Il bingewatching è il male, per fortuna il suo tempo sta finendo

Leggi il nostro approfondimento sul binge-watching. Il perché sta finendo e il perché non è mai stata una buona opzione.

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Autore: Giuseppe Benincasa ,

L'avvento di Netflix, arrivato in Italia alla fine del 2015, ha portato con sé la cultura del binge-watching che, senza girarci troppo intorno, non è altro che una maratona televisiva.

Non che prima del 2015 non si facessero delle maratone televisive ma queste erano viste come un evento ossia qualcosa di straordinario che capitava raramente e che era una occasione per stare con gli amici, mangiare pop-corn, patatine e fette di pizza. Capirete che una "maratona televisiva" organizzata negli anni '90 (con il supporto di DVD e VHS) non è certo la stessa cosa di un binge-watching vissuto dopo l'avvento di Netflix.

Dal 2015 in poi le parole "binge-watching" hanno sostituito quelle di "maratona televisiva" e con queste ultime si è persa anche la concezione di evento aggregativo, poiché il binge-watching lo si vive per lo più in solitaria.

Il binge-watching ha dato la possibilità ai fan delle serie TV di non aspettare più una settimana per guardare l'episodio successivo o mesi per conoscere il finale della serie che stanno seguendo. Per qualcuno ciò potrebbe essere un vantaggio ma personalmente e da più punti di vista, ritengo che il binge-watching abbia per lo più lati negativi.

La costruzione di una serie TV

Al contrario di ciò che può pensare qualcuno, le serie TV non sono dei film divisi in parti. Questo aspetto è stato anche appurato e ammesso dal maestro degli sceneggiatori Woody Allen. Quando Allen accettò di scrivere per Amazon Studios la serie TV Crisi in sei scene, pubblicata nel 2016, pensava che realizzare una serie TV fosse un compito facile, dato che per lui l'idea era quella di scrivere un film e dividerlo in 6 episodi.

Una volta che la serie debuttò su Prime Video, Woody Allen intervistato (via Deadline) disse che scrivere la serie fu un incubo e che tornando indietro nel tempo non accetterebbe mai più il lavoro! Eppure Woody Allen prima di Crisi in sei scene ha scritto 49 sceneggiature di lungometraggi vincendo anche 3 premi Oscar per altrettante sceneggiature originali da lui firmate. Insomma, piaccia o no, Woody Allen è uno che sa il fatto suo in maniera di scrittura, eppure quella di realizzare una serie TV dopo decenni di carriera è stata per lui una esperienza da incubo. Perché? Perché uno esperto come Woody Allen ha avuto difficoltà enormi nello scrivere una serie TV? La risposta è semplice: perché una serie TV ha delle regole diverse da quelle di un film.

Una serie TV non è divisa in 3 atti come la sceneggiatura classica di un film ma ogni episodio, per esempio, deve avere un cliffhanger che aumenti l'attesa per ciò che verrà dopo. Un film con un inizio e una fine ha una trama così detta orizzontale, mentre una serie TV dalla struttura classica ha una trama orizzontale e più trame verticali, che si dipanano nei singoli episodi. Oltre a ciò c'è anche una differenza tra la serie degli anni '80 e quelle degli anni '90 dove lo spartiacque è il capolavoro televisivo di David Lynch I segreti di Twin Peaks. Senza scendere nel dettaglio, l'opera di Lynch ha portato in televisione l'idea di serie TV con una struttura più orizzontale e meno verticale. La storia cioè si sviluppa maggiormente per tutta la stagione, da un episodio all'altro, mentre prima - per la stragrande maggioranza delle serie TV - era la verticalità dell'episodio a farla da padrone, ovvero la trama di un episodio era per lo più slegata da quello dell'episodio successivo: l'avventura iniziava e finiva nella stessa puntata. Fateci caso: di alcune vecchie serie TV spesso gli episodi possono essere visti e compresi anche se si guardano in ordine sparso e non in ordine di messa in onda. Questa è una caratteristica che è stata mantenuta in alcune comedy ma con una piccola differenza: se paragonate le serie TV di Happy Days (andata avanti fino al 1984) e una serie come Friends (anni '90), noterete che guardando gli episodi di Happy Days non si ha la sensazione del passare del tempo, mentre in Friends gli sceneggiatori fanno in modo che gli spettatori capiscano che per i protagonisti il tempo passa. C'è quindi nella comedy di Friends un accenno alla narrazione orizzontale che Happy Days e altre serie TV del passato non avevano.

Questo lunghissimo preambolo è utile per capire che la costruzione di una serie TV non è quella di un film e che quindi il totale dei minuti che compongono una stagione di una serie TV non sono fruibili come quelli di un film. Chi scrive gli episodi di una serie TV stabilisce dei paletti narrativi che andrebbero rispettati. La fruizione di un episodio dopo l'altro rompe idealmente e praticamente questa struttura, che è studiata per alimentare la curiosità dello spettatore e l'attesa tra un episodio e l'altro.

L'hype per una serie TV

Come premesso all'inizio di questo articolo, il "binge" è, nel 99% dei casi, una attività solitaria che soddisfa una curiosità continua e mai appagata, dato che la maggior parte delle volte c'è sempre una nuova stagione in arrivo e una trama orizzontale mai chiusa.

L'hype ossia l'eccitazione per l'attesa di qualcosa è come una "droga" in circolo nel corpo dei fan che fa cliccare su "prossimo episodio" fin quando non si crolla dal sonno o sono terminati gli episodi stessi. Come tutte le "sostanze stupefacenti" l'hype ha due effetti sul fan: il primo è quello del "Sabato del villaggio" ossia dell'eccitazione, della felicità nei giorni d'attesa dell'evento stesso: come un bambino attende il Natale, i fan delle serie TV attendono i nuovi episodi del loro show preferito.

Dall'altra parte l'hype mette in moto una fame famelica, che non fa altro che bruciare una stagione di una serie TV episodio dopo episodio. Questo tipo di fruizione però, come quello di una droga, limita l'uso del cervello e inibisce la memoria: bastano poche ore, dopo aver visto una intera stagione in binge, per avere delle difficoltà mnemoniche per ricordare particolari della serie stessa e addirittura per distinguere un episodio dell'altro. In più, il metodo binge annulla il processo mentale di valutazione di ciò che si è visto e la conseguente costruzione di ipotesi e possibili sviluppi di trama. Si tratta quindi di una visione passiva, mentre una diluizione settimanale di una stagione TV aiuta una visione attiva.

La visione attiva delle serie TV, quindi la visione settimanale degli episodi, oltre che utile per "attivare il cervello" ha un altro vantaggio da non sottovalutare: aiuta la socializzazione. Infatti, anche se visto da soli, un episodio singolo sviluppa, come scritto, una visione attiva e la necessità di confrontarsi con altri fan. Un esempio moderno è quello delle serie TV Marvel Studios o delle serie HBO come House of the Dragon. Questi tipi di show aumentano il traffico social dei fan e portano a discussioni continue da fare tra un episodio all'altro. Una serie vista in binge, invece, si esaurisce spesso nel suo primo week-end di programmazione.

La paura dello spoiler

Negli ultimi anni c'è stato un crescente aumento del "terrore dello spoiler". L'hype è spesso supportato - anche per motivi di marketing - dall'intrinseca paura di conoscere il finale di una serie TV o alcuni suoi risvolti. I fan sono portati a fare binge-watching proprio per paura di non conoscere da altri i fatti salienti della serie TV che seguono.

Il rilascio settimanale di una serie TV permetterebbe di abolire nella maggior parte dei casi la paura dello spoiler, dato che i fan di tutto il mondo possono vedere solo un episodio a settimana della loro serie TV e, molto spesso, in contemporanea mondiale.

Il binge-watching fa male alle serie TV

A parte qualche caso davvero raro, come quello di Stranger Things, è difficile considerare cult una serie proposta in streaming in binge. Il termine di "culto" deve essere infatti alimentato di settimana in settimana. Serie come Breaking Bad, Il Trono di Spade o I Soprano devono il loro stato di cult anche al rilascio settimanale e a mesi e mesi di chiacchiericcio continuo e, in alcuni casi anche ai MEME costruiti intorno ai loro personaggi.

Il binge quindi non fa male solo allo spettatore ma anche alla popolarità della serie stessa. Lo ha capito Amazon che dopo aver pubblicato la prima stagione di The Boys tutta in una volta ha poi optato, per la seconda e la terza stagione, per un rilascio settimanale. La stessa serie de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è a rilascio settimanale e sta generando tantissime discussioni e curiosità nei fan.

Adesso, secondo un insider (via Collider), anche Netflix starebbe pensando di fare marcia indietro e proporre un rilascio settimanale eliminando il binge dal suo catalogo. Il rilascio settimana dopo settimana di una serie TV aumenta di fatto la possibilità di avere più spettatori da parte del servizio streaming o dell'emittente televisiva. Se una serie è alla sua prima stagione, infatti, durante la sua programmazione settimanale è più facile che il passaparola faccia avvicinare nuovi utenti, che non si sentirebbero scoraggiati nel dover recuperare troppi episodi tutti insieme. Inoltre, il rilascio in binge dopo il primo week-end rende la serie TV già "vecchia" agli occhi degli utenti, che sono sostanzialmente bombardati da sempre più nuovi contenuti in uscita ogni giorno. Il rilascio settimanale invece dà la sensazione di avere un prodotto sempre nuovo, attuale grazie proprio al chiacchiericcio (buzz in inglese) generato dalla visione singola dell'episodio.

Se si prende come esempio quella che sembra la nuova politica Disney ovvero quello di dilatare il numero episodi delle serie TV con rilascio settimanale (ne abbiamo parlato più approfonditamente nell'articolo Perché le serie Marvel hanno episodi sempre più brevi) si può anche comprendere che i servizi streaming hanno bisogno di tenere gli abbonati incollati ai "propri schermi", e quindi ai rinnovi consecutivi delle sottoscrizioni. Ciò è possibile soltanto rilasciando le serie TV più amate e più attese con un calendario settimanale. Per fare un esempio, le serie Marvel Studios e quelle di Star Wars pare che avranno un numero di episodi crescente, più alto del formato già in uso di soli 6 episodi: Marvel's She-Hulk: Attorney at Law è composta da 9 puntate, Marvel's Daredevil: Born Again ne avrà 18, Star Wars Andor ne avrà 12 e così via. In questo modo l'uscita di una serie non copre solo un mese o poco più ma almeno 3 mesi. Questo protrarsi nel tempo "impedisce" di fatto ai fan di rimandare la sottoscrizione al servizio di turno, Disney+ nel caso dei prodotti Marvel e Star Wars, poiché diventerebbe molto difficile stare poi al passo con le numerose uscite di queste serie TV, che si sovrappongono nel tempo.

Insomma, in definitiva il binge-watching che ha spopolato nel 2015 non giova a nessuno e pare che manchi solo la scelta definitiva di Netflix per eliminarlo dagli schermi.

Per dare un'accezione positiva al binge (facciamo par condicio) si potrebbe guardare alle serie minori e che hanno meno risonanza magnetica. Tante serie senza il binge potrebbero non avete nessuna visibilità, "ingogiate" da serie ben più sponsorizzare e dal nome risonante. I divoratori di serie TV spesso danno una possibilità a serie considerate minori o di nicchia proprio perché c'è la possibilità di vederle tutte d'un fiato. Ciò dà alla serie una visualizzazione in più, ma questa che valore ha?

Immagine di copertina: 123RF

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