È stata presentata come la miniserie più esplicita che Netflix abbia mai prodotto e il motivo è presto detto: parla della vita di Rocco Siffredi, da quando era Rocco Tano a quando è diventato uno dei più importanti attori, registi e produttori di intrattenimento per adulti al mondo. Non è una biografia, bensì una storia di finzione che trae ispirazione solo dalla vita e dalla carriera dell'attore e regista italiano, tuttavia Supersex, in arrivo il prossimo 6 marzo, è una serie effettivamente fuori dalle righe del perbenismo che tratta tematiche molto forti come i legami familiari, l'omofobia internalizzata, la mascolinità tossica, l'amore e il sesso. Non sempre la produzione viaggia sui binari giusti dell'alta qualità, ma questo è uno dei principali problemi delle produzioni "liberamente ispirate".
Supersex: la vita di Rocco Siffredi come quella di un supereroe
L'approccio adottato dalla scrittrice-creatrice Francesca Manieri, dal produttore Lorenzo Mieli e dai registi Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni è incredibilmente interessante, poiché Supersex inizia come una classica storia di supereroi. La serie si apre a Parigi nel 2004 con Rocco che parla in una convention sul sesso e ancora giovane ed energico, sconvolge il mondo del porno annunciando il suo ritiro. Per Rocco, recitare nel porno è sempre stato più di un lavoro, e per capire il perché di questa scelta bisogna dare uno sguardo al passato.
Batman, Superman, Spider-Man e tutti i principali supereroi nascono dai fumetti e anche Rocco Siffredi nasce da una rivista pornografica con la star del porno Gabriel Pontello, appunto, Supersex letta per caso da bambino. La storia non inizia in grandi e caotiche metropoli, bensì nella piccola e apparentemente tranquilla città di Ortona in una famiglia non molto benestante e con numerosi figli. Il fratellastro maggiore Tommaso, interpretato prima da Francesco Pellegrino e poi da Adriano Giannini, è colui che svolge il ruolo di educatore di Rocco fin da piccolo.
Tuttavia non è è la persona più salutare con cui stare in giro, poiché non solo è una persona violenta e manipolatrice che è spesso coinvolta in attività criminali, ma ha anche visioni misogine sul sesso e sulle donne che vengono trasmesse a Rocco fin da giovane. La vita del Rocco di Netflix inizia così, tra una madre molto religiosa (interpretata da Tania Garribba), ma impegnata ad accudire il fratello malato Claudio, un amore platonico (e poi fisico) per Lucia, che in realtà non è basata su una persona reale ma è stata creata come una miscela di varie donne con cui Rocco ha avuto una relazione nella sua vita, e faide contro le famiglie criminali che volevano avere il potere sulla zona popolare. Più Rocco cresce e scopre il mondo, soprattutto dopo il trasferimento a Parigi, più si avvicina al suo idolo dei fumetti Supersex e al mondo del porno. Dal Rocco Tano di Saul Nanni (e prima ancora bambino) diventa il Rocco Siffredi di Alessandro Borghi.
Una storia turbolenta anche nella qualità
Come già accennato nell'introduzione, la storia, come si usa dire, è storia, ma non lo è per questa serie Netflix. Questo è ciò che rende Supersex straordinariamente coinvolgente, ma è anche in parte la sua rovina. Da un lato, il non dover raccontare le cose esattamente come sono accadute ha dato alla produzione una grande libertà creativa con un Alessandro Borghi davvero ispirato e abile nell'incarnare questa versione fiction di Siffredi. I momenti più assurdi ed esagerati di Supersex sono così ben temporizzati, coreografati e ironici, che è impossibile staccare gli occhi dallo schermo. Le riprese sono dettagliate, precise e la scenografia riprende location e costumi di scene e momenti reali che rendono ancora più verosimile e realistico il racconto.
Allo stesso tempo, a causa del tono giocoso di questi numerosi momenti, la serie non riesce davvero a rendere tutti i suoi personaggi abbastanza sfaccettati per affrontare con successo i temi più seri. Tommaso, per esempio, viene presentato come il tipico gangster italiano mai amato dalla famiglia, nemmeno quella di Rocco, che riesce a farsi da solo e che maltratta chiunque gli sta intorno. In questo caso la serie sfiora il melodramma, con tante scene di violenza e insulti sessisti già nei primi episodi che alla lunga danno fastidio. La caratterizzazione di Tommaso è così sottile che, anche se è una figura così importante nella vita di Rocco, è senza dubbio il personaggio meno interessante dello spettacolo. A mitigare la situazione ci pensa la moglie di Tommaso, Lucia, anche se vittima consapevole della violenza del marito. L'interpretazione di Jasmine Trinca è meravigliosa ed è impossibile non empatizzare con il suo personaggio. Ma questo è dovuto più alla chimica tra Jasmine Trinca e Alessandro Borghi che al suo arco narrativo ricco di cliché e dolore.
Il personaggio di Rocco, invece, è ben definito nonostante molti dei suoi punti di vista siano contaminati dagli insegnamenti di Tommaso e dai legami con sua madre. È un piacere vederlo crescere come individuo autonomo ed è attraverso il suo personaggio che Supersex riesce ad esplorare il tema della mascolinità tossica. Nonostante la sua palese ossessione per il sesso, riesce comunque a mitigare tutte le più sessiste osservazioni del suo fratellastro trasformandole in verità non tossiche, rendendo quasi commoventi quei momenti in cui si comprende che Tommaso è solo il frutto di una società marcia e poco libera di esprimere il proprio essere.
Bastava un po' più di audacia
Ma mano che la storia prosegue entrano in scena altri personaggi chiave come Enrico Borello abilmente nel ruolo del cugino e manager Gabriele, Moana Pozzi interpretata da una stupenda Gaia Messerklinger e Riccardo Schicchi interpretato da un bravissimo Vincenzo Nemolato. Emergono problematiche legate alla chiesa, alla politica e alla salute con l'accrescere dello scandalo AIDS, tuttavia Supersex trascorre troppo tempo sulla relazione disfunzionale di Rocco con Tommaso, dando a questa connessione tossica ed esauriente una esposizione alla lunga non necessaria. Meno episodi e meno tempo dedicato al loro rapporto avrebbero mantenuto la trama rigidamente focalizzata sulla psiche di Rocco e sull'ambiente del porno.
Le vite di Lucia e della madre di Rocco, che compaiono e scompaiono come due spettri nella vita del protagonista, rappresentano una sorta di contro-narrazione rispetto a quella di Rocco. Così come le co-star femminili del pornodivo, non le viene concesso lo stesso potere decisionale e lo stesso status che lui ottiene. Le donne vengono sessualizzate e poi demonizzate per essere sessualmente attive. Il trio è una contrapposizione intrigante, ma questa riflessione si confonde sotto il loro oscuro richiamo e sentimento verso Tommaso. Allo stesso modo, la conseguente visione delle donne come oggetto, ovvero l'entusiasmo di Rocco per atti sessuali violenti, non viene mai esplorato appieno.
Supersex, comunque, fa alcune scelte intelligenti. Il sesso e altri tipi di atti sessuali sono messi in mostra, naturalmente, ma queste scene non sono pura nudità gratuita. Invece, illustrano lo stato emotivo di Rocco mentre affronta la perdita e il desiderio o dimostrano persino il suo senso di autostima e di amore. È proprio quest'ultimo aspetto che caratterizza il subconscio di Rocco, anche se non riesce sempre ad ammetterlo. Lo si vede nel modo in cui dà attenzioni a Lucia e nei vari approcci ai suoi amori quali Sylvie (la prima relazione francese), Tina (il primo vero) e Rosa (ex collega e moglie di Rocco dal 1993).
Il culmine viene mostrato nel penultimo episodio quando Rocco torna a Ortona per stare vicino alla madre e nello stesso periodo vince anche il premio come miglior attore europeo agli Hot d'Or Awards. In poco meno di un'ora, l'episodio affronta la gioia, gli effetti della vergogna e come i membri della famiglia reagiscono nei suoi confronti. Il risultato finale è un episodio potentissimo a livello psicologico e visivo, ben diverso anche ritmicamente dai precedenti. L'esempio perfetto di come la storia di Tommaso poteva benissimo essere messa in secondo piano.
Conclusioni
Supersex è una serie interessante e ne consigliamo la visione, ma purtroppo si limita a raccontare una storia perlopiù verosimile senza mai emergere. Non è una biografia, non è una critica o un commento sull'industria della pornografia e nemmeno di come Siffredi e Moana insieme a Schicchi e Pontello siano stati i pionieri del sesso libero e del potere della pornografia a livello commerciale. Addirittura non emerge nemmeno perché Rocco abbia deciso di farsi chiamare Siffredi.
Supersex si concentra fin troppo su una sotto trama criminale a tratti molto scadente che rappresenta erroneamente il fulcro di una storia che poteva dire molto di più. Belli gli sprazzi, tutt'altro che rari fortunatamente, in cui si dà spazio all'amore, ai sogni realizzati e infranti, al concetto di solitudine e agli importanti temi dei pregiudizi, della violenza e del dolore. Si prova rabbia, tristezza, delusione e speranza anche grazie a una colonna sonora perfetta e ben ispirata. Bastava invertire il fulcro narrativo per avere la perfezione.
Commento
Voto di Cpop
73Pro
- Il mito di Rocco Siffredi tra sacro, profano e supereroe
- Colonna sonora e messa in scena di alto livello
- Vengono trattate tante tematiche delicate e importanti...
Contro
- ...ma purtroppo a emergere è solo la storia tra Rocco e Tommaso
- Troppo discrepanza di qualità attoriale tra i principali e i secondari
- Nessuna critica o commento sull'industria del porno del passato e del presente
Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!