Dead Boy Detectives, recensione: una serie teen sotto mentite spoglie

Autore: Livia Soreca ,

Se foste un'anima in pena costretta a vagare sulla terra perché vuole scoprire l'identità del proprio assassino, chi chiamereste? L'Agenzia Detective Defunti di Londra, naturalmente. Edwin Paine e Charles Rowland sono le persone... O meglio, i fantasmi che fanno al caso vostro. Deceduti in due epoche lontane tra loro, sfuggono alla Morte e rifiutano il trapasso per restare nel mondo dei vivi e risolvere tutti i misteri sovrannaturali. Sono loro i protagonisti di Dead Boy Detectives, la nuova serie TV di Netflix ambientata nel medesimo universo di The Sandman.

Edwin e Charles, infatti, sono personaggi creati da Neil Gaiman (tra i produttori esecutivi della serie TV) e Matt Wagner, comparsi per la prima volta in The Sandman #25 di DC Comics nell'aprile del 1991 e qui interpretati da George Rexstrew e Jayden Redvri. La serie è stata sviluppata da Steve Yockey (ne è anche showrunner insieme a Beth Schwartz), ideatore di The Flight Attendant e sceneggiatore nel team di Diario di una nerd superstar, Scream: la serie e Supernatural.

Il nuovo prodotto di Warner Bros. Television, i cui 8 episodi sono disponibili in streaming dal 25 aprile 2024, si presenta come una detective comedy sul sovrannaturale con la passione per l'occulto, tra atmosfere inquietanti, enigmatici casi da risolvere, passati oscuri, un sottile umorismo all'inglese e un tenore teen inaspettato. Basterà tutto questo a far sì che Dead Boy Detectives sia la serie Netflix del momento?

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Dead Boy Detectives: troppa carne nel calderone

Edwin Paine e Charles Rowland dell'Agenzia Detective Defunti si imbattono in un caso di possessione demoniaca, liberando così Crystal (interpretata da Kassius Nelson), ma l'entità che si celava dentro di lei le ha rubato la maggior parte dei ricordi. Non sapendo dove andare ed essendo una potente medium, decide fare squadra con Edwin e Charles: un incontro decisivo per i Detective Defunti, i quali però si ritrovano ad indagare negli Stati Uniti contro la loro volontà, tra gli incantesimi del Re Gatto (interpretato da Lukas Gage), streghe malvage ed entità tutte da scoprire.

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Dead Boy Detectives possiede alcune delle principali caratteristiche del teen drama: protagonisti adolescenti che affrontano questioni legate alla crescita, riflettendo su amore, amicizia, traumi del passato e il ritrovamento di sé. Tuttavia questi elementi non trovano così ampio respiro, non tanto con l'intenzione di lasciare più spazio al carattere investigativo e mistery, ma perché c'è una cattiva scrittura di alcuni personaggi.

L'ingresso prematuro Crystal, che sembra voler sovrastare a tutti costi i due protagonisti anziché fare da spalla, mette subito troppa carne sul fuoco complicata da gestire in maniera equilibrata, tant'è che alla fine risulta uno dei personaggi meno strutturati, con un background debole e una svolta psicologica altrettanto poco incisiva, nonostante Dead Boy Detectives voglia proporla come l'eroina della storia.

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Scrivere male un personaggio vuol dire non conoscerlo alla perfezione, non comprenderne le eventuali e naturali contraddizioni che, invece, risultano quindi solo incoerenze. Allo stesso modo, il pubblico non imparerà niente di quel personaggio, ma sarà solo confuso e disorientato, a meno che non scelga di prendere tutto per oro colato.

In soli 8 episodi si vuole parlare di tante cose diverse legate alla natura di teen drama, ma non c'è modo di approfondire i tanti spunti dati e, quindi, molte azioni e reazioni perdono quasi credibilità, non hanno delle fondamenta solide e restano schiave di tanti input frettolosi che avrebbero potuto essere direttamente evitati.

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Soprattutto, manca un "pre-Crystal" dell'Agenzia Detective Defunti, che senza dubbio avrebbe permesso ad alcuni punti cardine della storia di sedimentarsi. L'utilizzo dei flashback, più che una soluzione funzionale, risulta quindi una mossa pigra per adeguarsi a tempi ristretti e per giustificare dinamiche interpersonali e scelte dei personaggi.

Dead Boy Detectives: un buon lavoro per contrasti

Da degna serie ispirata a un fumetto, Dead Boy Detectives strizza continuamente l'occhio alla cultura pop e nerd, cinematografica e non, oltre a riservare prevedibili easter egg riferiti a The Sandman. Edwin e Charles, fuggendo da Morte, sono ricercati dall'Ufficio Soggetti Scomparsi, molto simile all'aldilà che Tim Burton ha immaginato per il mondo di Beetlejuice - regista citato anche per Il mistero di Sleepy Hollow e il personaggio di Ichabod Crane con i suoi bizzarri occhiali.

Il personaggio di Niko, uno dei primi casi dei detective e ulteriore membro del team, porta nel mondo DC la cultura giapponese e la passione per anime e manga, tra cui Kaito Kid di Gosho Aoyama. Ancora, troverete riferimenti alla Disney e alla Pixar, alla letteratura inglese (come Alice in Wonderland), al cinema horror (in particolare Shining) e persino al mitico Scooby-Doo e alla Misteri & Affini.

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Questi sono tutti riferimenti che il povero Edwin fatica a cogliere, poiché morto giovanissimo nel 1914 e intrappolato per 70 anni all'Inferno. Gran parte del senso dell'umorismo in Dead Boy Detectives si basa proprio sull'enorme contrasto tra il rigido e antiquato Edwin e il mondo dei vivi contemporaneo: è un pesce fuor d'acqua serioso, imbronciato, impacciato, ma mai privo di un certo fascino, in primis quello dell'arguto investigatore sulla scia di Sherlock Holmes.

Charles, dal passato altrettanto traumatico, incarna invece lo stereotipo di chi maschera il dolore con la perenne allegria, è l'amico motivazionale, quello che si getta nel fuoco per gli altri e rappresenta la perfetta controparte di Edwin: sono chiaramente due facce della stessa medaglia, tanto diversi quanto complementari.

Nonostante la falla sulla scrittura di alcuni personaggi, Dead Boy Detectives è una serie TV intrattenente, in cui il carattere mistery fa da protagonista e genera fascino, anche se mancano veri colpi di scena. Certo, è una serie di tutt'altra pasta rispetto a The Sandman, in quanto è rivolta innanzitutto a un target diverso, non solo un po' più giovane ma anche alla ricerca di un contenuto meno impegnato. Il tema della morte non la ho stesso peso pur essendo un leitmotiv, così come molti elementi dark e horror risultano edulcorati.

In un contrasto tra arcani misteri e città contemporanea, in un'ambientazione in cui un vecchio antro della strega può nascondersi tra moderni immobili americani, hanno luogo investigazioni ma anche inseguimenti e lotte con mostri e demoni. Viaggi in luoghi ultraterreni, visioni mistiche, specchi da attraversare e persino gatti parlanti: sono tutte occasioni per menzionare l'uso massiccio della CGI e di effetti visivi: nonostante sia ormai un tasto dolente per la serialità televisiva, all'interno di questa sorta di urban fantasy la loro qualità supera le aspettative e non risulta sgradevole.

Non spiccano particolari scelte di fotografia, se non quella di utilizzare una lente wide e talvolta ultra wide (non fish-eye) che lateralmente distorce lievemente l'immagine curvando le linee verticali, ma il cui utilizzo non è realmente funzionale alla narrazione. Se, ad esempio, in The Revenant di Alejandro G. Iñárritu serve per mostrare primi piani e background allo stesso tempo, o se in film come Povere creature! (qui la recensione) e La Favorita di Yorgos Lanthimos vuole essere uno specchio della mente dei personaggi, in Dead Boy Detectives non trova un vero e proprio scopo, probabilmente perché si tratta solo di un vezzo prettamente stilistico.

Con una regia che, complessivamente, rispecchia lo stile ormai tipico di Netflix, tant'è che ricorda molto Le terrificanti avventure di Sabrina della stessa piattaforma, Dead Boy Detectives è più un guilty pleasure per gli amanti del genere detective comedy e dell'occulto, una serie senza impegno, meno un prodotto destinato ad essere memorabile come invece è stato The Sandman fin da subito.

Immagine di copertina fornita da Netflix

Commento

cpop.it

68

Dead Boy Detecrives è un teen drama che vuole essere anche detective comedy, in un equilibrio talvolta precario che, tuttavia, non compromette totalmente la godibilità della serie. Con citazioni pop e riferimenti a The Sandman, un umorismo dark al punto giusto e atmosfere intriganti, è una serie da guardare senza impegno, soprattutto se siete grandi fan delle storie di fantasmi.

Pro

  • La trama riesce a intrattenere il pubblico
  • Buon umorismo dark
  • Tantissime citazioni pop

Contro

  • Alcuni personaggi scritti male, soprattutto Crystal
  • Diversi elementi da teen drama inseriti e poi mal sviluppati
  • Mancano veri colpi di scena
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