Bucky Barnes: da spalla di Cap a Winter Soldier

Immagine di Bucky Barnes: da spalla di Cap a Winter Soldier
Autore: Manuel Enrico ,

Quanti eroi possono vantare una seconda vita? Il mondo dei comics supereroici ha sempre giocato con la morte dei propri personaggi in modo subdolo, a volte condannandoli in modo definitivo, come dimostrato da Mar-Vell, altre volte rendendoli degli strumenti di rottura nella continuity, con morti eccellenti seguite da ancor più eclatanti resurrezioni. D’altronde, Stan Lee era solito sostenere che le porte dell’aldilà marveliano fossero girevoli, anche se non proprio per tutti, ma a beneficiare di questo oltretomba fluido fu anche James Buchan ‘Bucky’ Barnes, che da spalla di Capitan America nella Golden Age, ebbe modo di tornare in vita nel Marvel Universe fumettistico come Winter Soldier. E non proprio come spalla della Sentinella della Libertà, almeno inizialmente.

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Sembra curioso come questa seconda vita sia stata riservata a un personaggio come Bucky, che rappresenta un’anomalia nel mondo marveliano: essere una spalla. Il sidekick non rientra nei canoni della narrativa marveliana, ruolo rivestito in modo canonico da Bucky e in veste leggermente più libera da Rick Jones. Eppure, all’interno della vita di Capitan America non poteva mancare la presenza di Bucky, non solo nei ruggenti anni della Golden Age, ma anche nella sua nuova vita come leader degli Avengers.

Bucky Barnes, la spalla di Cap

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All’esordio di Capitan America nel marzo 1941, Bucky compariva sulla copertina del primo numero delle avventure della Sentinella della Libertà presentato come la sua giovane spalla. Se da un lato può sembrare assurdo che un ragazzino accompagnasse un supersoldato nelle sue avventurose e rischiose missioni contro i nazisti, dall’altro va riconosciuto come questo personaggio fosse un ottimo legame emotivo con i giovani lettori.

In un periodo in cui i cosidetti patriotically themed heroes si facevano portavoce di una volontà interventista all’interno di una divisa società americana, anche la presenza di un giovane ansioso di fare la sua parte per lo zio Sam diventava un messaggio importante. E non si tratta di un’aggiunta tardiva alla creazione di Cap, considerato come uno dei creatori di Steve Rogers, Joe Simon, , ha sempre sostenuto che Bucky fosse stato concepito sin dalle origini del supersoldato, rifacendosi a un suo amico:

La spalla adolescente era stata semplicemente battezzata Bucky, in onore del mio amico Bucky Pierson, una stella della squadra di basket del nostro liceo

Pur essendo coinvolto direttamente dalle missioni di Cap, Bucky non venne inizialmente definito come individuo, ma fu utilizzato più come elemento di alleggerimento. Il suo approccio vivace e spesso intraprendente e ironico serviva a rendere meno grevi le vicende belliche, aiutando a non dare alle storie di Captain America un tono eccessivamente da war comic, preservandone l’aspetto supereroico. Soprattutto, per i giovani lettori era uno specchio in cui riconoscersi, considerato come Bucky, pur se in teatri di guerra, viveva avventure incredibili al fianco di superesseri come Namor il Sub-Mariner e o la prima Torcia Umana.

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La prima vita editoriale di Bucky lo portò, nel periodo post-bellico, ad essere prima parte di una formazione supereroica adolescenziale (gli Young Allies), prima di essere ferito in modo grave in Captain America Comics #66 (1948), portando a Cap a vedere nella sua fidanzata Betsy Ross un’ideale sostituta con il titolo Golden Girls. A Bucky rimasero solo poche occasioni di tornare nuovamente al fianco di Cap, prima che la Golden Age venisse bruscamente interrotta.

Nonostante il tentativo di ridare spessore al mito di Cap quando Timely Comics divenne Atlas Comics, per Bucky ci fu ugualmente poco spazio. Anche durante l’era del criticato Captain America versione commie smasher, Barnes fece delle sparute apparizioni, con tre avventure al fianco di Rogers, prima della definitiva chiusura della serie nel 1954, con Captain America Comics #74.

Ma se la Golden Age era finita, agli eroi dei fumetti non sarebbe bastato che aspettare una nuova occasione, che prese la forma della Silver Age.

Bucky Barnes, il rimpianto del Cap della Silver Age

Con la nascita di Marvel Comics, si diede vita a una serie di nuovi personaggi, come Spider-Man, Fantastici Quattro o Iron Man. Tuttavia, alcuni personaggi della Golden Age erano ancora appetibili per il pubblico, in particolare una figura di spicco come Capitan America. Per via della sua concezione, Rogers si prestava a essere un’interpretazione moderna del Sogno Americano, e come tale non poteva rimanere isolato nei ricordi.

La non eccellente versione del personaggio offerta durante l’era Atlas Comics aveva in parte minato l’autorevolezza di Cap, rendendolo più un’incarnazione acida dello spirito maccartista che non un simbolo a cui ispirarsi, motivo che spinse Marvel Comics non solo a riportare in auge il personaggio, ma anche a tentare una delle prime operazioni di retcon.

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Marvel Comics
Winter Soldier
Winter Soldier

Dopo la sua apparizione in Avengers #4 (1964), si rese necessario riscrivere il passato di Capitan America. In questo momento fu introdotto l’espediente del sacrificio in una missione suicida, al termine della quale Cap venne dato per disperso. In realtà, finì tra i ghiacci polari, dove rimase ibernato sino a che non venne salvato proprio dai Vendicatori.

Una scelta che costrinse a spiegare come il Capitan America degli anni ’50 fosse in realtà un sostituto scelto dal presidente Truman, in modo da preservare il mito di Cap. Allo stesso modo, per preservare la continuity, venne riscritta la storia di Bucky, che apparentemente fu prima sostituto da Fred Davis, ragazzo che aveva conosciuto e che era diventato suo amico nei primi tempi della Seconda Guerra Mondiale, e in seguito da Jack Monroe, che indossò la divisa di Bucky perché ispirato dalla gesta di Cap e della sua spalla durante il secondo conflitto mondiale.

Nel ricostruire il passato di Cap, quindi, si rese necessario anche dare una nuova linearità alla vita di Bucky Barnes, lavoro che iniziò con Tales of Suspence #63 (1965). Utilizzando alcuni elementi narrativi della Golden Age, venne ricostruito il mito di Cap e del suo rapporto con Bucky, con un’operazione di retcon. Scopriamo come Bucky fosse un adolescente che viveva nei pressi di Camp Leigh, la base dove Steve Rogers divenne Capitan America, e che in seguito si ostinò a tal punto a volerlo accompagnare nelle sue avventure da divenire un fedele amico per la Sentinella della Libertà.

Rimasto orfano assieme alla sorella Rebecca, Bucky fu adottato dal maggiore Samson, ufficiale di stanza a Camp Leigh e compagno d’armi del padre, morto durante un’esercitazione. Crescendo come mascotte della base, Bucky prese l’abitudine di addestrarsi con i soldati e crescendo diede vita a un piccolo commercio clandestino con cui rifornire i militari di stanza a Camp Leigh. Contrariamente a quanto raccontato nei comics della Golden Age, dove Bucky scopriva per puro caso la vera identità di Capitan America, durante la retcon di Cap venne svelato che questa era una storia di copertura, utilizzata per nascondere il fatto che Bucky era in realtà stato affiancato a Rogers in modo da consentirgli di addestrarsi come agente operativo con le SAS britanniche.

Durante queste missioni, Cap e Bucky operarono spesso oltre le linee nemiche supportati da una squadra speciale, gli Howling Commandos, composta da soldati altamente addestrati e pronti a compiere missioni considerate impossibili, sotto la guida del sergente Nick Fury.

Il ritorno di Cap non fu seguito da una seconda occasione per Bucky, complice, in primis, l’ostilità di Lee per la figura delle giovani spalle degli eroi, che il Sorridente considerava una delle peggiori abitudini della Golden Age. Nonostante il co-creatore di Bucky, Jack Kirby, avesse sempre sperato nel ritorno di Bucky, la sua morte venne invece utilizzata come strumento per lavorare sulla personalità di Cap. il senso di colpa per non aver salvato il suo giovane amico divenne un tratto essenziale del nuovo corso di Captain America, che in diverse occasioni mostrò di sentire la mancanza di un compagno di avventure, tanto da accettare di esser affiancato per qualche tempo da Rick Jones.

Eppure, la morte di Bucky è stata centrale nella nuova vita di Cap. Basterebbe pensare a come il senso di colpa per non avere salvato il ragazzo sia stata una leva emotiva essenziale in alcuni momenti della seconda vita della Sentinella della Libertà. Fondamentale, in tal senso, la lettura di Capitan America: Bianco, tassello finale della quadrilogia cromatica di Tim Sale e Jeph Loeb, dove un appena rianimato Cap ricorda il suo amico, confessando un amore fraterno per il ragazzo, tramite un viaggio nei ricordi della guerra in cui traspare il reciproco affetto, divenuto per Rogers fonte di rimpianto e rimorso.

Nonostante diversi autori, come Roger Stern o John Byrne, avessero pensato di riportare in vita Bucky, questa possibilità venne sempre evitata, dando vita a una delle regole più note del mondo dei comics, la Regola Bucky: nessuno rimane morto, tranne Bucky, Jason Todd e zio Ben. Legge che andrebbe oggi riformulata, considerato che solo il Tessiragnatele piange ancora la morte di una figura morte, visto che nello stesso anno, il 2005, tanto Bucky quanto lo sfortunato Jason Todd fecero ritorno dal regno dei morti.

C’è una certa affinità tra Bucky e Jason, a ben vedere. Entrambi spalle di due eroi, seppure profondamente diversi, ed entrambi caratterizzati da una morte violenta che ha profondamente segnato i loro mentori. Se Cap ha pianto a lungo la scomparsa del giovane amico sviluppando un forte senso di colpa, non meno lacerante è stata la morte di Todd in Una morte in famiglia, la cui violenta dipartita aveva condotto il Cavaliere Oscuro a un passo dall’infrangere il proprio giuramento di non uccidere.

Ad accumunare i due sfortunati ragazzi è stato anche il loro ritorno, non come eroi, ma come nemesi dei propri mentori. Se Todd è tornato dall’aldilà come Reed Hood, non meno traumatico è stata la ricomparsa di Bucky come Winter Soldier.

Winter Soldier, la rinascita di Bucky Barnes

Il diktat di Lee contro le sidekick non venne considerato come un ostacolo nel 2005, quando venne finalmente concesso a Bucky Barnes di tornare nel mondo dei vivi. A farsi carico di questa delicata operazione fu Ed Brubaker, che decise di creare un nuovo villain da contrapporre a Cap andando a colpire duramente la Sentinella della Libertà. Occasione perfetta per dare un contributo a ridefinire il passato di Bucky Barnes.

Nella stessa missione suicida in cui Steve Rogers finì a fare ‘Capitan Ghiacciolo’, anche Bucky rimase gravemente ferito. Pur non essendo dotato dei poteri di Cap, Bucky sopravvisse grazie alle rigide temperature dei ghiacci, venendo recuperato da un sottomarino sovietico, comandato dal generale Vassily Karpov, membro del Dipartimento X. Questa organizzazione era la responsabile dei progetti sperimentali per creare il supersoldato russo, il Red Guardian, oltre a sviluppare il progetto Stanza Rossa, che diede vita alla letale Vedova Nera.

Recuperato dai russi, Bucky era rimasto gravemente ferito, avendo perso un braccio e colpito da una devastante amnesia. Sfruttando quest’ultima, il Dipartimento X lo sottopose a lavaggio del cervello rendendolo il Soldato d’Inverno (Winter Soldier), una spia letale utilizzata soprattutto come sicario. Dotato di un braccio robotico e reso uno docile strumento nelle mani del governo sovietico, Winter Soldier ha attraversato la seconda metà del Ventesimo Secolo come assassino, colpendo anche personaggi del Marvel Universe, come Wolverine.

Marvel Studios
Winter Soldier
Winter Soldier

A portare Winter Soldier sulla strada di Cap fu un piano di Teschio Rosso, che intendeva usare le sue capacità per un piano terroristico contro gli States. Dopo avere colpito Philadelphia compiendo una strage, Winter Soldier finisce nel mirino dello S.H.I.E.L.D., dopo che Sharon Carter, vedendo una sua foto, nota una spiazzante somiglianza con Bucky Barnes. E questa rivelazione colpisce duramente Cap, tanto da spingerlo a una forsennata caccia all’uomo, che si conclude con la cattura del Soldato d’Inverno e il tentativo di liberarlo dal condizionamento mentale, usando un Cubo Cosmico.

Come specificato dallo stesso Brubaker, Capitan America non vuole cancellare dalla mente di Bucky il suo passato come Winter Soldier, ma mira a ripristinare la memoria di chi fosse in precedenza. Oltre a rivelarsi un ottimo modo per non costringere a retcon future, questo consente di avviare Bucky in un percorso di analisi del proprio passato, affrontando una crisi di coscienza. Non è un caso che in seguito, quanto dopo Civil War gli fu proposto di sostituire il defunto Rogers come Capitan America, affrontò questo compito con un piglio diverso rispetto al suo amico.

Questo radicale cambio di modus operandi, che porta Bucky a scontrarsi con alleati storici di Cap, è motivato da come Brubaker abbia riscritto le origini del personaggio. Privandolo di quella connotazione quasi puerile di military brat tipico della Golden Age, Brubaker trasforma radicalmente Bucky, rendendolo subito un assassino dello stato, considerato il vero motivo per cui era stato affiancato a Cap. Non è quindi solo il suo passato come Winter Soldier a condizionare il suo operato come ‘nuovo’ Cap, ma è frutto della sua intere esistenza. Tratto che emerge, nel suo essere intraprendente e ribelle al limite dell’insubordinazione, anche nei flashback del citato Capitan America: Bianco.

Winter Soldier nel Marvel Cinematic Universe

Nel portare Capitan America nella dimensione cinematografica, non si poteva evitare di introdurre anche la figura di Bucky Barnes. Come spesso accade, il passaggio dal fumetto al grande schermo ha comportato una libera reinterpretazione del personaggio, come dimostrato da Captain America: Il Primo Vendicatore.

In questo film scopriamo come Bucky (Sebastian Stan), sia in realtà un amico fraterno del mingherlino Steve Rogers (Chris Evans), che difende costantemente dai bulli. Quando Bucky si arruola per combattere in Europa, anche Steve cerca di farsi arruolare, ma considerata la sua costituzione viene scartato, portandolo ad accettare di esser la cavia del Progetto Rinascita. Divenuto Cap, Rogers, dopo esser stato utilizzato come uomo immagine dell’esercito, durante un tour in Europa decide di lanciarsi al salvataggio di una squadra di soldati americani rapiti dai nazisti, liberando anche il suo amico Bucky. I due formano una squadra di soldati che si lancia in missioni spericolate, sino a quando Bucky, durante una missione, non viene dato per disperso.

È con Captain America: The Winter Soldier, uno dei migliori film dell’intero Marvel Cinematic Universe, che la storia di Brubaker ha modo di conquistare il grande schermo. In questo film, viene mostrato come l’Hydra abbia deciso di sfruttare il Soldato d’Inverno per attaccare Rogers e tentare di conquistare definitivamente lo S.H.I.E.L.D.. Dopo uno scontro senza quartiere, Rogers scopre che il suo amico è ancora vivo, e quella che doveva essere una missione contro l’Hydra diventa l’occasione di salvare Bucky. Missione che si completa in Captain America: Civil War, dove il passato di Bucky viene usato contro di lui e gli Avengers, portando Cap ad abbandonare gli Eroi più Potenti della Terra pur di impedire a Iron Man di vendicarsi di Bucky, che, come Winter Soldier, aveva ucciso i genitori di Tony Stark.

Marvel Studios
Winter Soldier
Winter Soldier

All’interno del Marvel Cinematic Universe, Bucky ha avuto l’occasione di affrontare la propria coscienza, in The Falcon & The Winter Soldier,  pur consapevole che le azioni come Winter Soldier fossero indipendenti dalla sua volontà, prigioniera del lavaggio del cervello dell’Hydra. Non è un caso che al momento di cedere lo Scudo dopo gli eventi di Endgame, Rogers scelga Sam Wilson.

A tenere Bucky Barnes lontano dallo Scudo è la sua consapevolezza delle azioni commesse, di un passato sanguinario e diametralmente opposto alla adamatina purezza di Steve Rogers; il suo passato come Soldato d’Inverno gli ha precluso questa possibilità, cancellata dall’esser stato un nemico per troppo tempo, per quanto a sua insaputa. Il lavaggio del cervello dell’Hydra non può esser addotto come scusa per cancellare un passato violento, soprattutto le conseguenze delle azioni del Soldato d’Inverno ancora infestano l’anima di Bucky. In The Falcon and The Winter Soldier vediamo chiaramente come Bucky stia ancora cercando di trovare un nuovo equilibrio, ora che è finalmente libero dal condizionamento mentale dell’Hydra, cercando un percorso di redenzione per placare i suoi sensi di colpa.

Il futuro di Bucky nel Marvel Cinematic Universe è condizionato dal passato fumettistico del personaggio, dove un breve periodo come portatore dello Scudo è divenuto un momento difficile per il Soldato d’Inverno, al punto che in breve tempo lo stesso Bucky preferì riconsegnare lo Scudo. Lezione appresa dagli sceneggiatori dei Marvel Studios, che hanno saggiamente preferito evitare questo passaggio concentrandosi su un più immediato passaggio delle consegne a Sam Wilson, al contempo dando a Bucky Barnes un futuro nel Marvel Cinematic Universe che fosse più in sintonia con l’anima del personaggio, offrendogli la possibilità di emanciparsi dal ruolo di spalla di Capitan America.

L’annunciato film dedicato ai Thunderbolts, la squadra black ops composta da antieroi, potrebbe esser il punto di svolta per Bucky. Una compagine di figure moralmente ambigue, come Ghost e Taskmaster, oppure in cerca di una nuova occasione, come U.S. Agent, i Thunderbolts possono vedere in Bucky un leader esperto, forse il meno compromesso sul piano morale di tutti loro. Un compito che può giovare al percorso personale di redenzione dell’eroe interpretato da Sebastian Stan, tutt’altro che completato e che potrebbe rivelarsi uno dei punti di forza del futuro del Marvel Cinematic Universe.

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