Quale fumetto o volume acquistare per iniziare la lettura? Dove trovo le origini? Quali sono le storie imprescindibili? Se queste domande vengono rivolte ai sessant’anni di vita editoriale di Spider-Man, trovare delle risposte è davvero difficile. Si potrebbero riempire librerie intere solamente con le storie più significative del Tessiragnatele, servirebbero ore solo per decidere da che run partire o quale evento ha maggiormente segnato Spidey. Eppure, pur consapevoli che qualcosa rimarrà vergognosamente fuori dalla nostra selezione, ecco quali sono per Cultura Pop le migliori storie di Spider-Man.
La difficoltà nel creare una selezione delle migliori storie di Spider-Man nasce proprio dalla natura del personaggio. Alter ego ideale dei giovani lettori degli anni 60, Peter Parker è cresciuto con una generazione di adolescenti, con loro ha affrontato non solamente grandi villain, ma anche le spietate sferzate della vita.
Parker e Spidey sono due facce della stessa medaglia, forse più di ogni altro personaggio di Marvel Comics Parker è veramente l’uomo dietro la maschera, lasciando che la sua umanità diventi il suo verso superpotere.
Le migliori storie di Spider-Man per conoscere il mito dell'Arrampicamuri
- Spider-Man: Le origini
- La run
- L'evento
- La gemma del passato
- La gemma del presente
- Il what if...?
- Il villain
Spider-Man: Le origini
Quando Spider-Man fa il suo esordio nel 1962, il mondo dei comics si ritrova davanti a una novità: il protagonista è un adolescente. Dimenticato il tradizionale ruolo di sidekick in cui venivano rilegati i teen ager durante la Golden Age, con la Silver Age in casa Marvel si vuole cercare un nuovo punto di contatto con gli adolescenti americani, offrendo un punto di vista unico: il loro.
Peter Parker è a tutti gli effetti un adolescente introverso e schivo, contrapposto alla più vivace e spensierata visione della vita dei suoi coetanei, che anzi in alcuni casi lo scherniscono andando ad acuire la sensazione di weirdo, di tipo strano e incompreso.
Un senso di estraneità che viene bilanciato dalla sua seconda identità, dove invece si sente più libero e potente, arrivando anche a sviluppare quasi una seconda personalità, chiacchierona e irriverente, che nel corso della lunga vita editoriale del personaggio arriva a essere la visione dominante della personalità di Parker.
Una rivoluzione che dalla prima apparizione in Amazing Adult Fantasy #15 (agosto del 1962) ha reso Spider-Man uno dei punti di riferimento della cultura supereroica. Grazie all’acume del caro, vecchio Stan Lee, Parker e Spider-Man sono la prima incarnazione di quel mantra che sarebbe divenuto centrale per il futuro del Ragno: da grandi poteri, derivano grandi responsabilità.
Un dogma divenuto universale per il mondo marveliano, che unito all’altra legge aurea della Casa delle Idee, supereroi con superproblemi, ha segnato inesorabilmente l’Arrampicamuri.
Il contrasto tra l’apparente vitalità di Spider-Man e le ristrettezze economiche di Peter Parker erano un dualismo incredibile per l’epoca.
Basterebbe ripensare a come Parker inizialmente cerchi un modo per mettere le sue nuove capacità a buon frutto per la propria vita personale, arrivando persino a chiedere di esser assunto dai Fantastici Quattro come quinto del gruppo, ma dopo un brutale scontro con la realtà, Parker capisce come i suoi poteri non siano uno strumento per prevaricare la vita, ma una responsabilità da gestire.
Questo realismo, precedentemente insolito nel canone dei fumetti supereroici, diviene anche la base del celebre dogma del Ragno, ossia che da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
La moralità e l’etica di Spider-Man sono basati non sull’idea di essere assolutamente buoni, come dimostrano i numerosi momenti di crisi esistenziale del personaggio, ma sulla concretezza e umanità di Parker, il cui verso superpotere non è il senso di ragno ma l’essere un uomo autentico, concreto e, contrariamente a gran parte degli eroi marveliani, straordinariamente quotidiano.
La run
Michelinie
Gli anni 80 in casa Marvel erano rappresentati da due testate: X-Men e Spider-Man. Mentre i mutanti erano galvanizzati dall’illuminata gestione di X-Chris Claremont, il Tessiragnatale era in costante crescita come vendite, ma è alla fine del decennio che si avvia un momento di intensa rinascita per il Ragno. Un periodo talmente intenso da spingere la Casa delle Idee a compiere un passo epocale: creare più testate di Spider-Man.
In questa condizione, si aprì per il Ragno una stagione aurea, in cui fecero al loro comparsa momenti divenuti cult per il mito del Tessiragnatele.
Più testate significava più storie, più storie significavano più autori coinvolti. Una necessità che consentì di dare a diverse voci la possibilità di traghettare Spider-Man nel mondo contemporaneo, lasciandolo permeare dalle nuove tendenze della narrativa a fumetti.
Meno eroismo e più realismo, con storie spesso grevi e cariche di pathos, capaci di affrontare temi attuali e di mostrare persino i villain tradizionali da una differente prospettiva.
Una tentazione narrativa che se da un lato consentì di dare vita a un capolavoro del calibro de L’ultima caccia di Kraven, dall’altro diede il via a una gestione affascinante come quella di David Michelinie.
Michelinie non era un certo esordiente, considerata che quasi un decennio prima aveva stupito il pubblico con Il Demone nella bottiglia e Armor Wars, due saghe che avevano riscritto il mito di Iron Man.
Michielinie puntava a rendere sempre più presente l’elemento contemporaneo nelle sue storie, creando una sinergia tra eroe e uomo di rara bellezza. Soprattutto, gli va riconosciuto il merito di non rimanere schiavo della propria visione, ma di saperla adattare allo spirito del personaggio.
Sin dalla prima storia della sua gestione, Il potere di Octopus (Force of Arms, in Spider-Man (1963) #296 del gennaio 1988), Michelinie non manca di sottolineare come il suo volere spingere al massimo sulla componente umana di Parker sia commisurata a preservare quell’approccio ironico e spesso di comicità ipertrofica che aveva caratterizzato la vita di Spider-Man.
Un approccio interessante, che consente di fare emergere tratti diversi anche di villain della storia del Ragno, come Octopus, ma che lentamente si evolve verso una direttrice più aspra, che prende vita con La legge del più forte (Survival of the Hittist, in Amazing Spider-Man (1963) 229 dell’aprile 1988) e, nomen omen, Venom (Venom, in Amazing Spider-Man (1963) #300 del maggio 1988) in cui assistiamo alla nascita del doppelganger oscuro di Spidey.
A supportare Michelinie sul piano grafico è un giovane autore canadese che a breve lascerà un importante segno nel mito del Ragno: Todd McFarlane.
La presenza di McFarlane ai disegni coincide con una rinascita grafica del personaggio, grazie alla visione ipercinetica e muscolare dell’autore canadese, che non imprime solamente una nuova fisicità al Ragno ma ne ridefinisce graficamente anche tratti peculiari, come le ragnatele.
Nella coppia Michelinie-McFarlane si rivede una rara sinergia, capace di lasciar emergere aspetti di ironia contemporanea ma anche un gusto per la creazione di situazioni di intimità di coppia tra Peter e MJ delicati, maliziosi ma mai fuori dalle righe.
In tutto questo, McFarlane prende sempre più confidenza con il personaggio, al punto di arrivare a ottenere una rara occasione: essere artista a tutto tondo del Ragno.
McFarlane
Todd McFarlane è uno dei numi tutelari del fumetto muscolare e ipertrofico anni 90. Al pari di nomi come Rob Liefeld, McFarlane riscrive la grammatica visiva del fumetto supereroico, con una visione della fisicità e dei tratti specifici dei personaggi estremamente personale. Dopo avere operato come spalla grafica di Michelienie, McFarlane ha occasione di mostrarsi come autore completo con una propria testata, Spider-Man (1990).
All’interno di questo contenitore narrativo, McFarlane ha modo di esplorare aspetti del mondo del Ragno solitamente poco valorizzati.
Spider-Man - McFarlane Omibus
Un corposo volume che raccoglie la run completa di Spider-Man realizzata da Todd McFarlaneIn particolare, la sua verve grafica diventa un ottimo transfer per storie dai toni angosciosi e graffianti, come Torment e Subcity. La linea editoriale di Spider-Man, testata pensata per accogliere archi narrativi di ampio respiro, si presta benissimo alla vitalità delle trame di McFarlane, che mostra di essere non solo un ottimo disegnatore ma di possedere una mente brillante in termini di scrittura.
Dubbio che a breve sarà completamente dissolto quando lasciando Marvel e fondando Image Comics darà vita a uno dei personaggi simbolo di quel decennio, Spawn.
Nel suo lavoro sul Ragno, McFarlane riesce a creare storie che stravolgono il lettore in modo sublime, come in Torment (Torment, da Spider-Man (1990) #1-#4) o Subcity (Subcity, Spider-Man (1990) #13-#14), non disdegnando momenti sperimentali come il doppio numero dedicato Sabotaggio (Sabotage, Spider-Man (1990) #15-#16), in cui si diverte a cambiare l’impaginazione dell’albo, costringendo a una lettura ‘verticale’ che consente di dare vita a tavole dalla forte dinamicità.
L’evento
SECRET WARS (1984)
A inizio anni 80, Marvel aveva sottoscritto un accordo con la Mattel, popolare brand di giocattoli, per la produzione di action figure ispirati agli eroi e villain del Marvel Universe.
Considerato come il diretto competitor, la Kenner Toys, stesse ampliando la sua linea dedicata a Star Wars aggiungendo i personaggi DC, Mattel si alla Marvel, con una richiesta: creare nuovi costumi per i propri personaggi.
Una rivoluzione che doveva avvenire tramite un evento fumettistico epocale, che fosse comunque parte della continuity del Marvel Universe. Il cambio di costumi, necessario per spingere la nuova linea di giocattoli, necessitava di una ragione, e questa prese la forma del primo maxi-evento Marveliano, Secret Wars.
Fu proprio durante Guerre Segrete, saga ambientata sul mondo alieno di Battleworld, che Peter Parker, durante uno scontro, entrò in contatto con una sostanza aliena che sembrava adattarsi perfettamente al suo corpo, diventando un costume, su cui compariva anche un ragno stilizzato.
Nella storia scritta da Shooter, questo incontro divenne però parte integrante della vita di Parker, tanto che al suo ritorno sulla Terra mantenne la nuova divisa, costringendo gli sceneggiatori della serie dell’Arrampicamuri, The Amazing Spider-Man, ad adottare questo costume.
Nel numero 252 della primavera 1984, Spidey torna in azione a New York con questo nuovo costume, ma solo in seguito, grazie all’intervento di Reed Richards, scopre la natura simbionte del costume, e solo grazie all’utilizzo di una pistola sonica riesce a liberarsi dall’alieno prima che questi lo assoggetti al suo volere.
Il simbionte, però, riesce a scappare dal suo confinamento, cercando nuovamente di fondersi con Parker, che riesce però a liberarsi dalla sua influenza sfruttando le campane di una chiesa, apparentemente eliminando per sempre la sua minaccia.
Questo costume vivente non aveva comunque concluso il suo rapporto con Parker, considerato che pochi anni dopo tornò in scena grazie a Michelinie e McFarlane, che recuperando questo dettaglio diedero vita a uno dei più iconici villain di Spider-Man: Venom
Spider-Verse/Spider-Geddon
L’evento che ha riscritto la concezione stessa dei poteri di Spider-Man, andando a creare il multiverso personale del nostro amichevole Spider-Man di quartiere.
Il concetto del potere totemico creato da Stracnzinsky non è più esclusivo di Parker, ma viene esteso da Dan slott a tutta una serie di altri personaggi sparsi nel multiverso, che condividono con il Parker di Terra-616 questo destino.
Marvel Must Have: Spider-Verse
In un volume ricco di redazionali il cuore della saga di Spider-VerseForte di questo principio, Slott riscrive quindi anche il personaggio di Morlun, nemesi recenti del Ragno, che passa dall’essere un semplice vampiro psichico a membro di una famiglia di cacciatori di Ragni, gli Eredi, che intendono uccidere ogni totem ragno perché spaventati da una profezia che vede proprio nei Ragni gli artefici della loro disfatta.
Spider-Verse è la lotta per la sopravvivenza dei Ragni a questa serrata caccia, in cui assistiamo alla caduta di volti noti e di personaggi appena comparsi, combattuta con non poca fatica da Parker e compagni, considerato che diversi Ragni significa diversi approcci a questa guerra.
Non sfugge come la presenza di Superior Spider-Man, ovvero la versione del Tessiragnatle in cui il corpo di Parker è posseduto dalla mente di Doc Ock, sia un personaggio astioso e contrapposto allo spirito autentico di Parker
A questo, si aggiunge il seguente capitolo della saga multiversale dell’Arrampicamuri, Spider-Geddon. Un’evoluzione ben rappresentata dalle parole dell’allora editor del Ragno, Nick Lowe:
Spider-Verse ha preso tutti i diversi Spider-personaggi e li ha messi insieme sul medesimo palcoscenico, e noi ci abbiamo giocato da quel momento. Spider-Geddon attacca dinamite a questo palco e lo manda in frantumi. Il più letale dei villain di Spider-Man, Morlun, e la sua famiglia, gli Eredi, erano stati intrappolati nella prigione perfetta alla fine di Spider-Verse, ma come in ogni storia di supereroi, c’è sempre una via di uscita e non crederete a come questi mangiatori di Ragni siano evasi, ma sono comunque liberi e in cerca di vendetta
In Spider-Geddon la diversa personalità dei personaggi viene utilizzata da Gage come volano per render ancora più complessa la sopravvivenza dei Ragni, al centro della vendetta degli Eredi, che porta a una frattura nella compagine ragnesca, dove una fazione guidata da Superior Octopus predilige un approccio più violento e definitivo alla minaccia degli Eredi, mentre il team guidato da Miles Morales e Spider-Gwen vuole preservare lo spirito autentico di Spider-Man, evitando uccisioni e cercando sempre un’altra strada.
Spider-Verse/Spider-Geddon
In volume Omnibus i due cicli che hanno dato vita allo Spider-Verso, Spider-Verse e Spider-GeddonA lasciare perplessi i lettori fu l’assenza dello Spider-Man per eccellenza, che in questo evento non viene apertamente coinvolto, pur essendo lui il totem ragno per eccellenza come rivelato in Spider-Verse, ma limitandosi a entrare in scena nella parte finale della seconda guerra con gli Eredi, imponendosi come bussola morale per la conclusione della saga.
La gemma del passato
Il ragazzo che collezionava l’Uomo Ragno
Quando nel 1984 Roger Stern, sceneggiatore di Amazing Spider-Man, ha l’occasione di realizzare una storia libera dal giogo della continuity, decide di fare un qualcosa di inaspettato: mostrare Peter Parker che si rivela a qualcuno.
Siamo anni prima del celebre coming out di Civil War, la mossa di Stern è quella di realizzare un momento di grande pathos, che ribadisce due tratti tipici del personaggio: umanità e dolore.
Inutile negarlo, la vita di Spider-Man è costellata di perdite, ma la sua umanità è un motore inarrestabile che consente a Peter di non perdere la propria bussola, rimanendo fedele a sé stesso. Nelle undici pagine che compongono Il ragazzo che collezionava l’Uomo Ragno (The Kid who Collects Spider-Man), queste sue peculiarità vengono condensate in un momento divenuto storia del fumetto.
Io sono Spider-Man
Io sono Spider-Man è un volume introduttivo la mito dell'Arrampicamuri, in cui sono pubblicate storie cult del personaggio accompagnate da interessanti contenuti editorialiSpider-Man si rivela a un bambino, Tim Harrison, talmente amante di Spider-Man che colleziona ogni cosa riguardi il suo eroe. Supportato dalla sensibile matita di Ron Frenz, Stern ci porta nel momento in cui Spider-Man entra nella cameretta di Tim per raccontargli la sua storia. Racconto delle origini, ovviamente, che si conclude in modo inaspettato: su richiesta del piccolo Tim, Peter si toglie la maschera.
Gesto ricco di pathos, soprattutto quando Tim promette a Peter di non rivelare a nessuno chi ci sia sotto la maschera, promessa che sarà mantenuta a caro prezzo: Tim sta morendo.
Per tutto il tempo siamo ingannati a credere che Peter sia entrato nella cameretta di Tim, dove campeggiamo immagini di Spider-Man e poster di Star Wars, ma nelle ultime scene scopriamo di esser in una camera di ospedale, dove il bambino è ricoverato per una forma devastante di leucemia, incurabile.
Da questa rivelazione si possono rivedere i segni della disperazione di Peter nella sua posa, nel modo in cui progressivamente le sue batture si fanno presenti e si percepisce una maggior tristezza.
Ennesimo ritratto emotivo di Spidey, che viene sublimato nel momento in cui non è lui a dare forza a Tim, uomo adulto schiacciato dall’impotenza di questa ingiusta morte annunciata, ma è proprio il piccolo a sostenere un affranto Ragno.
Il ragazzo che collezionava l’Uomo Ragno rappresenta una delle migliori caratterizzazioni emotivi di Peter Parker.
If This Be My Destiny…!
La storia dell’era classica di Spider-Man che ne segna in modo sottile il futuro. Contenuta in Amazing Spider-Man (1963) #31-#33, If This Be My Destiny…! porta le firme di Stan Lee e di Steve Ditko, i numi tutelari del Ragno.
Peter affronta il suo primo giorno alla Empire State University, dove inizia una nuova vita e incontra nuovi amici. A rovinare questo momento è la scoperta che Zia May contrae una malattia mortale, la cui unica cura è un raro medicinale rubato da Master Planner, criminale che intende usarlo come un’arma.
Spider-Man Masterworks
La raccolta delle grandi storie classiche di Spider-ManNel tentativo di fermarlo, Spidey scopre che in realtà il criminale è Doc Octopus, che riesce a sconfiggerlo, lasciandolo sepolto da tonnellate di detriti.
In quella che è divenuta una delle tavole simbolo del mito di Spider-Man, Steve Ditko ritrae Spidey che, appellandosi alla sua forza di volontà e al disperato amore per i suoi cari, solleva questo titanico peso e si rimette sulle tracce di Octopus, fermandolo e salvando zia May.
If This Be My Destiny…! è uno story arc essenziale, considerato che vi Gwen Stacy e Harry Osborn, e contiene quell’iconico momento di forza interiore di Spider-Man, una tavola divenuta così rappresentativa del personaggio venire ripresa anche nel Marvel Cinematic Universe in Spider-Man: Homecoming.
La gemma del presente
Spider-Man: Blu
Quando Green Goblin causò la morte di Gwen Stacy, spezzò in modo mai pienamente compreso l’animo di Peter Parker. La notte in cui morì Gwen Stacy non è solamente la perdita dell’innocenza di Spider-Man e la fine della Silver Age, è soprattutto il momento in cui l’uomo dietro la maschera di Spidey perde il più grande amore della sua vita.
Un dolore che, all’interno del mito del Tessiragnatele, non è mai stato pienamente elaborato e compreso, almeno sino a quando il meraviglioso duo artistico composto da Tim Sale e Jeb Loeb non hanno mostrato questo dolore da una diversa prospettiva con Spider-Man: Blu.
Ogni anno, a San Valentino, Peter si ritaglia un momento per rivivere il suo amore interrotto tragicamente con Gwen. Lo fa tornando in cima a quel maledetto ponte per lasciare una rosa, lo fa isolandosi e registrando un messaggio che non sarà mai ascoltato dalla sua destinataria, in cui senso di colpa, struggimento e nostalgia sono le note di una melodia malinconica. Un blues, come non manca di notare Peter:
Quando cerco una parola per descrivere come mi sento più o meno in questo periodo dell’anno…la più adatta, forse, è malinconico. Come dicono nelle canzoni jazz, mi sento ‘blue’, provo quella tristezza…tipica del blues, appunto.
Con eleganza non viene mostrato il momento della tragedia, la si lascia percepire nelle parole di Peter. Tramite le didascalie leggiamo un discorso a cuore aperto che ci appare traballante e rotto dall’emozione, riviviamo prima il rimpianto e poi l’accorato ricordo dei primi momenti dell’amore tra Peter e Gwen.
Spider-Man: Blu vive di una forza narrativa strepitosa grazie alle meravigliose di Tim Sale. La coppia artistica formata da Sale e Loeb è ancora oggi una delle più felici del panorama fumettistica, un duo artistico che ha creato una grammatica narrativa capace di preservare la propria unicità pur confrontandosi con personaggi complessi e profondamente diversi da loro, trattando con rispetto figure cult del fumetto superereoico come Batman o Spidey.
Nel caso del Ragno, in Spider-Man: Blu Sale riesce a imprimere alla trama di Loeb un’interpretazione visiva non era semplice. Muovendosi tra presente e passato, Sale si ritrova a dover raccontare una storia in cui la componente supereroica dinamica tipica del Ragno e il suo umorismo dei primi tempi viene bilanciata dalla forte malinconia del presente.
Subcity
Direttamente dalla gestione McFarlane di Spider-Man (1990), una storia che non vede unicamente protagonista Spidey, ma anche una delle sue nemesi: Morbius, il vampiro vivente. Quando misteriose sparizioni iniziano a essere sempre più frequenti, Spider-Man indaga arrivando a scoprire una società sotterranea di reietti, guidati proprio da Morbius.
Nel suo tentativo di non cedere alla sua brama di sangue, Morbius ha accettato di esser guida di questa comunità, che in cambio porta al suo cospetto esseri malvagi affinché siano il suo nutrimento.
Un accordo per necessità che si rivela infine essere piagato da una percezione erronea di giusto e sbagliato, una scoperta che terrorizza soprattutto Morbius.
McFarlane, autore unico, riesce a traslare in modo perfetto il tenore emotivo della storia, figlio di una velata critica sociale, alla sua grinta visiva, resa evidente da sequenze di lotta che, per via degli ambienti claustrofobici, costringe il Ragno ad adattarsi a un diverso contesto urbano.
La tradizionale impostazione vertiginosa delle tavole viene quindi adatta all’orizzontalità dei cunicoli di questa città sotterranea, un radicale cambio reso ancora più affascinante da una colorazione scura che rispecchia l’ambiente minaccioso in cui si muove Spider-Man.
Il what if….?
La storia della mia vita
Per anni ci siamo chiesti come sarebbe stata realmente la vita di un supereroe, se anche queste figure fossero soggette come noi al passare inesorabile degli anni.
All’interno della Marvel Continuity sappiamo che è stato istituito una sorta di calendario, basato proprio sul celebre morso che ha reso Peter Parker l’Arrampicamuri, ma l’idea di vedere questi personaggi affrontare un aspetto così comune e mortale come il passare del tempo è sempre stata affascinante.
A dare concretezza a questa suggestione sono stati Chip Zdarsky e Mark Bagley, i due autori di Spider-man: La storia della mia vita. La coppia autoriale ha voluto dare vita ad un emozionante what if? in cui anche Peter Parker è costretto ad affrontare il passare inesorabile del tempo, un elemento che ha acuito l’aspetto centrale della personalità di Parker: la sua emotività.
Spider-man: La storia della mia vita non solo riesce a riscrivere il mito del personaggio in modo credibile, rimanendo comunque fedele allo spirito autentico del personaggio, ma ha il merito di riuscire a creare un sottotesto narrativo che coinvolge anche altri volti noti della Casa delle Idee, andando a creare un mondo vivo e credibile che si evolve insieme al personaggio. Il tutto rispettando l’anima più autentica degli altri characters coinvolti, che mostrano quindi il loro lato autentico
Zdarsky, ad esempio, coinvolge Iron Man e Capitan America nel conflitto del Vietnam, dando una loro versione intensa e che al lettore risulta facilmente identificabile con le caratteristiche, spesso antitetiche, dei due eroi Marvel.
L’autore intelligentemente inizia a costruire le basi per quella che sarà un evento epocale per il mondo di Spider-man, un riflesso di quello che è accaduto ‘realmente’ nella continuity Marveliana,
Spider-Man: La storia della mia vita è un atto di amore degli autori verso un simbolo della Casa delle Idee, un manifesto dell’animo più autentico del personaggio visto attraverso quell’umanità che ha sempre trasmesso, ma che non ha pienamente vissuto.
Il regalo che Zdarsky e Bagley fanno a Parker, il donargli una totale e piena umanità, diventa al contempo un meraviglioso dono per gli appassionati del Tessiragnatele, l’occasione di vivere l’Uomo Ragno più autentico e puro mai letto sinora.
1602
Neil Gaiman ha riscritto il mondo marveliano spostando le sue figure chiave nel 1602, come lascia presagire il titolo di questa sua miniserie. Anche Spider-Man ha modo di apparire in questo viaggio indietro nel tempo, nella forma di Peter Parquagh, paggio di Nicholas Fury, capo delle spie della Regina Elisabetta.
1602
Cosa accadrebbe se gli eroi marveliani venissero catapultati nell'anno 1602?In questa veste, Peter inizialmente non ha ancora i suoi poteri di ragno, contrariamente ad altri eroi, ma viene focalizzata l’attenzione del lettore nelle sue azioni da giovane uomo che si ritrova coinvolto in un intrigo di proporzioni incredibili.
È solo nella conclusione del primo arco narrativo che Peter Parquagh ottiene i suoi poteri, dando vita a una nuova interpretazione del mito del Ragno. Pur dotato di nuovi poteri, Parquagh rimane fedele ai propri principi, onorando la legacy del personaggio.
Il Villain
Kraven - L’ultima caccia di Kraven
Una storia diventa un cult del fumetto, in cui uno dei rivali più letali di Spider-Man, Kraven, arriva al punto di spingere il Ragno al limite estremo, arrivando persino a uccidere la sua preda, almeno apparentemente.
Spider-Man si trova ad affrontare un periodo durissimo, che lo porta a mettere in discussione il proprio ruolo. In apertura di questa saga, partecipa alla veglia funebre di un suo informatore, domandosi quale sia la propria relazione con questi piccoli criminali, dando il via ad un flusso di coscienza che si dipana nelle didascalie, da cui emerge un’interiorità tormentata e pericolosamente vicina ad una resa.
Situazione che si intreccia alla volontà di Kraven, prossimo alla morte e deciso ad andarsene dopo una grande impresa, di chiudere i conti con il Ragno, la sua preda più sfuggevole.
Non è un caso che le didascalie che raccontano i primi pensieri di Kraven siano presi da The Tyger, breve componimento del poeta inglese William Blake. DeMatteis sostituisce Ragno a Tigre, ma il senso del poema di sposa alla perfezione con la dinamica interiore di Kraven.
L’ultima caccia di Kraven, ancora oggi, è uno dei momenti più intensi della vita di Spider-Man, grazie alla scelta di DeMattesi e Zecke, disegnatore dell’evento, di mostrare una debolezza interiore di Parker mai così evidente, spingendo al limite il Ragno per portarlo a ritrovare
Venom - Venom
La storia con cui Michieline e McFarlane introducono Venom nell'universo di Spider-Man. Dopo avere fatto percepire la sua presenza nelle ombre, accrescendo l'ansia dei lettori, con Venom la nemesi per eccellenza di Spidey fa la sua apparizione.
Una storia inquietante che porta la firma di Michelinie, che in cerca di un nuovo avversario per il Ragno concepisce questa sua versione oscura, recuperando quel vecchio simbionte ereditato da Secret Wars.
Pensato inizialmente come una fusione tra il simbionte e una donna, i cui familiari erano morti in un incidente stradale involontariamente causato da Spider-Man, Venom prese questa sua forma quando si decise di creare un antagonista che fosse una versione brutale di Spidey.
Per completare questo passaggio, fu necessaria una piccola operazione di retcon. Quando Parker e il simbionte si erano separati l’ultima volta, si era lasciato intendere che l’alieno, dopo avere protetto un’ultima volta Spidey, fosse morto.
In realtà scopriamo che nella chiesa in cui era avvenuta la separazione tra i due era presente anche Eddie Brock, giornalista caduto in disgrazia a causa di Spider-Man, costretto a sopravvivere per la stampa scandalistica, quella che lui stesso definiva tossica (venom, in originale).
Il simbionte, percepito l’astio di Brock verso il suo precedente ospite, decide di fondersi con lui, empatizzando con l’avversione per il Tessiragnatele, da cui si sente tradito. Al termine dello scontro con Venom, su richiesta di Mary Jane, rimasta traumatizzata dall’incontro con il simbionte, Peter tornò a indossare la sua tradizionale livrea rossa e blu.
Come dare torto alla bella rossa, che era stata profondamente sconvolta per la seconda volta nel vedere il proprio amato tragicamente parodiato da una sua nemesi, come precedentemente accaduto con L’ultima caccia di Kraven?
In questo primo passaggio, Venom e Brock sono due lati di una personalità complessa nata per essere un’odiosa spina nel fianco di Spider-Man.
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