Daredevil: Giallo, la paura nel cuore del Diavolo Custode

Autore: Manuel Enrico ,

Di cosa può avere paura colui che per definizione non conosce la paura? Per anni Daredevil ci è stato presentato come l’Uomo Senza Paura, capace di affrontare anche le più aspre situazioni della sua esistenza, la quotidiana e la supereoica, senza mostrare cedimenti. Caduta e rinascita, due costanti del mito del Cornetto di Marvel Comics, che hanno trovato una rara interpretazione in una delle storie cult del Diavolo Custode: Daredevil: Giallo.

La realizzazione di questa storia è parte di un progetto cromatico più ampio, che nei primi anni 2000 ha consentito a Marvel Comics di reinterpretare alcune delle sue figure più amate tramite la visione di una coppia autoriale mai troppo celebrata: Jeph Loeb e Tim Sale.  Duo artistico capace di passare con disinvoltura dall’oscurità interiore di Batman (come in Anno Uno o Il Lungo Halloween) alla struggente memoria di un amore perduto come quello di Peter Parker e Gwen Stacy (Spider-Man: Blu).

Advertisement

Questa felice sinergia tra racconto in prosa e grafico è uno dei tratti più identificativi di questo connubio artistico, che in casa Marvel si è palesato in una sorta di esplorazione terapeutica di personaggi fortemente umani e dai trascorsi estremamente drammatici, scegliendo di raccogliere questi eroi in un momento di debolezza per dare loro modo di ritrovare la propria forza tramite il ricordo e l’accettazione.

Daredevil: l'uomo dietro la maschera

Forte di questa vena narrativa, Loeb non poteva certo mancare di ritrarre al meglio uno dei più traumatizzati e drammatici personaggi del pantheon marveliano. In una realtà urbana in cui uomini in armatura sparano raggi dalle mani e giovani adolescenti hanno poteri che sembrano magia, Matt Murdock sembra essere un’eccezione. Persa la vista in giovane età per un incidente con una scoria radioattiva, Matt acquisisce la capacità di utilizzare i sensi rimasti ogni oltre umana concezione.

Mentre gli altri eroi sono coinvolti in storie di ampio respiro, Daredevil rimane nella sua sfera personale, rappresentata dal suo quartiere di Hell’s Kitchen, a Manhattan.

Advertisement

I primi anni delle storie del Cornetto sono caratterizzate da un tono scherzoso, che permane sino all’arrivo degli anni 70 e alla gestione di autori come Miller o Nocenti, che trasformano un personaggio secondario in uno degli interpreti più sinceri e disillusi del famoso mantra del ‘mondo fuori dalla finestra’ tanto caro a Stan Lee.

Daredevil, proprio per questa sua natura, si prestava in modo eccellente a essere raccontato da Loeb e Sale. La sua tragicità, il suo essere un pariah della comunità supereroica erano elementi magnetici per Loed, che prende l’urban hero marveliano per eccellenza in uno dei suoi momenti di massima sofferenza: la morte dell’amata Karen Page.

Raccontata in Diavolo Custode, l’assassinio di Karen Page da parte di Bullseye è l’ennesimo dolore di Matt, che nuovamente vede la sua nemesi uccidere una parte della sua anima, dopo che anni prima aveva brutalmente assassinato Elektra.

Karen era l’amore più intenso di Matt Murdock, una presenza che appartiene alle origini del personaggio, di cui non era mai stato realmente approfondita la nascita.

Advertisement

Come accaduto per gli altri racconti della quadrilogia cromatica, Loeb si inserisce con maestria tanto nel presente del personaggio, quanto nel suo passato. Aiutato da una base narrativa dei primi anni della Silver Age marveliana, in cui le storie non aveva una solidità invidiabile in termini di continuity e precisione nella presentazione degli avvenimenti, Loeb crea un trait d’union tra la perdita di Karen e il nascere della passione tra la donna e Matt Murdock.

Devil: Giallo inizia con Matt che volteggia disperato per la sua Hell’s Kitchen, il costume del Cornetto unica nota di colore in uno scenario grigio che echeggia la sua anima ferita. 

Come da tradizione per la quadrilogia di Sale e Loeb, le didascalie sono il flusso di coscienza dei personaggi, una regola che in questo caso spiazza il lettore con un’ammissione che sembra anatema se detta da Daredevil:

Advertisement

Karen, ho paura 

Il Matt che volteggia sui tetti di Hell’s Kitchen nelle prime pagine è un uomo distrutto, tormentato; Tim Sale lo disegna con la delicatezza di un amico preoccupato, che nota i segni del tormento interiore come la barba sfatta, segno di una deriva interiore, o la posa scomposta nei movimenti, un contrasto con l’eleganza con cui Daredevil ha sempre solcato il cielo di New York.

Non è un caso che, tenendo fede al principio cromatico, Sale e Loeb tornino a raccontare una storia in cui Daredevil compare con il suo costume giallo, quel colore che in slang indica la vigliaccheria, la mancanza di coraggio. L'esatto opposto di Daredevil, ma qui Matt Murdock è un uomo la cui paura ha preso il sopravvento sul cuore.

Le prime pagine di Darevil: Giallo sono un’immediata conseguenza degli eventi di Diavolo Custode, e se il finale della storia di Kevin Smith sembrava lasciare una speranza per Matt, per Loeb è importante raccontare l’accettazione della perdita, con una origin story sui generis. 

Nella fine, l'inizio

Nel corso della vita editoriale di Daredevil le storie delle origini si sono sempre concentrate sulla sua dimensione supereroica, raramente hanno lasciato emergere altri aspetti.

Advertisement

Se eliminiamo dall’equazione lo stupendo Battlin’ Jack Murdock, storia di Zeb Wells e disegni monumentali di Carmine di Giandomenico, Daredevil: Giallo è una diversa interpretazione del mito del Cornetto, che si muove più nella dimensione umana del personaggio. 

Sale e Loeb nuovamente sanno come ammaliare i lettori, focalizzando la loro attenzione nei meandri del non raccontato dei primi momenti della vita supereroica dei personaggi marveliani. 

Per Matt, questo si traduce nell’assistere ai primi passi della Murdock & Nelson, significa assistere a una vivida e credibile gelosia da parte di Foggy e al contempo alla nascente passione di Karen per il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen.

Escamotage nuovamente piegato in modo accorto alle esigenze della storia, andando a costruire un passaggio epocale in cui, seppur indirettamente,  è Karen a sancire il cambio del costume di Daredevil, portandolo a indossare il tradizionale rosso con cui è divenuto noto al grande pubblico. 

Loeb immagina la storia come un lamento interiore di Matt, che diventa voce narrante del proprio dolore, in una sorta di lettera postuma alla sua amata, una terapia necessaria per elaborare il lutto, schema condiviso con dal poker d storie di Sale e Loeb. Nel caso di Matt, tuttavia, le perdite son due, considerato che proprio la morte del padre è parte integrante della nascita del Diavolo Custode. 

Su questa duplice ferita, Loeb costruisce Daredevil: Giallo, con una particolare attenzione nel rendere la morte di Battlin’ Jack Murdock non il momento clou della storia, quanto una parentesi formativa del carattere di Matt. Scelta impeccabile, che rende la perdita di Karen ancora più vivida per l’avvocato cieco di Hell’s Kitchen.

Il tutto senza rendere meno fondamentale la figura di Battlin’ Jack, anzi onorando la sua centralità nel mito di Daredevil

Ma Daredevil: Giallo è la storia di Matt e Karen, del loro primo incontro.  Karen entra nella vita di Matt come un fulmine a ciel sereno, segretaria assunta dallo studio Nelson & Murdock; è bella (e Matt lo sa!), dolce e…

…e a me non servivano gli occhi per sapere di avere di fronte la donna più bella del mondo…

Sale interpreta magnificamente questa crescente passione tra i due, tratteggiando la posticcia fragilità di Matt rendendola parte di un corteggiamento garbato ma palese, cui la ragazza reagisce con movenze civettuole ma che tradiscono un interesse evidente. 

La rinascita del Diavolo Custode

Nel passaggio da avvocato a giustiziere, Sale conferisce al suo Matt una diversa fisicità, più sicura e spavalda, che ulteriormente viene rielaborata nel ritrarre il Diavolo Custode affranto che ci accoglie nella storia.

La complessa dimensione interiore di Murdock domina in ogni tavola, grazie alla sensibile interpretazione delle sue emozioni offerta da Sale, che nuovamente mostra di essere il perfetto interprete della poetica di Loeb.

La fisicità di Daredevil, elemento tradizionale del personaggio, viene tramutato da Sale in ritratto emotivo.

Nelle prime pagine, Matt si muove rigido, contenuto nei movimenti, una caratterizzazione che pur tenendo fede alla tradizione visiva del Cornetto trasmette subito una dissonanza nell’animo di Matt.

Un contrasto, se vediamo come nelle tavole del ricordo Daredevil ci appare più sicuro, a tratti tronfio in alcune pose che omaggiano i primi anni del Diavolo Custode. 

Il passo incauto e a tratti buffo dell’avvocato Murdock viene reso da Sale un delicato e divertente inganno con cui giocare, dando vita a buffi siparietti o a momenti di grande vivacità. La misura dell’arte di Sale è il trovare una perfetta visione della complessità di Daredevil, sinergica alla trama emotiva imbastita da Loeb.

Da questa comunione di intenti nasce una progressione emotiva del personaggio che culmina nel finale, in una catartica rivelazione dove disegno e storia trovano una struggente, liberatoria consapevolezza nei pensieri di Matt:

Hai presente quelle persone che dicono ‘vedi’ per intendere capisci?... E’ come se ora ci vedessi. Un cieco che ci vede Karen, è una cosa molto rara. Come lo eri tu. E siccome non sappiamo cosa ci riserva il domani, non scambierei tutti i miei ieri grazie al tempo passato assieme

Daredevil: Giallo rimane una delle migliori letture del mito del Cornetto, il suo affrontare uno dei momenti più strazianti ed intensi della sua esistenza, rimanendo fedele a se stesso. Parte della quadrilogia cromatica ordita da Loeb e Sale, basata sulla perdita e il ricordo, Daredevil: Giallo è una delle storie più complete e profonde di questo affresco.

Commento

cpop.it

90

Daredevil: Giallo rimane una delle migliori letture del mito del Cornetto, il suo affrontare uno dei momenti più strazianti ed intensi della sua esistenza, rimanendo fedele a se stesso. Parte della quadrilogia cromatica ordita da Loeb e Sale, basata sulla perdita e il ricordo, Daredevil: Giallo è una delle storie più complete e profonde di questo affresco.

Pro

  • Sale e Loeb sono una coppia artistica di rara bellezza
  • Rispetto della continuity di Daredevil
  • Delicato e straziante allo stesso tempo

Contro

  • Apprezzabile al meglio dopo la lettura di Diavolo Custode
  • --
Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...