Iron Man: l'inizio del Marvel Cinematic Universe

Iron Man (2008): come un eroe di secondo piano di Marvel Comics divenne la pietra angolare del Marvel Cinematic Universe

Immagine di Iron Man: l'inizio del Marvel Cinematic Universe
Autore: Manuel Enrico ,

Il sacrificio di Tony Stark nel finale di Avengers: Endgame ha consacrato il Vendicatore Dorato come il più grande eroe del Marvel Cinematic Universe. Pur essendo inizialmente un personaggio quasi secondario del pantheon di Marvel Comics, l’esordio del miliardario, playboy, filantropo all’interno del Marvel Cinematic Universe avvenuto con il primo Iron Man al cinema è oggi divenuto la pietra su cui è stato costruito un intero universo, il primo passo per una nuova generazione di appassionati.

Con il senno di poi, è facile identificare in Iron Man un primo capitolo promettente per il nascente MCU, ma se ritornassimo al 2008, e fossimo un pizzico cinici, non potremmo fare a meno di chiederci quante possibilità potevano esserci con un attore dal grande talento stoltamente sprecato come Robert Downey Jr. e un personaggio non di primissima fascia della Casa delle Idee possano diventare la colonna portante di un progetto di così grande ambizione. Nonostante questo scetticismo, i Marvel Studios investirono su questa strana coppia, spinti da un’idea che da anni cercava di approdare al cinema.

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Iron Man (2008): l'alba del Marvel Cinematic Universe

Iron Man: dal fumetto al cinema

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Sin dai primi anni ’90, infatti, in casa Marvel si voleva trasportare Iron Man nel mondo del cinema. Prima ancora di Blade, X-Men e Spider-Man, era il miliardario in armatura il personaggio designato a traghettare i fumetti Marvel sul grande schermo. All’epoca i cinecomic non erano ancora il Sacro Graal che veneriamo oggi, motivo per cui gli Universal Studios, che avevano acquistato i diritti del personaggio, miravano a realizzare un film dal budget contenuto, utile per tastare il terreno.

 Il successo del primo Batman l’anno precedente e la memoria del Superman di Donner era dei segnali incoraggianti, ma prima di investire su una grande produzione era meglio realizzare un progetto semplice ma efficace.

Il compito inizialmente ricadde su Stuart Gordon (Re-Animator, Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi), ma dopo una lunga traversia tra sceneggiature mai completate e complicazioni varie, si arriva al 1996, quando i diritti di Iron Man vengono acquistati dalla 20th Century Fox, un cambio che comporta anche un cambio di percezione sulla potenziale qualità del prodotto finale, tanto che due attori si propongono come interpreti: Nicholas Cage e Tom Cruise. 

Il primo è da sempre un appassionato di fumetti, già reduce da un fallito tentativo di trasposizione cinematografica di un fumetto, il famigerato Superman di Tim Burton, occasione che ha avuto modo di concretizzare recentemente, seppure in forma di cameo, nel recente The Flash. Cruise, invece, si stava avviando verso il suo ruolo di attore d’azione, grazie alla saga di Mission: Impossible, ma il suo interesse venne preso maggiormente in considerazione, tanto che in una miniserie a fumetti del periodo, Extremis, Tony Stark venne ritratto con le sue fattezze.

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Extremis. Iron Man

Extremis. Iron Man

Extremis. Iron Man Copertina rigida

La 20th Century iniziò a valutare seriamente di realizzare questo film, tanto da coinvolgere il creatore del personaggio, Stan Lee, come supporto per Jeff Vintar, incaricato di scrivere la sceneggiatura. I due idearono una storia da toni fantascientifici, identificando in MODOK l’antagonista; questa prima stesura convinse gli studios, che chiesero a Jeffrey Cane di limare alcuni dettagli in modo da arrivare a una versione finale, nello stesso periodo in cui si cercò di coinvolgere nel progetto Quentin Tarantino come regista. Nel frattempo, la 20th Century Fox aveva acquisito i diritti di altri personaggi della Casa della Idee, come Fantastici Quattro e X-Men, che vennero ritenuti più promettenti, una visione che spinse la major a cedere i diritti di Iron Man alla New Line Cinema.

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Il rapporto tra la New Line Cinema e la Marvel aveva già dato vita al primo film dedicato a un personaggio della Casa delle Idee, Blade. Quando nel 2000 i diritti di Iron Man vennero rilevati dalla New Line, la casa di produzione aveva assunto un team di scrittori (Ted Ellito, Terry Rossio e Tim McCanlies), che non si era limitato a immaginare un film dedicato a Tony Stark, ma vedeva un potenziale in questa occasione: creare un universo di storie e personaggi.

Tanto che si immaginarono camei di altre figure del Marvel Universe, come Nick Fury, di cui si iniziò a ipotizzare un film. Da queste prime idee, la sceneggiatura di Iron Man passò diverse fasi, che videro un primo cattivo nel Mandarino, in seguito accantonato per dare spazio a una trama in cui Howard Stark sarebbe divenuto un villain con il nome di War Machine. Allo stesso modo, vennero avvicinati diversi registi, tra cui Joss Whedon, ma anche in questo caso le titubanza fecero scorrere il tempo sino al 2004, quando il fallimento del progetto affidato a Nick Cassavettes, portò al momento in cui tutto cambiò: i diritti di Iron Man tornarono in mano a Marvel.

L'era Marvel Studios: la nuova occasione per Tony Stark

Nel 2005, in casa Marvel si era cominciato cambiare la percezione dello sfruttamento dei propri personaggi. Alcuni degli eroi più amati erano stati affidati grandi nomi, come 20th Century Fox e Sony, e i vertici di Marvel Studios decisero di seguire una strada differente: realizzare in autonomia le pellicole ispirate ai propri eroi. Iron Man venne identificato come il primo supereroe del Marvel Universe cinematografico, anche se questa scelta costrinse gli Studios a confrontarsi con una realtà inattesa: nessun professionista voleva avvicinarsi al progetto. I motivi, sostanzialmente, erano la scarsa fiducia nel fatto che il film sarebbe stata una produzione interna e che il personaggio era poco più di uno sconosciuto. Quest’ultima considerazione venne confermata da alcuni focus group organizzati da Marvel, che rivelarono come per la gente Iron Man era poco più di un robot. Era necessario, quindi, ribaltare questa immagine dell’alter ego di Tony Stark, compito che venne affidato a un nome oggi considerato uno dei grandi narratori della pop culture: Jon Favreau.

Favreau si era già avventurato nel mondo Marvel, avendo partecipato nel ruolo di Foggy Nelson in Daredevil (2003), occasione in cui aveva stretto amicizia con Avi Arad. I due erano intenzionati a realizzare un progetto assieme, e Iron Man divenne l’occasione giusta per provarci. Favreau aveva le idee chiare su come presentare Iron Man al pubblico, appellandosi alla sua umanità e intessendo una storia che avesse suggestioni da spy story, umanizzando il più possibile il personaggio.

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Era necessario creare una origin story che mostrasse in modo chiaro Tony Stark sul piano umano, prima che su quello supereroistico. Favreau decise che il suo Iron Man sarebbe stato il riflesso dell’avvenuta consapevolezza di Tony Stark di come il mondo fosse diverso dalla sua percezione agevolata, costringendolo ad affrontare la verità nel modo più duro possibile. Per farlo, si riscrissero le origini del personaggio, attualizzandolo anche storicamente, ma cercando di preservare lo spirito autentico di Iron Man, avvalendosi della collaborazione di nomi importanti della storia editoriale del Vendicatore (Mark Millar, Joe Quesada, Brian Michael Bendis).

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Per il ruolo del protagonista, la prima scelta di Favreau era stata Sam Rockwell, che si dimostrò interessato al ruolo, ma a cambiare tutto fu un provino di un altro attore: Robert Downey Jr. E Rockwell ebbe occasione di entrare a fare parte del Marvel Cinematic Universe, nei panni di Justin Hammer in Iron Man 2. 

Attore con un burrascoso passato di dipendenze e riabilitazione, Downey Jr. tra la seconda metà degli anni ’80 e i primi anni ’90 era considerato una delle grandi promesse del cinema, ma quando i suoi problemi con droga e alcol lo assalirono, la sua carriera parve finire. Graziato da una seconda occasione, grazie all’aiuto e alla fiducia di alcuni colleghi, Downey Jr,. tornò a recitare, dopo un lungo percorso di riabilitazione, all’inizio del nuovo millennio in film come Gothika, e Zodiac, ricordando a tutti le sue incredibili doti artistiche.

Durante la sua audizione per il ruolo di Tony Stark, l’attore non fece mistero della sua passione per il personaggio, ma a convincere Favreau fu un aspetto più intimo del personaggio:

I momenti più alti e quelli più infimi dell’esistenza di Robert erano sotto gli occhi di tutti. Doveva trovare un equilibrio intimo per superare gli ostacoli che ne avevano rovinato la carriera. E questo era Tony Stark!

La scelta di Robert Downey Jr. venne vista come una scommessa troppo rischiosa, ma Favreau non intendeva cedere su questa decisione. Per il regista, la vita drammatica di Downey Jr era una chiave emotiva vincente per dare uno spessore umano credibile al personaggio, che nei comics aveva attraversato momenti simili, come nel celebre arco narrativo di Il Demone nella bottiglia

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Iron Man - Il Demone nella Bottiglia

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Questa adamantina convinzione di Favreau alla fine ebbe la meglio, facendo ottenere a Robert Downey Jr. il ruolo che per dieci anni avrebbe riportato la sua carriera nell’olimpo di Hollywood, scalzando concorrenti del calibro di Timothy Oliphant, Rob Lowe, Clive Owen e Hugh Jackman.

Per il suo Tony Stark, Robert Downey Jr non si affidò solo alle sue esperienze personali, ma modellò il personaggio su Elon Musk, che per l’attore era un ideale Iron Man, un’ispirazione che in Iron Man II prese la forma di un cameo dell’eclettico miliardario. La verve di RDJ, come è stato amichevole soprannominato l’interprete di Tony Stark, non tardò a manifestarsi sul set, divenendo un tratto essenziale del personaggio. 

Dato che quando le riprese iniziarono non era ancora stata terminata l’ultima revisione della sceneggiatura, Robert Downey Jr ne approfittò per improvvisare numerose battute e attribuire al suo personaggio alcuni vezzi che trovava divertente, contribuendo a creare una sinergia tra interprete e personaggio che è divenuta uno dei tratti più riconoscibili del suo lungo sodalizio con l’eroe di casa Marvel. Non stupisce quindi che la celebre scena in cui Tony Stark rivela a tutti la sua identità segreta sia stata improvvisata da Robert Downey Jr, cogliendo di sorpresa la troupe, ma rivelandosi come un risvolto emotivo accattivante per la trama del film.

Creare il mondo di Iron Man

Dopo aver deciso di non mostrare subito un villain storico del personaggio come il Mandarino, Favreau decise di cambiare totalmente approccio, preferendo creare un contesto narrativo ampio ma non totalmente svelato già nel primo film. Da questa idea nacquero i Dieci Anelli, presenza che sarebbe divenuta una costante dell’MCU, e concentrandosi su una minaccia più concreta e vicina alle avventure del personaggio. Venne quindi identificato come antagonista Obadiah Stane, che avrebbe affrontato Tony con una propria armatura, citando la run de La guerra delle Armature.

Per realizzare le armature, ci si avvalse del maestro Stan Winston, che diede un tocco di personalità ad ogni armatura. Per la Mark I, costruita da Tony per fuggire dalla sua prigionia, il look venne definito ragionando in termini di recupero, considerato come questa prima armatura era funzionale alla fuga e a un attacco frontale.

Diverso fu l’approccio per la realizzazione della Mark II, realizzando pensando alle line dei prototipi di velivoli sperimentali, e la Mark III, alla cui realizzazione partecipò anche il designatore Adi Granov, autore delle tavole della saga di Extremis, fonte di ispirazione del terzo film dedicato a Testa di Latta. Il lavoro di Stan Winston in Iron Man fu parte integrante nel dare al personaggio una definizione inziale delle sue armature, un’opera che ha un sapore dal retrogusto amaro, considerato che Winston, leggenda del cinema, si spense un mese dopo l’uscita del film nelle sale americane.

Io sono Iron Man

All’uscita nelle sale, Iron Man non si rivelò semplicemente una scommessa vinta, ma fu un vero e proprio fenomeno, che oggi possiamo rivedere a piacimento su Disney+. Ogni dubbio sull’avere affidato a un attore a rischio come Robert Downey Jr. un ruolo simile evaporò quando Tony Stark prese vita sullo schermo, presentandosi come una figura eclettica ma credibile, con i suoi drammi interiori, valorizzati dal suo percorso di evoluzione da fabbricante di morte a eroe. Sin da questa prima apparizione nel ruolo di Testa di Latta, Downey Jr ha creato una singolare sinergia con il suo alter ego che spesso ha spinto gli appassionati dove finisse l’uno e iniziasse l’altro.

Difficile oggi immaginare un Marvel Cinematic Universe senza Tony Stark. Soprattutto, un Tony Stark diverso da quello offerto da Robert Downey Jr, che divenne subito parte integrante del nascente Marvel Cinematic Universe, figurando nella scena post credit del secondo film della saga, Hulk, uscito due mesi dopo Iron Man.

Dopo dieci anni passati a indossare l’armatura del Vendicatore Dorato, dopo aver compiuto l’estremo sacrifico in Avengers: Endgame, questo legame che sembrava indissolubile tra attore e personaggio è arrivato al termine, tra lo sconforto dei fan e la necessità di un attore di liberarsi da quella che rischiava di diventare una maschera che ne offuscava la creatività e la bravura. 

Dieci anni di convivenza, un capitolo importante per una carriera e per una rivoluzione del mondo dell’entertainment quale è il Marvel Cinematic Universe, che son infine giunti a una conclusione, quando l’eroe e l’attore, in un tutt’uno, si sono accomiatati dal pubblico nello stesso modo con cui avevano avviato questa splendida amicizia, con tre semplice parole:

Io sono Iron Man

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