Star Wars: La Minaccia Fantasma, ritorno alla Vecchia Repubblica

Star Wars - La Minaccia Fantasma: come raccontare la Vecchia Repubblica privando la galassia lontana lontana della sua magia

Autore: Manuel Enrico ,

Nel 1999 bastò un poster con l’ombra di un bambino che si profilava contro una parete per mandare in visibilio gli appassionati di Star Wars. In fin dei conti, è comprensibile, considerato come il profilo sul muro assumeva le sembianze di uno dei simboli della saga, Darth Vader. Non serviva sentire il suo inconfondibile respiro per piombare nuovamente nella venerazione della saga; era sufficiente quell'immagine per dare Forza ai fan italiani di Star Wars e resistere fino al 17 settembre, quando i cinema nostrani proiettarono La minaccia fantasma.

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Sembrava impossibile, all’epoca, che Star Wars tornasse finalmente al cinema. Da quello che sembrava esser stato il capitolo finale dell’epopea cinematografica, Il ritorno dello Jedi, erano passati ben sedici anni. Il mito di Guerre Stellari era sopravvissuto, in questo periodo, declinandosi in altri media (fumetti, romanzi, videogiochi), dimostrando come le avventure ambientate in quella galassia lontana, lontana erano tutto meno che terminate.

All’interno di quello che sarebbe divenuto l’Universo Espanso, oggi noto come Legends in seguito all’introduzione del Canon, erano proseguite le imprese di Luke, Han e dei loro compagni. Ma per il ritorno al cinema, George Lucas aveva un’altra idea: realizzare dei prequel. La prima trilogia (Una nuova speranza, L’Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi) portava gli spettatori in media res, mostrando un’Alleanza Ribelle già formata e in pieno contrasto con l’Impero. L’attenzione era rivolta alle battute finale di questa guerra intestina alla comunità galattica, con l’Imperatore già assiso sul trono. Tutto ciò che i personaggi avevano come sprone per lottare contro Darth Vader e l’Impero era il ricordo della vecchia Repubblica, l’atmosfera era cupa e disperata.

Il passato della galassia lontana, lontana

Un interrogativo la cui risposta si annidava nella mente di Lucas da diverso tempo. Sin da quando aveva iniziato a scrivere la storia complessiva della sua saga, Lucas aveva realizzato come questo incredibile universo avesse bisogno di uno sviluppo ampio, difficilmente contenibile in una semplice trilogia. Quando si trattò di rinsaldare l’impianto narrativo di quella che sarebbe divenuta la prima trilogia di Star Wars, Lucas decise che era necessario trovare un personaggio che fosse il fulcro emotivo della saga: Darth Vader.

Non è un caso che proprio durante la lavorazione de L’Impero colpisce ancora Lucas arrivò alla versione finale del personaggio, introducendo il legame di parentela con Luke. Questa scelta portò Lucas a rivedere i suoi piani, immaginando il background del personaggio. Darth Vader divenne quindi l’ex Cavaliere Jedi Anakin Skywalker, allievo di Obi-Wan Kenobi, che scelse di votarsi al Lato Oscuro diventando discepolo dell’Imperatore.

In questa visione di Lucas, L’impero colpisce ancora assunse il ruolo di secondo capitolo della trilogia, ma anche parte di una narrazione più ampia, che si sarebbe dovuta sviluppare in due direzioni: passato e futuro. La trilogia in corso, quindi, sarebbe divenuto il cuore di complesso racconto, e vennero quindi rinominati i capitoli in IV, V e VI. Lucas intendeva comporre un arco narrativo di nove episodi, e dopo Il ritorno dello Jedi avrebbe voluto proseguire prima la narrazione degli eventi seguenti alla caduta dell’Impero.

Peccato che per Lucas l’esperienza di Star Wars sia stata traumatica, e, in una certa parte, anche causa del divorzio dalla prima moglie. Separazione che ebbe un grosso impatto sulle sue finanze. Proseguire la narrazione di Star Wars divenne quindi l’ultimo dei suoi pensieri, anche se non rinunciò mai all’idea di raccontare la galassia prima dell’ascesa dei Sith.

A convincere Lucas della possibilità di riportare al cinema Star Wars fu il successo dell’Universo Espanso. Ad inaugurare questa differente declinazione della saga fu la Trilogia di Thrawn scritta da Timothy Zahn, cui si unirono i fumetti di Dark Horse e i videogiochi, che assieme ad altri romanzi iniziarono ad arricchire l’universo di Star Wars con alcuni dettagli. Tutte informazioni concordate con Lucas e il suo team, che cercavano di mantenere una parvenza di continuity all’interno di questo complessa narrazione.

Lavorare su questi progetti, seppur marginalmente, e vedendo il loro riscontro positivo presso gli appassionati, fu lo sprone per Lucas per rivalutare la sua ritrosia a rimettersi al lavoro su un nuovo film. Accantonato il progetto dei sequel, la scelta naturale fu raccontare gli eventi che condussero a Una nuova speranza.

Per farlo, Lucas tornò alle origini della saga, recuperando i primi abbozzi di storia da cui era partito per dare vita a Una nuova speranza. Gli eventi raccontati all’interno della prima trilogia divennero punti focali per ricostruire in un’ottica nuova quello che sarebbe dovuto il passato del personaggio chiave di Star Wars, ossia Darth Vader.

Nella trilogia inziale, al termine de Il Ritorno dello Jedi, Vader completava un suo percorso di redenzione, smettendo, non solo metaforicamente, i panni del Signore Oscuro dei Sith e morendo come Anakin Skywalker. Era indubbio come il percorso personale di Anakin fosse il fil rouge della storia di Star Wars, era sulla sua ascesa e caduta che si intrecciavano le vita dei protagonisti della saga.

Motivo per cui Lucas, quando iniziò a lavorare alla sceneggiatura della nuova trilogia nel 1994, decise di partire dall’infanzia di Anakin Skywalker. Scelta ponderata, visto che doveva andare a sviluppare un contesto emotivo del personaggio in cui fossero presenti i semi di quello che sarebbe divenuta una sua fragilità interiore, su cui in futuro avrebbe lavorato Palpatine. Questo primo tassello ha consentito di creare una trama che consentisse a Lucas di mostrare al contempo il mondo passato di Star Wars e le dinamiche che hanno decretato la caduta.

Raccontare la Vecchia Repubblica

Con La minaccia fantasma, infatti, viene ritratta una società che i fan di Star Wars hanno immaginato in opere parallele e dai ricordi dei protagonisti, che la hanno anche idealizzata come contrapposizione all’era repressiva dell’Impero. Stilisticamente, come impatto visivo, siamo di fronte ad una contrapposizione forte.

Se nella Trilogia Classica dominano l’oscurità dell’architettura, specialmente navale, dell’Impero, e il senso di inadeguatezza delle forze ribelli, i nuovi film di Star Wars hanno un approccio totalmente diverso. Tolto l’unico ambiente già noto, Tatooine, tutte le altre ambientazioni, come Naboo e Coruscant, sono luminose, colorate e hanno un tocco quasi barocco. Una ricchezza che si estende anche alla linea delle navi e ai costumi, che sembrano stridere in confronto alla rigidità delle future divise imperiali o al look spesso trasandato dei protagonisti già noti.

È un contrasto visivo forte, che segna uno stacco tra questi due periodi della storia di Star Wars. Se visivamente sembra di assistere al periodo di massimo splendore della Repubblica Galattica, trovando una ragione nella passione con cui viene ricordata negli anni successivi, La Minaccia Fantasma non esita nel mostrare come in realtà ci troviamo di fronte ad una società decadente.

Quella che dovrebbe essere una cultura basata su principi alti di democrazia, si rivela tutt’altro che ideale. A partire da La Minaccia Fantasma, infatti, appare evidente come la Repubblica sia divenuta vittima di difetti molto concreti e reali, in cui dominano lotte di potere ed interessi economici. Il blocco commerciale della Federazione dei Mercanti che avvia questa nuova trilogia è l’esempio delle debolezze della Repubblica, un’istituzione che sembra avere perso la propria identità, al punto di poter esser scardinata dall’interno da un individuo come Palpatine, il cui potere principale non è tanto l’utilizzo del lato oscuro della Forza, quanto una più umana capacità di interpretare le debolezze altrui asservendole ai propri fini. In questo aspetto, si vede anche un segnale di quello che sarebbe divenuto una delle caratteristiche più criticate di questo episodio: l’eccessiva concretezza di quella che era la space opera per eccellenza.

Star Wars si è sempre mossa in modo fluido all’interno della fantascienza. Contrariamente ad un altro grande universo narrativo come Star Trek, l’elemento prevale l’elemento fantastico rispetto a quello scientifico, grazie alla presenza della Forza. Tramite la Forza, infatti, si è subito identificato in Star Wars un concetto di space opera dai forti contenuti mistici, frutto anche della formazione di Lucas su racconti di stampo fantasy. Viene da pensare, in un certo senso, che la prima trilogia corrisponda a una visione ancora favolesca della vita da parte di Lucas, una concezione che dopo la lavorazione dei primi tre episodi è stata radicalmente stravolta dagli eventi della vita e ha portato il fanciullo Lucas ad esser l’uomo Lucas.

La Minaccia Fantasma rappresenta, in questa chiave, la perdita dell’innocenza del mondo di Star Wars. Quelli che erano considerati come eroi senza macchia e paura, i Cavalieri Jedi, vengono ritratti come spavaldi e sin troppo sicuri di sé, complice un ruolo all’interno della società galattica che li ha fatti elevare al ruolo non di semplici guardiani, come richiederebbe la loro vocazione, ma arbitri spesso parziali di avvenimenti chiave.

La perdita dell'innocenza di Star Wars

È il primo degli aspetti spesso trascurati de La minaccia fantasma. Lucas mostra come elementi considerati dalla futura ribellione simboli di giustizia ed equità siano in realtà idealizzazioni, che nascondono i reali difetti di un sistema che ha perso la propria natura e affronta un periodo di decadenza. Situazione ideale per un abile politico, che incidentalmente è anche un Sith, per rovesciare al Repubblica e assumere un ‘potere assoluto’.

Questa sensazione di realismo viene acuita da una scelta considerata da molti fan un tradimento da parte di Lucas: i midichlorian. Improvvisamente si cerca una spiegazione pseudoscientifica per la Forza. Si priva il cuore di quello che era un tratto essenziale dell’eroe della prima trilogia, ossia l’addestramento fedele ai dettami del ‘viaggio dell’eroe’, rendendo il tutto un calcolo scientifico. Addio misticismo della Forza: i Cavalieri Jedi da esseri dotati di un potere unico sono ora degli individui che hanno un livello più o meno alto di midichlorian, microorganismi che consentono loro una connessione con la Forza, e la cui concentrazione nel loro sangue li rende più o meno potenti.

Contestualmente, viene finalmente definito il ruolo dei Sith. I nemici dei Jedi vengono finalmente raccontati con più enfasi, complice l'ascesa di Darth Sidious. Il contrasto morale tra Jedi e Sith assume una connotazione più marcata, non solo nel credo che li anima, ma anche visivamente. La presenza di un villain come Darth Maul, divenuto uno dei personaggi più amati dell'intera saga, è una delle grandi trovate di Lucas. Che deve però riconoscere il merito all'interprete del Sith, Ray Park, l'avere realizzato la spada a due lame, frutto della sua esperienza come artista marziale ed esperto acrobata.

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All'interno della trama de La Minaccia Fantasma si segue, nonostante alcuni spunti interessanti, un canovaccio che ripercorre la scansione degli avvenimenti de Una nuova speranza: evento scatenante, salvataggio della dama in pericolo e vittoria con celebrazione. Non manca nemmeno un must dei primi capitoli di tutte le trilogie di Star Wars: la perdita del maestro. In questo, Lucas non ha voluto osare, mantenendo un approccio narrativo rodato e che stimolasse una certa familiarità nel pubblico. La novità era altrove

È un altro passaggio importante per vedere come Lucas abbia revisionato, non solo narrativamente, la propria visione di Star Wars. Un nuovo modo di concepire la sua creatura che non ha raccolto il plauso dei fan, che anzi considerano La Minaccia Fantasma come il peggiore capitolo della saga. Almeno, sino all'uscita della Trilogia Sequel.

Sicuramente l’assenza dai cinema per quasi vent’anni aveva portato ad avere grandi aspettative. Visivamente, con l’eccezione di alcune criticabili scelte, Lucas ha impiegato al meglio l’evoluzione di CGI ed effetti speciali, ma è sul piano della caratterizzazione del suo mondo che ha raccolto pesanti critiche.

Tralasciando le facili risate suscitate da un personaggio come Jar Jar Bink, forzato elemento comico e punto debole della trilogia prequel, è nell’avere voluto ricondurre ad un contesto più realistico e umano, soprattutto politico e sociale, la sua creazione che Lucas ha scontentato i fan. Che erano alla ricerca di un’avventura spaziale, di emozioni familiari, ma che con La Minaccia Fantasma hanno invece scoperto una nuova dimensione dell’universo narrativo a cui erano affezionati.

Non per forza un difetto, attenzione. Dare concretezza e struttura ad un impianto narrativo complesso come quello di Star Wars era un intento lodevole, da parte di Lucas. L’errore, caso mai volessimo parlare di sbagli, è stato il privare le avventure di Qui Gonn e Obi-Wah della loro aura di magia, riconducendo il tutto ad un intrigo politico in cui gli elementi della saga vengono messi quasi in secondo piano. Un errore che Lucas cercò di correggere parzialmente nei due capitoli successivi.

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