Shin (Randall Park), Manta riesce finalmente a rintracciare un insediamento atlantideo nelle regioni polari. Lì però risveglia qualcosa di malevolo e addormentato da diversi millenni prendendo possesso del Tridente Nero e di tecnologia tanto antica quanto letale.

Arthur Curry invece deve gestire, come Re ed eroe, i difficili equilibri fra Atlantide e gli altri regni sottomarini ma soprattutto adempiere, in superficie, ai doveri di padre. Sposatosi con Mera (Amber Heard), i due hanno avuto un figlio ovvero il piccolo ma vivace Arthur Jr.

Quando una improvvisa ondata di eventi atmosferici catastrofici si abbatte sulla Terra e una letale epidemia investe i Regni Sottomarini, Aquaman viene allertato dalla madre Atlanna (Nicole Kidman) e dal sovrano di Xebel, Nereus (Dolph Lundgren), che i depositi di Oricalco, antico e letale carburante atlantideo, sono stati saccheggiati. Qual è la correlazione fra l'Oricalco e i terribili eventi che si stanno verificando ma soprattutto qual è l'empio patto che Black Manta ha stretto con la forza risvegliata nelle profondità del Polo.

Con la situazione in rapido peggioramento, Aquaman decide di andare contro il parere di tutti e di chiedere aiuto all'uomo che precedentemente aveva assoldato Black Manta ovvero suo fratello Orm (Patrick Wilson). Ma Orm è prigioniero e Aquaman dovrà prima farlo evadere dall'inespugnabile fortezza dei Desertidi e poi mettersi sulle tracce della sua nemesi.

Un viaggio rocambolesco che porta i due fratelli dapprima nei recessi più malfamati di Atlantide passando per una misteriosa e letale isola nel Pacifico fino ai confini del mondo dove il misterioso Regno Perduto dei Sette Regni di Atlantide è stato imprigionato e ora potrebbe tornare in vita con tutta la sua magia maligna.

Di tutto un po' nel segno dell'Avventura

Aquaman e il Regno Perduto è un film esuberante come il suo protagonista Jason Momoa che, ancor più di quanto avvenuto nel primo film, interpreta prima di tutto sé stesso e poi il personaggio creato da Paul Norris e Mort Weisinger nel 1941. Ma non solo. Se si potesse azzardare poi una metafora culinaria un po' sorniona, Aquaman e il Regno Perduto è un ricco piatto di frittura di mare perché tutto è amalgamato dalla panatura croccante ma il reale contenuto è effettivamente un misto che non potrebbe incontrare i gusti di tutti e soprattutto potrebbe non essere gustoso in ugual misura.

C'è tutto in Aquaman e il Regno Perduto. C'è la fantascienza, c'è il fantasy - c'è tanto Star Wars quanto Il Signore degli Anelli - c'è umorismo, c'è tantissima azione, ci sono influenze da buddy movie e persino una strizzatina d'occhio al MCU. C'è l'horror, con le sempre vive influenze lovecraftiane del regista James Wan, c'è una certa ingenuità nei dialoghi e c'è persino il momento mostri giganti a-là Jumanji. Ed è  forse questo il più grande difetto del film: comprimere tutto in soli 124 minuti cercando di accontentare tutti i tipi di pubblico.  

La sceneggiatura di David Leslie Johnson-McGoldrick (con contributi di James Wan, Jason Momoa e Thomas Pa'a Sibbett) imbastisce un buon plot che parte dai fumetti, trova sponda fertile in buoni villain prima (Yahya Abdul-Mateen II giganteggia nella prima metà del film) e in una eccellente spalla utilizzando una tematica attualissima, quella del surriscaldamento globale, per delineare e idealmente chiudere diversi archi narrativi lasciati in sospeso nel primo film che vanno dalla vendetta alla maturazione di Aquaman fino al rapporto tra fratelli, tema inesauribile e melleabile.

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Dove il ritmo e la verve del film calano poi ci pensa il colpo d'occhio sontuoso di James Wan e della sua squadra (molto buona la fotografia di Don Burgess). Le buone intuizioni del primo capitolo, in termini di world building, vengono portate all'estremo. Gli ambienti sono ricchi e vitali, le ambientazioni ben curate e, al netto di un paio di inquadrature "plasticose", la CGI è molto buona contando anche il numero di elementi che spesso si trova a muovere sullo schermo.

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Wan gioca con rimandi fantasy, fantascientici e retro-pulp per creare una estetica affascinante in cui digitale e pratico si fondono quasi alla perfezione. La regia esalta tutta la dinamicità possibile sia con inquadrature grandangolari suggestive sia con movimenti di camera che si rifanno non solo al cinema d'azione più moderno (ottime anche le coreografie dei combattimenti) e ai videogames. 

Vale la pena vedere Aquaman e il Regno Perduto

L'Aquaman di Jason Momoa è a tratti insopportabile così come i battibecchi con il fratello Orm (un Patrick Wilson in grande spolvero e molto sornione) riprendono quelli visti nel MCU fra Thor e Loki. In Aquaman e il Regno Perduto fortunatamente però non si trascende mai nella volgarità e gratuità delle pellicole di Taika Waititi ma al contrario si viene spesso bruscamente trascinati al centro dell'azione con repentini cambi di ambientazione che mantengono viva l'attenzione e con il personaggio che sembra più ricalcare l'avventuroso e pulp Flash Gordon di Alex Raymond che il personaggio dei comics DC di cui però, nel corso del film, sono evidenti i richiami a run storiche come quella di Geoff Johns, Peter David e addirittura Paul Levitz.

In questo senso Aquaman e il Regno Perduto è simile nell'approccio a Shazam! La Furia degli Die: dai comics, ma non solo, si cerca di ricavare qualcosa di "originale" sia dal punto di vista del plot che della caratterizzazione dei personaggi. Il risultato non è perfetto ma riesce comunque nell'intento di intrattenere. È una nuova possibile evoluzione del cinecomic? Può sicuramente esserlo contando anche che l'action-comedy è stato un sottogenere velocemente e malamente esautorato. Curioso poi come il film si chiuda con un'altra citazione del MCU, al finale di Iron Man ovvero la pellicola che ha in qualche modo dato il via proprio al genere cinecomic.

 

Commento

Voto di Cpop

70
Aquaman e il Regno Perduto diverte ma mostra anche tutti i limiti dei vecchi cinecomics sempre in bilico fra l'action-comedy e il voler raccontare qualcosa "di più". Jason Momoa è volutamente sopra le righe supportato da un ottimo cast e da un James Wan il cui tocco in termini di estetica e regia è davvero eccezionale. Un ultimo capitolo per il DCEU sicuramente non perfetto che bada più a intrattenere, e forse è meglio così.

Pro

  • l'estetica di James Wan è superba
  • ottime sequenze d'azione supportate da una buona CGI
  • la commistione di fantasy, sci-fi, horror e avventura funziona bene per il personaggio

Contro

  • tempi comici non sempre azzeccati
  • Jason Momoa a tratti eccessivo
  • qualche dialogo è volutamente ingenuo
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