Quale fumetto o volume acquistare per iniziare la lettura? Dove trovo le origini? Quali sono le storie imprescindibili? Difficile rispondere a queste domande, se l’argomento è uno dei volti più amati del Marvel Cinematic Universe, eppure il playboy, miliardario, filantropo più amato del grande schermo non può dimenticarsi di come, dopo la sua creazione per mano di Stan Lee , Jack Kirby e Don Heck, abbia vissuto un’intesa vita editoriale, portandolo a essere infine uno dei volti di riferimento della Casa delle Idee. Motivo per cui, in occasione dei suoi sessant’anni di onorata carriera, sembra giusto indicare quali sono le migliorie storie di Iron Man, le letture migliori per conoscere al meglio questo complesso ma affascinante eroe.
I primi eroi del nascente Marvel Universe erano caratterizzati dalla comparsa di poteri che ne stravolgevano l’umanità, dando vita a quel tratti di dualismo che contraddistingueva sin dalle prime storie figure quali i Fantastici Quattro, Hulk o Spider-Man. Contrariamente a questa prima visione del supereroe marveliano, Tony Stark fu il primo personaggio a rimanere non solo umano, ma addirittura legato alla propria identità supereroica come disperato attaccamento alla propria vita. Questa innovativa dinamica narrativa fu una delle rivoluzioni di questo eroe sui generis, tratto essenziale anche di alcune delle migliori storie di Iron Man.
LE ORIGINI
Tales of Suspence #39
Prima di scoprire le migliori storie di Iron Man, è necessario ricordare le origini di Testa di Latta. Dopo aver presentato eroi che fossero caratterizzati da una certa attinenza alla comparsa di poteri legati alla scienza sfrenata, specchio del timore scaturito con l’avvento dell’era atomica, Stan Lee era intenzionato a creare un nuovo tipo di personaggio, nuovamente specchio delle tensioni sociali americane del periodo. Lo spettro della Seconda Guerra Mondiale era ancora fortemente radicato nel tessuto sociale americano, un incubo tenuto vivo dalla Guerra Fredda e che aveva avuto un rigurgito nel decennio precedente, con la Guerra di Corea.
In realtà già in alcuni dei personaggi della Casa delle Idee si erano presentate delle narrazioni che analizzassero la contemporaneità americana, che in Fantastici Quattro e L’Incredibile Hulk erano principalmente focalizzate sulla gestione interna di minacce percepite (come il comunismo, il grande nemico durante l’era del maccartismo).
Lee era dunque intenzionato a trovare un trait d’union tra una critica la militarsimo americano e la necessità di creare un personaggio atipico, non un eroe inattaccabile, quanto un uomo che aveva visto entrambe le facce della medaglia dell’approccio interventista americano del periodo:
Penso che all’epoca stessi cercando una sfida. Eravamo nel pieno della Guerra Fredda. I lettori, i giovani lettori, odiavano profondamente la guerra, non sopportavano i militari. Quindi decisi di realizzare un eroe che fosse l’incarnazione di tutto questo. Era un fabbricante di armi, produceva armamenti per l’Esercito, era ricco ed era un capitalista. All’epoca, pensai che sarebbe stato divertente sviluppare un personaggio che nessun, potenzialmente, avrebbe apprezzato, che nessuno dei nostri lettori avrebbe compreso, con la precisa missione di farglielo piacere e farli appassionare. E divenne popolare
Se come ispirazione si guardò alla figura del complesso Howard Hughes, ispiratore di una visione di avventuriero moderno, un’altra felice intuizione per dare vita a Tony Stark fu l’idea di introdurre un elemento di debolezza estremamente umana, che rendesse questa simbiosi tra uomo e figura eroica inseparabile, come spiegò Gerry Conway:
Avevamo questo personaggio, che all’esterno era invulnerabile, non poteva nemmeno esser toccato, ma all’interno dell’armatura c’era un uomo ferito. Stan aveva introdotto una ferita particolare, il suo cuore era spezzato, in senso letterale. Ma si trattava anche di una metafora, ed era quello che rendeva interessante il personaggio
Contrariamente ai precedenti eroi marveliani, questo condusse alla creazione di un personaggio figlio non tanto di una weird science dal gusto pulp, quanto emblema in un ingegno tecnologico che strizzava maggiormente l’occhio alla narrativa sci-fi.
Non è un caso che la prima armatura di Iron Man avesse l’aspetto solitamente associato ai robot dei racconti fantascientifici degli anni ’40 e ’50, che tramite lo studio sul character fatto da Jack Kirby apparve ai lettori in Tales of Suspence #39. Kirby realizzò solamente la copertina, mentre i disegni interni furono affidati a Don Heck, che si occupò della definizione di Tony Stark e degli altri personaggi.
Tales of Suspence #48
Dopo che in Tales of Supence #40 l’armatura di Iron Man passò dal colore grigio a quello dorato, Testa di Latta divenne noto come il Vendicatore Dorato. Questo suo aspetto ingombrante, tuttavia, venne presto visto come un elemento discordante con l’idea di un geniale inventore, tanto che il leggendario creatore del costume di Spider-Man, Steve Ditko, ebbe modo di ricreare l’armatura di Iron Man per Tales of Suspence #48, dove Kirby, copertinista della serie, abbandonà il suo design in favore di quello di Ditko, scelta che appassionò anche il disegnatore della testata, Don Heck:
Il secondo costume, quello rosso e dorato, fu disegnato da Steve Ditko. Lo trovai più semplice da disegnare rispetto alla precedente, ingombrante versione. Il design precedente, che assomigliava più a un robot, era decisamente in stile Kirby
La bicromia rosso-oro divenne il colore ufficiale di Iron Man, una colorazione ancora oggi associata al personaggio. Motivo sufficiente a rendere questo racconto una delle storie migliori di Iron Man.
LA RUN
Iron Man di Dennis O’Neil
Uno dei tratti tipici di Tony Stark è l’aver mostrato di avere dei punti di rottura estremamente umani, che hanno reso l’alter ego di Iron Man perfetto per fare emergere aspetti quotidiani che rispecchiassero le difficoltà della società americana di fine anni ’70. Dennis O’Neil arriva sulla testa di Testa di Latta con l’intenzione di far emergere l’umanità di Iron Man portando all’estremo quel concetto di ‘supereroi con superproblemi’ tanto caro alla mitologia marveliana. Nella sua gestione della serie del Vendicatore Dorato, O’Neill porta progressivamente Stark a patire enormemente la sua doppia vita, lo spinge sino al limite esaltando la vera debolezza che, pochi anni prima, era divenuto una caratteristica oscura del personaggio: l’acolismo.
Nella sua run, O’Neill eredita da Il demone nella bottiglia una condizione psico-fisica devastante di Tony Stark, l’occasione di mostrare un eroe afflitto da una male incredibile concreto e palpabile, che ne inficia non solamente la sua vita supereroica, ma ne uccide anche la facciata quotidiana.
La perdita della aziende, l’armatura che è ora indossata dall’amico Rhodes e una battaglia personale che lo porta a toccare il fondo con un momento straziante come quello raccontato in Salvezza, storia di una poesia struggente e disarmante. Supportato da Luke McDonnel, O’Neill racconta uno dei momenti più cupi dell’esistenza di Tony Stark, lontano dalla figura di Iron Man e apparentemente condannato a una deriva umana che pare condurre a una fine tutt’altro che eroica.
Iron Man di Brian Michael Bendis
Tra le recenti run dedicate a Iron Man, quella gestita da Bendis rappresenta un momento di intensa analisi del personaggio, reso possibile tramite la presenza di alcune delle migliorie storie di Iron Man. Dopo gli eventi di Secret Wars, maxi evento firmato da Hickman, Tony Stark affronta un periodo di sfide che si muovono su diversi piani, dallo spionistico al mistico con la presenza di Victor von Doom, ma al centro di questa narrazione rimane la riscoperta di parte del passato mai raccontato di Stark.
Le sue vere origini e il rapporto con la famiglia, la ricerca della sua vera identità e soprattutto una nuova dimensione personale che culmina con la sua posizione in Civil War II, evento che ci offre una diversa connotazione del personaggio.
Bendis interpreta al meglio questo lavoro di cesello sul personaggio, non solo preparando un percorso emotivo intimo di Stark in funzione di un grande colpo di scena, ma rendendo il retaggio stesso di Stark al centro di capitoli intriganti, come Infamous Iron Man, o arrivando alla creazione di un nuovo erede spirituale, Ironheart, lasciando a Stark il ruolo di mentore digitale. Pur apprezzando recenti gestioni, come quella di Cantwell, non si può negare come l’impatto di Bendis sia stato centrale nella ridefinizione contemporanea della figura di Iron Man.
L’EVENTO
La Guerra delle Armature
La presenza di un capitolo come Il Demone nella bottiglia aveva fornito agli autori della serie di Iron Man una serie di spunti incredibili. La possibilità che un eroe come Stark avesse un punto debole così umano come l’alcolismo, con la possibilità di mostrare una perdita del controllo letale, aveva consentito di sviluppare una nuova anima per Stark, che nel cercare di riemergere da questo suo baratro aveva sviluppato una maggior consapevolezza, arrivando anche a interrogarsi sul proprio ruolo di eroe. S
enza questo passaggio centrale nell’evoluzione emotiva del personaggio, non si sarebbe arrivati a creare una volontà di Stark di preservare il proprio retaggio, elemento essenziale per La Guerra delle Armature, una delle migliori storie di Iron Man.
Che l’armatura fosse centrale per Iron Man era scontato, considerato che è il suo tratto distintivo. Dalla sua prima apparizione nel 1963, Stark aveva costantemente migliorato la dotazione di Iron Man, arrivando alla livrea rossa e argentata del periodo, la Silver Centurion. C’era però un momento nella storia del personaggio che aveva costituito un precedente importante per Guerra delle Armature: la comparsa del tradizionale costume rosso e oro. Comparsa per la prima volta in Tales of Suspence #48 (1963), l’armatura Mark III, graficamente ideata da Steve Ditko, era stata la risposta di Stark a un attacco ai sistemi della sua precedente armatura, compiuto da Mr Doll, che aveva fatto perdere a Stark il controllo del proprio alter ego, in una delle migliori storie di Iron Man.
Questo dettaglio diventa centrale ne La Guerra delle Armature. Nel primo capitolo di questa saga, infatti, Stark, analizzando l’armatura del suo avversario Force, scopre che gran parte della tecnologia utilizzato dall’ora redento villain è tecnologia del costume di Iron Man. Questa rivelazione porta Stark a chiedersi quante delle sue invenzioni legate al suo alter ego corazzato siano state utilizzate da criminali senza scrupoli, dando vita a una caccia vera e propria.
Una crociata personale di Stark che lo porta a sviluppare un detector in grado di rilevare la propria tecnologia utilizzata da criminali, ma non solo. Quella che a tutti gli effetti divenne una missione intima di Stark spinse il miliardario oltre il limite, andando oltre il suo ruolo di Vendicatore e infrangendo leggi, tanto che gli venne chiesto di abbandonare la formazione, dopo che la sua ricerca lo portò a confrontarsi in territorio sovietico con Dinamo Cremisi e Titanium, che utilizzavano parte della sua tecnologia.
Una crociata, quella di Stark, che lo portò in contrasto con i Vendicatori della Costa Ovest, che ne chiesero l’allontanamento, e che lo spinse a rivolgersi anche contro ambienti militari che utilizzavano alcuni suoi ritrovati, rendendolo inviso e costringendo le Stark Enterprises a prendere le distanze dal suo uomo immagine (all’epoca nessuno la reale identità dell’uomo dentro l’armatura).
Michelinie ebbe l’intuizione di valorizzare questo senso di colpa di Stark, che sentiva sulle proprie spalle il peso dei morti causati dal furto della sua tecnologia, portando il miliardario a non accettare alcun limite alla propria missione. Al punto di sfruttare in modo spietato degli amici supereroi (come Scott Lang, il secondo Ant-Man) o dare vita a un primo scontro con Steve Rogers, all’epoca privo del titolo di Capitan America. Un confronto interessante, con entrambi i due eroi alle prese con una propria traversia personale scaturita dall’accettare il proprio ruolo come simbolo (Rogers era ancora alle prese con gli eventi di Secret Empire), portando a una prima fattura tra i due Vendicatori che si sarebbe riproposto negli anni futuri, sino alla massima espressione vista in Civil War.
Il lascito de La Guerra delle Armature è dimostrare come Stark abbia non solo una personale visione della responsabilità di esser un eroe, ma anche una visione particolarmente focalizzata su una sorta di esclusività morale che lo porta a separarsi dal resto della comunità supereroica. Quello che molti degli eroi marveliani prendono per supponenza e senso di superiorità è in un senso di ineluttabilità che contraddistingue Stark, convinto che il proprio esser un futurista lo ponga in una posizione di crudele vantaggio rispetto ad altri personaggi.
Laddove Cap cerca sempre di trovare una soluzione morale, Stark tende spesso a privilegiare la praticità. Un tratto che proprio nella parte centrale de La Guerra delle Armature diviene evidente, portando Stark a contrapporsi a tutto e tutti, alleati compresi, pur di raggiungere il proprio scopo e impedire che la sua tecnologia diventi una minaccia. Per gli appassionati del Marvel Cinematic Universe, mentre si attende di vedere Armor Wars, che dovrebbe attingere pesantemente a questo evento, si consiglia di rivedere Iron Man 2 dopo la lettura questo capitolo delle avventure del Vendicatore Dorato.
Civil War
Durante una missione dei New Warriors, giovane formazione di avventati supereroi, la cattura del criminale Nitro, evaso da Ryker’s durante il primo numero di New Avengers, si conclude con una tremenda esplosione in cui viene distrutta una scuola.
Un evento catastrofico, ritratto magnificamente da Steve McNiven con una tavola in cui Capitan America e Iron Man osservano sconsolati le conseguenze di questa strage. Ma una simile ferita non può rimarginarsi senza drammi, e durante i funerali delle piccole vittime, una madre aggredisce Tony Stark, considerandolo il simbolo di un sistema che non presenta ai supereroi il conto delle proprie azioni. Situazione che porta alla creazione dell’Atto di Registrazione, una legge che costringe i supereroi a dichiarare la propria identità segreta, pena l’esser considerati criminali e venire braccati dai propri compagni.
Una spaccatura in seno alla comunità metaumana, che porta alla creazione di due diversi fronti. Ecco il fulcro di Civil War, una divisione dei supereroi tra chi intende registrarsi e chi invece vuole preservare a ogni costo la propria identità segreta. Come recitava lo slogan della saga ‘Tu da che parte stai?’. Servivano due nomi importanti a guidare le fila delle due fazioni, e la scelta ricadde immediatamente su Cap e Testa di Latta, anche se, come racconta l’editor Tom Breevort, inizialmente li schieramenti erano diversi:
All’inizio avevamo pensato di avere Cap a favore dell’atto di registrazione, sfruttando il suo senso del dovere per fargli dare la caccia ai suoi amici. Tony, al contrario si sarebbe schierati con la fazione anti-registrazione. Ma poi capimmo che le due posizioni non si sarebbero conciliate con lo spirito dei due personaggi
Gli eventi di Civil War, come immaginabile, hanno avuto una ripercussione negli anni successivi. In primis, il contrasto ideologico tra Iron Man e Capitan America ha creato un precedente che ha cambiato radicalmente gli assetti della comunità supereroica, lasciando il tema della registrazione e dell’identità segreta dei supereroi sempre di attualità, come dimostrato recentemente anche nella run di Zdarsky su Daredevil.
Il vero finale di Civil War, però, si può identificare in due storie, Confessione (di Bendis, con disegni di Alex Maleev) e La morte del Sogno (di Ed Brubaker, con disegni di Steve Epting), in cui il confronto tra Cap e Iron Man prosegue su un piano meno bellicoso e più ideologico, mostrando le radici etiche ed emotive delle rispettive scelte. La sconfitta di Steve Rogers e della sua fazione non significa una vittoria moralmente giusta da parte di Stark, che anzi alla fine di Civil War, considerabile una delle migliori storie con Iron Man, assume nuovamente un ruolo governativo diventando direttore dello S.H.I.E.L.D. e avviando l’Iniziativa, che avrà dure ripercussioni sul futuro del Marvel Universe.
Soprattutto per Stark, che in seguito a questo scontro fratricida perde gran parte del sostegno dei suoi stessi compagni di avventure, che lo vedono ora come un traditore. A guidare Stark è stata essenzialmente quel senso di responsabilità che era stato foriero degli eventi de La Guerra delle Armature, ulteriormente amplificato dalla consapevolezza che il mantra marveliano su poteri e responsabilità non poteva esser ignorato nelle sue più nefaste conseguenze. Dal finale di Civil War si avvia un nuovo percorso di Iron Man, che lo porta a esser coinvolto in modo evidente anche all’interno della politica e che lascia emergere una vena di ossessiva mania del controllo che segna un’ulteriore separazione tra Stark e i suoi compagni Vendicatori.
LA GEMMA DEL PASSATO
Il demone nella bottiglia
All’inizio degli anni ’70, si iniziarono a sviluppare delle storie che valorizzassero l’aspetto umano dei personaggi e della loro vita, introducendo elementi che si avvicinavano alle soap opera.
Questa nuova modalità di sviluppo dei personaggi non li rendeva solo più reali, ma contribuiva a consolidare le relazioni tra i personaggi, sia all’interno delle singole testate che nel più ampio contesto dell’Universo Marvel. All’interno di questa evoluzione, si mossero due giovani autori, David Michelinie e Bob Layton, a cui venne affidata la gestione di Iron Man nel 1979. Michelinie e Layton decisero di spingere Tony Stark ad affrontare un nemico nuovo, implacabile, che lo avrebbe accompagnato anche negli anni a seguire: l’alcolismo.
Il punto di partenza è stato il materiale iniziale su cui Michelinie fondò il suo rapporto con Iron Man
Quando arrivai su Iron Man avevo un insolito vantaggio, non avendo mai letto prima storie del personaggio. Non avevo idee su come trattarlo, non avevo punti di riferimento, quindi mi rilessi le uscite dell’anno precedente, comprendendo subito una cosa di Stark: era decisamente pieno di problemi!
E Michelinie non scherzava. Nell’anno precedente, Tony Stark aveva una vita sentimentale complicata, la sua armatura era oggetto di un’attenzione del governo che voleva renderla uno strumento militare e lo S.H.I.E.L.D., guidato da Nick Fury, stava cercando di prendere il controllo delle Stark Industries, con un’acquisizione decisamente ostile. Un ottimo presupposto per Il demone nella bottiglia:
In una situazione simile, una persona reale costretta a sopportare una simile pressione cercherebbe una valvola di sfogo. Dato che da tempo si era stabilito che Tony era il classico playboy, che lo si era già vista bere alcolici in diverse occasioni, pensai che fosse comprensibile e realistico per Tony vedere nell’alcol una via di fuga alla sua pressione. Con Bob, iniziammo a lavorare su questa idea
Il titolo con cui viene ora ricordato il ciclo di storie che si sviluppò su The Invincible Iron Man tra i numeri 120 e 128, Il demone nella bottiglia, in realtà identifica solo il capitolo finale di questa caduta di Tony Stark. Come racconta Michelinie, l’idea non fu un’improvvisazione, ma lui e Layton avevano gettato le basi sin dai primi studi sulla loro run del personaggio.
La vita di Tony Stark sembra andare in pezzi. Il governo americano sta cercando in ogni modo di prendere il possesso della tecnologica dell’armatura di Iron Man, mentre le Stark Industries sono sotto il bersaglio dello S.H.I.E.L.D., che intende acquisirle in modo da assumere il controllo delle tecnologie Stark.
A pesare su questa condizione, è soprattutto la sensazione di Stark di esser stato tradito da un amico, Nick Fury, che come direttore dello S.H.I.E.L.D. sta guidando questa acquisizione ostile delle Stark Industries. In mezzo a questo marasma emotivo, l’armatura di Iron Man continua a mostrare dei piccoli problemi, che spesso si rivelano pericolosi per il suo utilizzo. Stark cerca di riparare, con scarso successo, questi bug della sua armatura, non sapendo che sono in realtà causati da un suo rivale Justin Hammer (presentato con le fattezze dell’attore Peter Cushing), che ha ordito un piano machiavellico.
Dopo uno scontro con alcuni suoi storici nemici (Whiplash, Melter e Blizzard), sempre parte del piano di Hammer, la pressione su Stark diventa sempre più forte. E il miliardario inizia ad eccedere con l’alcol, perdendo sempre più lucidità. L’evento scatenante della caduta di Stark è quando, durante un incontro alle Nazioni Unite, un ambasciatore straniero viene ucciso da Iron Man con un colpo dei suoi repulsori. Costretto a rinunciare alla sua armatura, Stark inizia un’indagine per scoprire cosa stia accadendo e chi sia questo Hammer che ha organizzato questo complesso piano.
Michelinie e Layton, supportati dai disegni di Romita Jr, offrono uno dei capitoli essenziali della vita di Iron Man. Stark viene presentato in una debolezza incredibilmente umana e reale, l’alcolismo, che viene dipinto in ogni suo odioso aspetto. Tony perde il controllo della propria vita, arriva al punto di isolarsi dal resto dei suoi amici, toccando il fondo quando arriva al litigio col fedele Jarvis, lo storico maggiordomo di casa Stark, che a malincuore sceglie di rassegnare le dimissioni. L’incapacità di continuare a svolgere le sue funzioni di Iron Man in modo corretto spinge gli amici di Tony a non negare più il problema.
La rilevanza de Il Demone nella bottiglia, una delle migliori storie di Iron Man ancora oggi, è tale che non solo viene recuperato l’elemento dell’alcolismo negli anni immediatamente successivi, come nella run di O’Neill, ma questa debolezza di Stark viene utilizzata anche in eventi di grande importanza, come Vendicatori Divisi, e rimane una delle complicazioni con cui Tony deve confrontarsi spesso nel corso dei successivi decenni. Tanto che questa esperienza lo porta a esser di supporto anche ad altri eroi che affronteranno il medesimo mostro, come Carol Danvers.
LA GEMMA DEL PRESENTE
Extremis
Warren Ellis e Adi Granov interpretano un nuovo Iron Man, portando l’interazione tra Tony Stark e l’armatura ad un livello successivo, dando vita a una delle migliori storie di Iron Man: Extremis.
Quando sul mercato compare una nuova droga che potenzia fisicamente dei criminali in modo incredibile, Tony decide di realizzare una nuova armatura, capace di interfacciarsi con il suo sistema nervoso diventando una seconda pelle. Ellis non si limita a presentare un momento evolutivo di Iron Man, rimasto in essere a lungo, ma si addentra nel complesso discorso sulla liceità della sperimentazione estrema e sul ruolo dei visionari futuristi e su come la loro visione possa guidare il mondo, rischiando al contempo di rimanerne ossessionati.
All’epoca dell’uscita di Extremis si erano avviati i primi timidi tentativi di portare al personaggio al cinema, e nelle intenzioni di Marvel l’attore giusto era Tom Cruise, tanto che in Extremis il volto di Tony Stark è quello della star di Mission: Impossible. Curiosamente, una volta avviato il Marvel Cinematic Universe, Extremis diventa la base narrativa del terzo capitolo delle avventure di Iron Man, opportunamente rivisitato nella tradizionale ottica del franchise.
IL WHAT IF…?
Iron Man 2020
Negli anni in cui la Marvel sembrava voler sperimentare in modo vario le possibilità offerte dal futuro dei propri personaggi, anche Iron Man ebbe modo di diventare un personaggio di un potenziale futuro che, inevitabilmente, è stato raggiunto e infine superato.
L’idea di avere un Iron Man del futuro era legato alla necessità di inserire un villain all’interno delle avventure di un personaggio fantascientifico della Casa delle Idee: Aaron Stack, alias Machine Man. Creato da Jack Kirby, Machine Man era comparso all’interno dell’adattamento a fumetti di 2001: Odissea nello spazio sul finire degli anni ’70, rimanendo poi in azione all’interno del mondo Marvel.
L’incontro tra Machine Man e Iron Man 2020 avviene in una miniserie del 1984, quando Machine Man torna in azione, ma nel futuro: anno 2020. In questo presente alternativo, l’umanità è presentata sotto una luce pesantemente influenzata da opere come Blade Runner e il nascente cyberpunk, una società meschina e rigidamente divisa in caste, in cui l’androide si risveglia dopo un lungo sonno.
I suoi vecchi nemici e i suoi compagni di avventure sono ancora vivi, e la loro battaglia ricomincia, ma con un’aggiunta: Arno Stark. Erede dell’impero tecnologico degli Stark, Arno ha assunto l’identità di Iron Man. Contrariamente al suo più illustre predecessore, Arno non ha nobili intenti, almeno in questa sua prima apparizione, ma è più un avventuriero prezzolato, non dissimile da un cacciatore di taglie. E il suo nuovo incarico è proprio Machine Man!
Nato dalla fantasia di Tom DeFalco, disegnato da Herb Trimpe ed inchiostrato da Barry Windsor-Smith, Iron Man 2020 diventa un antagonista perfetto per Machine Man, dando vita a una delle migliori storie di Iron Man. La contrapposizione ideologica tra i due, basata su una differente visione della tecnologia, si sposa alla perfezione nell’offrire una lettura che valorizza il contrasto tra organico e sintetico, tra umano e metallo. Eppure, nel suo ruolo di personaggio secondario, Arno Stark svolge perfettamente il suo compito, risultando un villain carismatico.
L’aspetto divertente di questo futuristico what if…? è che siamo infine giunti nel famigerato 2020, occasione che in Marvel è stata celebrato ripresentando questa ispirazione anche all’interno della serie regolare di Testa di Latta, dove la presenza di un Arno Stark è stata resa possibile anche grazie alla citata run di Bendis in cui viene raccontata la vera storia della famiglia Stark e le origini reali di Tony.
VOLUME PER IL NEOFITA
Io sono Iron Man
Non è un mistero che in questi casi il consiglio è sempre la lettura dei volumi della collana Io sono. Con l’intento di celebrare i sessant’anni di Iron Man , Panini ha ripubblicato Io Sono Iron Man in una nuova edizione, la Anniversary Edition, aggiungendo ulteriore fascino a questa pubblicazione, presentando alcune delle migliorie storie di Iron Man, prese dai diversi decenni di vita del personaggio.
La presenza di storie cult e fondanti per la cronologia del mito del Vendicatore Dorato è accompagnata da un comparto redazionale accurato che non si limita a contestualizzare la specifica storia all’interno della vita editoriale di Iron Man, ma si arricchisce di nozioni legate al percorso creativo e alla rilevanza all’interno del mosaico dell’universo della Casa delle Idee.
IL VILLAIN
Obadiah Stane
Per quanto spesso si citi il Mandarino come villain per eccellenza di Iron Man, è con Obadiah Stane che Stark trova un avversario particolarmente ostico, capace di non terminare la propria ingerenza nella vita di Iron Man alla sua morte, ma dando vita a una vendetta generazionale.
A rendere centrale la figura di Stane nel mito di Iron Man è Dennis O’Neill, che introduce questo personaggio in un momento abbastanza duro per Stark, che sta ancora affrontando le conseguenze del suo alcolismo, e ha visto la sua azienda, la Stark Industries, finire in mano al suo avversario in affari, Obadiah Stane, con la collaborazione dello S.H.IE.L.D. Stark ha fondato una nuova società, la Circuits Maximus. Il ruolo di Iron Man è finito sulle spalle di James Rhodey, amico fraterno di Stark, che sostituisce il primo Testa di Latta, ancora insicuro a rivestire nuovamente l’armatura. A cambiare le cose, è il momento in cui Stane decide di eliminare definitivamente dai giochi Stark, che crea una nuova armatura, la Silver Centurion, per fermare il suo rivale, che ha creato una sua armatura: Iron Monger.
Lo scontro finale tra Stark e Stane si conclude in modo tragico, con la scelta di Stane di non accettare la sconfitta, suicidandosi davanti un impotente Iron Man. Morte che tornerà a tormentare negli anni seguenti il Vendicatore Dorato, quando il figlio di Stane, Ezekiel, intraprende una propria missione di vendetta contro Stark, come raccontato nello story arc I cinque incubi, ciclo che rappresenta una delle migliori storie di Iron Man, considerato il ritratto intimo che viene dato di Tony Stark.
La storia di O’Neill segna il ritorno in scena di Tony Stark come Iron Man, dopo un periodo in cui il magnate in rovina era divenuto un personaggio secondario, lasciando il ruolo da protagonista all’amico Rhodey. È proprio Iron Monger ad aver fornito ai Marvel Studios la base narrativa su cui sviluppare il primo film dell’universo cinematografico della Casa delle Idee, quell’Iron Man che nel 2008 sancì la nascita del Marvel Cinematic Universe.
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