Se c'è una serie TV che riesce a insegnare come amare sé stessi e chi ci sta intorno, quella è sicuramente Heartstopper, che dal 3 ottobre 2024 ha tinto di colori dell'arcobaleno il catalogo di Netflix. Joe Locke e Kit Connor sono tornati nei panni di Charlie Spring e Nick Nelson, due giovani innamorati nati tra le pagine del graphic novel di Alice Oseman, portati sul piccolo schermo per rappresentare la comunità LGBTQIA+ in un modo tutto nuovo.
Heartstopper 3, diretta anche stavolta da Euros Lyn sulla sceneggiatura di Oseman, conta 8 episodi da circa 35 minuti ciascuno, disponibili anche con doppiaggio in italiano: 8 step di un lungo viaggio attraverso la consapevolezza di sé, la capacità di mettersi nei panni dell'altro, non senza profonde problematiche legate alla salute mentale.
Di cosa parla Heartstopper 3?
Il finale di Hearstopper 2 vedeva Charlie nel tentativo di dire "ti amo" a Nick, un proposito che avvia la terza stagione verso un'evoluzione incredibile del rapporto tra i due ragazzi. Mentre ognuno nel gruppo di amici lavora sul proprio rapporto sentimentale e, soprattutto, su sé stesso, al centro di Hearstopper 3 troviamo la malattia di Charlie, che soffre di un profondo disturbo alimentare: dovrà trovare la forza di parlane con i suoi genitori e, grazie al supporto di Nick, di fare in modo che qualcuno di competente possa farlo guarire. Riusciranno i due innamorati a superare questo intenso periodo, annesso all'avvicinarsi dell'Università per Nick?
Con un ingresso su Rotten Tomatoes con un punteggio del 100%, Heartstopper 3 unisce quella dolcezza e, se vogliamo, quella tenera ingenuità delle prime due stagioni a una maturità tematica incredibile, che cammina di pari passo con la crescita e l'evoluzione di tutti i personaggi.
Molti di loro vengono indagati più a fondo, primo fra tutti Isaac, per certi versi l'alter ego della stessa Alice Oseman, il cui ruolo incontra un glow up inaspettato. È molto più presente all'interno della narrazione ed è il "pretesto" perfetto per introdurre lo spettro aroace (asessuale e aromantico) nella sfera di tematiche che Heartstopper vuole affrontare sia per educare lo spettatore, sia per una valida rappresentazione queer.
Anche se con un minore impatto, anche Darcy offre l'occasione per parlare del non binarismo. Sul suo personaggio c'è un'attenzione più "a morsi" rispetto alle stagioni precedenti, così come sulla fidanzata Tara e l'amica Imogeen, ma viene da sé che le tempistiche di un adattamento televisivo non consentano di sviare quella che viene scelta come trama principale, e ciò che viene fornito allo spettatore è più che sufficiente per non risultare approssimativo.
Di contro, Heartstopper 3 sembra voler dare molto più spazio a Tori, la sorella di Charlie, introducendo alcuni elementi della sua storia, concentrati soprattutto sulla figura di Michael Holden, new entry interpretata da Darragh Hand. Chi ha letto Solitare - Senza Nuvole, uno dei romanzi di Alice Oseman dell'universo di Heartstopper, sa che la storia di Tori e Michael è molto più complessa e articolata rispetto a quello che traspare attraverso il graphic novel e gli altri romanzi.
La scelta di introdurre Michael nella sceneggiatura di Heartstopper 3, unita però a quella di non approfondire il suo personaggio né il rapporto con Tori, fa sì che il suo ingresso risulti "di troppo", o comunque un accenno che forse, per ragioni di adattamento più che valide, avrebbe potuto essere risparmiato. D'altro canto, resta un pretesto per scavare per la prima volta nell'animo di Tori, godendo anche di un'interpretazione - quella di Jenny Walser - che esce dalla comfort zone in cui il personaggio finora rimasto chiuso.
Hearstopper 3: l'importanza della salute mentale
Oltre a voler rappresentare la comunità LGBTQIA+, Alice Oseman ha scritto e illustrato Heartstopper per sensibilizzare sull'importanza della salute mentale, trattando tematiche delicate quali i disturbi alimentari e l'autolesionismo.
Finora, nel mostrare le varie difficoltà che ogni personaggio ha potuto incontrare nel corso della storia, l'impressione era quella di assistere a una narrazione intenta a filtrare l'immagine del brutto. Con la terza stagione, però, c'è esigenza di fare un passo avanti e di "macchiare" quel mondo fatto di zucchero filato, a fin di bene.
Il filtro "salvavita" adesso si squarcia un po', trattando l'anoressia e il DOC (disturbo ossessivo compulsivo) con delicatezza, ma senza falsarne la percezione, curandosi anche di chi deve affrontare la malattia da un punto di vista esterno.
Il quarto episodio dal titolo Percorso è interamente dedicato alla salute mentale di Charlie e, contemporaneamente, al coinvolgimento di Nick che cerca di trovare il suo posto, cercando di non peggiorare le cose: un rischio plausibile, perché non sempre chi ci sta intorno può aiutarci concretamente, anzi forse quasi mai quando si tratta di disturbi psicologici. Heartstopper 3 sussurra dolcemente "chiedete aiuto" senza la necessità di spaventare.
Le interpretazioni di Joe Locke e Kit Connor in questo preciso contesto narrativo raggiungono l'apice dell'intera serie, dimostrando di saper trasmettere tutte le naturali fragilità di due giovani ragazzi già alle prese con le difficoltà della vita.
Una parte di me non voleva guarire perché sforzarmi di cambiare era troppo difficile.
Che sia un grido o un pianto, o il trovare il coraggio di parlare di un disturbo psicologico, i promettenti attori trovano la giusta chiave di interpretazione, emozionando e commuovendo sia chi si avvicina alla serie per la prima volta, sia chi finora è stato insieme a loro e vede Nick e Charlie on focus come non mai.
Heartstopper 3: sesso e sessualità
La terza stagione di Heartstopper si concentra molto sul primo approccio dei personaggi principali al sesso, argomento che finora non era mai stato affrontato. Si tratta di un passo che segna profondamente le coppie nate nel corso della storia. Questa, infatti, è sempre stata vista sotto una sorta di lente di ingrandimento in grado di dilazionare tempi, scavando all'interno della quotidianità dei personaggi, come se i giorni fossero piacevolmente più lunghi.
Anche in questo caso, la chiave di Heartstopper è la dolcezza con cui viene affrontato un passo così importante, nonostante si mostri al pubblico un'intraprendenza che, solitamente, non ha mai caratterizzato la maggior parte dei personaggi. Non è affatto un salto forzato, ma il risultato di un'evoluzione che sì, ha fatto passi da gigante, ma testimonia quanto i protagonisti di Heartstopper siano ormai cresciuti davvero.
Sedici anni è quando tutto inizia ad avere senso... O è quando nulla ha più senso. Tanto la sensazione è la stessa, bel caos.
In questo caso, spicca l'abilità della scrittura di Alice Oseman e della regia di Euros Lyn di rendere su schermo quelli che per i protagonisti sono magici momenti di intimità, con cui scoprono di potersi conoscere ancora di più, concedendosi un momento per fidarsi completamente dell'altro, tenendo a bada pensieri intrusivi o, nel caso di Elle, la disforia.
Heartstopper 3 ha superato le stagioni precedenti?
Se finora una fetta di pubblico poteva mostrarsi incerta nei confronti della narrazione zuccherosa di Heartstopper, con la terza stagione la serie si avvicina molto di più agli adulti, allargando il target adolescenziale. Indubbiamente sta anche alla sensibilità del singolo stabilire se lasciarsi trasportare o meno da un teen drama a tutti gli effetti, ma si può dire che Heartstopper 3 sia di grande aiuto in questo e si rende ancora più accessibile a un pubblico eterogeneo di spettatori.
I nuovi episodi hanno una carica emozionale molto più profonda, veicolata da interpretazioni sentite che smorzano quel velo "patinato" e rendono i personaggi ancora più autentici.
In questo senso, per quanto l'adattamento italiano sia valido, il doppiaggio di alcuni personaggi finisce spesso per deformarne la caratterizzazione psicologica. Ci sono particolari momenti in cui, ad esempio, Joe Locke restituisce al suo Charlie una severità con sé stesso che si tocca con mano, tramite un tono secco abile a trasmettere un amaro disprezzo di sé; la voce italiana, talvolta, ne altera il colore.
Di conseguenza, alcune scene cardine di Heartstopper 3 rischiano di impoverirsi d'intensità, per non parlare del fatto che una battuta essenziale nel terzo episodio Parlare, un campanello di allarme sul peggioramento di Charlie, non risulta nemmeno doppiata - un possibile errore tecnico, certo, ma pur sempre invalidante.
La sensazione è totalmente diversa con la visione in lingua originale, in grado di trasportare appieno lo spettatore nelle gioie e nelle sofferenze dei personaggi, con un impatto emotivo molto più forte. Per questo consigliamo di guardarla anche in versione originale.
Dal punto di vista visivo, Heartstopper 3 non tradisce i prodotti precedenti, sfruttando sapientemente le diverse palette di colore per comunicare lo stato d'animo dei personaggi. Non a caso, infatti, rispetto alle stagioni 1 e 2, c'è un più frequente uso di una fotografia dalle tinte fredde e cupe, soprattutto nell'episodio in cui si parla più approfonditamente della salute mentale compromessa di Charlie. Man mano che la situazione avanza, i colori si fanno più caldi, lasciando al pubblico la possibilità di immaginare l'esito del suo percorso terapeutico.
Il live action continua a mescolarsi con l'animazione in tecnica tradizionale, ormai un marchio per Heartstopper e, a tutti gli effetti, la firma di Alice Oseman. Ancora una volta, quindi, i titoli cambiano da un'episodio all'altro, anticipando le tematiche che la serie andrà a trattare di volta in volta.
Foglioline, farfalle e fiori nei momenti di quiete si alternano a scuri scarabocchi negli attimi più inquieti, rafforzando i sentimenti che i personaggi provano progressivamente - insieme a una colonna sonora non originale sempre in linea con il momento narrativo, in grado di amplificare l'impatto emotivo.
In definitiva, dunque, Heartstopper 3 è sicuramente un prodotto non esente da elementi da migliorare, ma maggiormente ambizioso dei precedenti, più intenso e variegato, che a livello narrativo ha deciso di fare un passo in più, così come lo stesso graphic novel ha compiuto in origine.
Commento
Voto di Cpop
86Pro
- Maggiore attenzione sul personaggio di Isaac, finora più in ombra
- Tematiche più mature trattate con delicatezza
- Uso dei colori sempre funzionale
- Tutte le interpretazioni di Joe Locke e Kit Connor
- Carica emozionale indescrivibile, ma...
Contro
- ...Il doppiaggio italiano talvolta impoverisce le emozioni dei personaggi
- Inserire al volo il personaggio di Michael è stata una mossa azzardata
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