Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco. I fan del Marvel Cinematic Universe si arrovellano la mente su questa constatazione di Strange da Spider-Man: No Way Home, e probabilmente continueranno a farlo ancora per un bel pezzo, considerato che ad oggi il multiverso marveliano è una gigantesca, inconcludente incognita. Le infinite dimensioni in infinite combinazioni a lungo promesse si sono rivelate uno dei punti deboli della saga, al punto che ci si domanda lecitamente quanto il franchise abbia ancora da offrire in termini di solidità narrativa.
Un timore che si sposa con la paura che la debacle del Marvel Cinematic Universe possa segnare la fine del comparto cinematografico dei supertizi. Anche perché siamo onesti, sinora la controparte DC non ha brillato per personalità, piagata da cambi ai vertici o resurrezioni a mezzo social di controversi universi. Poco importa che nel frattempo fossero uscite storie sublimi come il Joker di Phillips o The Batman, l’intero genere guardava sempre ai film della Casa delle Idee come metronomo dell’universo cinecomics.
E siamo onesti, ultimamente la situazione non era proprio ideale. Passi l’altalenante Fase Quattro, sperimentale per esigenze inderogabili, ma l’avvio della nuova Fase con Ant-Man and the Wasp: Quantumania non ha certo stupito, lasciando un debole segnale di ripresa con Guardians of the Galaxy vol. 3. Serviva dunque un film che non salvasse solamente il MCU, ma desse una boccata d’ossigeno all’interno comparto cinecomic.
The Flash segna il sorpasso degli eroi di DC Comics sul Marvel Cinematic Universe?
Serviva The Flash, serviva proprio quel personaggio che nel 1956 aveva dato vita alla rinascita dei supereroi avviando la Silver Age. Perché sarà anche il capitolo conclusivo del fu DCEU, ma come abbiamo spiegato nella nostra recensione di The Flash, con tutte le sue piccole imperfezioni, ha capito cosa mancasse alle ultime uscite cinematografiche degli eroi in maschera: il sense of wonder.
Che non significa battaglie soverchianti e epica steroidea, ma semplicemente ricordare che sotto la maschera ci sono uomini comuni, che proprio da questa loro umanità traggono la propria identità. The Flash è assolutamente perfetto nel rendere lo strampalato Barry Allen di Ezra Miller un uomo complesso che vede nella sua ironia una sorta di fuga alla propria sofferenza, che ironizza e gigioneggia ma che ti colpisce al cuore per la sua straziante umanità.
C’è sicuramente la componente eroica in The Flash, ma non ti viene sbattuta in faccia solo perché stai guardando un film con tizi in calzamaglia. L’eroismo è quello di chi accetta di indossare quella maschera pur sapendo che lo costringerà a soffrire, cedendo alla tentazione di usare per una volta il proprio potere per un fine personale, mostrandosi dannatamente, fallacemente umano. Mostrandosi come uno di noi, perché quello avremmo fatto tutti.
Difficile non vedere nella scelta di Barry un impulso condivisibile. Pur ispirandosi a Flashpoint (uno dei migliori maxi-eventi della storia dei comics), l’avventura sul grande schermo di Barry Allen prende solo la meccanica dell’evento fumettistico come punto di contatto, costruendo una vivace e identitaria analisi del supereroe.
The Flash gioca con il lettore accanito, lo pungola con piccole citazioni ai comics che non sono una sorta di esclusivo legame con il personaggio, ma vengono mediate tra la necessità di creare un’empatia e il non escludere chi non conosce la vita fumettistica del Velocista Scarlatto. Mancanza a cui si può sempre rimediare, con l'aiuto della nostra guida ai fumetti essenziali di Flash.
Ed ecco quindi utilizzare il multiverso con una lucidità artistica da premio. Non ci si limita a cercare agganci alla dimensione fumettistica, si va a scavare a piene mani nella cultura pop per dare una spiegazione delle infinite Terre (o dovrei dire, Terre Infinite?), utilizzando elementi universali come Ritorno al Futuro per cercare di coinvolgere tutti gli spettatori, dando loro una storia avvincente ed emozionante.
Se in sala ci sarà qualcuno che verserà la lacrimuccia nel vedere il Batman di Keaton tanto meglio, ma ci sarà anche un momento di corale commozione che esula dalla conoscenza del personaggio, perché scaturisce da un tratto immutabile di Flash: è il più empatico degli eroi DC.
Muschietti prende un personaggio tutt’altro che banale, lo eleva a incarnazione di una natura eroica venata di umana fragilità. Lo fa ridendo, lo fa piangendo, lo fa mettendolo a confronto con un Bats invecchiato e inacidito. Lo fa così bene, con tale trasporto, che si perdona una CGI non sempre all’altezza, si sorvola su alcuni momenti eccessivamente comici, perché la cifra emotiva di questo film è una sinfonia sincopata ma travolgente.
Flash è il protagonista, ma Muschietti non guarda in camera per raccontarne la storia, non fatevi ingannare: fissa voi. È lì che sorridente imbastisce la scena giusta per farvi trattenere il fiato, sposta di qualche grado la visuale per regalarvi quella lacrima liberatoria, oppure vi spinge a vedere quel Superman mai nato che invece sta salvando universi, solo che fa elseworld.
Questo è quel sense of wonder che mancava da troppo tempo nei cinecomic. Dimentichiamo per un secondo la puntigliosità su effetti speciali altalenanti, o il voler cercare le minuzie da nerd impietosi, lasciamoci affascinare dalla storia, dalle musiche e dai volti dei personaggi. Emozioniamoci a quel ‘Facciamo i pazzi’ di Bat-Keaton, sentiamo il cuore di Kara che esplode nel suo primo combattimento e sciogliamoci con Barry nel pianto di rassegnazione e amorevole accettazione.
La rinascita dei cinecomic e il ritorno del sense of wonder
Questa è la meraviglia degli eroi, ricordarci come potrai combattere il crimine vestito da Pipistrello, potrai sparare raggi dagli occhi e correre più veloce della luce, ma alla fine sarà sempre la tua umanità a guidarti.
The Flash dovrebbe essere una chiusura, in attesa di vedere il nuovo universo cinematografico DC COMICS, ma uscendo dalla sala si avrà la sensazione di volerne ancora, ci si affeziona talmente al Barry di Miller che è quasi impensabile immaginare un Flash senza di lui. Perché a quel complessato, impacciato, magnificamente umano Velocista finiamo per voler bene, e anche se dubiteremo di esser ricambiati, di una cosa saremo certi: abbiamo iniziato prima.
E a questo nuovo slancio dovrà rispondere anche il Marvel Cinematic Universe. Dopo il divertente momento di autocritica nel finale di She-Hulk: Attorney at Law ci si era illusi che i Marvel Studios avessero compreso come raddrizzare la rotta.
I recenti cambiamenti ai vertici e le ultime notizie di slittamenti possono farci pensare a un più attento controllo del processo produttivo e della qualità delle proposte, un intento che vede, come primo banco di prova, l'attesa Secret Invasion, serie basata su Nick Fury e che, come potete leggere nella nostra anteprima di Secret Invasion, ha lasciato delle ottime sensazioni.
The Flash potrebbe dunque esser un punto di svolta per l'intero genere. Che si tratti degli eroi della Casa delle Idee o di quelli della Distinta Concorrenza, la speranza degli appassionati è di poter avere nuove avventure che ripaghino la loro passione. Con l'augurio di non dover vagare disperati per infiniti multiversi.
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