Capitan America: Bianco, ricordo e rimpianto per Steve Rogers

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Autore: Manuel Enrico ,

Non sono stati il siero del supersoldato e lo Scudo a trasformare il gracile Steve Rogers nella Sentinella della Libertà. Nei suoi ottant’anni di storia, Steve Rogers lo ha dimostrato in innumerevoli occasioni, abbandonando il costume, ergendosi perentorio contro coloro che volevano strumentalizzarlo, ricordando a tutti che lui serve solo il Sogno. L’unica altra forza che anima la sua esistenza, tuttavia, è la fedeltà ai suoi compagni, una dedizione senza eguali che Jeph Loeb e Tim Sale hanno reso magnificamente con il loro Capitan America: Bianco.

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Capitolo finale della Quadrilogia Cromatica che ha riscritto la storia di quattro colonne del pantheon marveliano, Capitan America: Bianco è uno dei ritratti più autentici della profonda, fraterna amicizia che lega Steve Rogers e Bucky Barnes. Due uomini fuori dal tempo, scampati a una morte celebrata da una nazione che li ha eletti ad eroi, ma tornati al mondo in modo antitetici: come redivivo simbolo di speranza Cap, come assassino feroce Bucky.

La rinascita di Capitan America

Dopo la sua sparizione nelle gelide acque dell’oceano alla fine della sua prima vita come esponente della Golden Age, Capitan America era stata dato per scomparso, nonostante alcuni tentativi di strumentalizzarne nuovamente la figura di patriotically themes hero durante gli anni ’50, trasformandolo nel commie smasher utilizzando un altro uomo che ereditasse il ruolo da Steve Rogers. Ovviamente, fu un fiasco, ma il mito di Capitan America non poteva certo estinguersi così.

E’ in Avengers #4 del 1964 che Steve Rogers viene ritrovato dai Vendicatori mentre il suo corpo ibernato fluttua nelle gelide acque dell’Atlantico. Immediatamente salvato, Steve Rogers viene accolto trionfalmente, l’eroe redivivo che, in breve, diventa membro di spicco degli Eroi più Potenti della Terra, creandosi una nuova vita in un tempo pieno di grandi meraviglie e di terribili eventi, divenendo il pilastro di grandi eventi come Civil War.

Marvel Comics
Capitan America: Bianco

Mancava però un momento in quel ritorno, un elemento che, ai più giovani lettori del periodo, forse era sfuggito: Steve sembrava non ricordare Bucky Barnes. Il ragazzino spericolato che lo aveva accompagnato per anni durante le sue battaglie contro Teschio Rosso e i nazisti, la side kick divenuto un fratello minore che ha condiviso con lui il triste destino di eroico sacrifico sembra sparito dalla memoria di Steve, che lo ricorda sporadicamente, solamente in seguito. E dobbiamo aspettare Brubaker ed Epting per assistere al traumatico ritorno di Bucky con lo story arc di Winter Soldier.

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Curiosamente, quando Loeb e Sale iniziano a concepire il loro racconto su Cap, non è ancora stato raccontato il ritorno di Bucky Barnes. Passa qualche tempo, ed ecco che Brubaker ed Epting riportano drammaticamente in scena l’amico di Rogers, una rinascita che avrebbe potuto anche complicare la loro visione di questo fraterna amicizia:

Questa per noi è sempre stata la storia dell’amicizia tra Steve Rogers e James Buchanan Barnes, o Bucky, se preferite. Poi, però, mentre lavoravamo su questa miniserie, in cui un ruolo fondamentale è giocato dai sensi di colpa di Cap per la morte di Bucky e gli orrori della guerra, Bucky è tornato in vita. E noi non abbiamo potuto fare altro che prenderne atto

Un’assenza che pesa nel mito di Cap, tanto che nel trovare il quarto protagonista del loro poker di storie, Loeb e Sale non hanno dubbi: Steve non può avere dimenticato il suo fedele compagno. E dopo aver raccontato tre perdite legate all’amore romantico (Daredevil: Giallo, Spider-Man: Blu e Hulk: Grigio), il duo decide che la perdita di un amico è la degna conclusione del loro percorso cromatico.

Il passato di Cap e Bucky

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Come per le precedenti storie della Quadrilogia Cromatica, anche Capitan America: Bianco si inserisce nelle spaziose lacune dei primi anni degli eroi marveliani. Le storie delle origini erano venate di una oggi nostalgica ingenuità, erano prive della ricchezza di dettagli e architetture narrative sopraggiunte poi con autori del calibro di Miller, Claremont o Hickman. In queste zone franche, Loeb ha intravisto una potenzialità infinita, potendo mostrare ai Veri Credenti degli spaccati intimi dei personaggi che fossero comunque collegabili alla continuity del Marvel Universe:

Ci piace dire che vi racconteremo ciò che accade tra le pagine delle storie che già conoscete. Per questo, sotto molti punti di vista, non siamo appesantiti eccessivamente da problemi di continuity.

Se era vero per eroi più strutturati come il Cornetto o l’Arrampicamuri, nel caso di Cap questo gioco narrativo era ancora più intrigante. Due vite separati da anni di inattività forzata, mentre Cap faceva Capitan Ghiacciolo, come ha detto un certo playboy, miliardario, filantropo, in cui il mondo è andato avanti regalando ad attenti narratori la possibilità di creare una storia che esaltasse la sua personalità più autentica, il vero superpotere di Steve Rogers.

E il risveglio in Avengers #4 era il perfetto punto di partenza.

Dopo il suo ritrovamento da parte dei Vendicatori, Steve Rogers viene portato in una struttura dove si tenta di rianimarlo. Grazie al siero del supersoldato, il suo corpo è sopravvissuto al gelido oceano in una sorta di animazione sospesa, ma quando i suoi occhi riaprono il primo pensiero è uno: Bucky. Il fedele amico che era al suo fianco anche durante l’ultima missione, perdendo la vita come lui nell’esplosione dell’arma finale di Teschio Rosso lanciata verso gli States.

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Capitan America: Bianco

Una volta calmato, Cap viene avvicinato da Nick Fury, sua vecchia conoscenza ai tempi della guerra, divenuto ora direttore dello S.H.I.E.L.D. Per Rogers, Fury è uno dei pochi contatti con il suo passato, ed è proprio a lui che confessa quanto gli manchi Bucky, quanto si senta responsabile della sua morte. Questa apertura della Sentinella della Libertà diventa la scintilla di un viaggio nella memoria in cui vengono ripercorsi momenti unici delle sue avventure con Bucky, prima ancora che nascessero gli Howling Commandos.

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Rimpianto e ricordo per un uomo fuori dal tempo

Tramite le didascalie, Loeb unisce ai dialoghi un percorso emotivo di Steve venato di rimpianto e sensi di colpa, guidando il lettore all’interno di un’avventura in territorio francese dove la loro amicizia viene messo a rischio non tanto dai nemici, quanto da incomprensioni che hanno tutto il sapore delle piccole fragilità di un rapporto fraterno. Il focus principale non è su Cap, bensì su Bucky, al centro della narrazione emotiva, protagonista di un continuo senso di inadeguatezza nei confronti di Cap, che lo porta a essere sin troppo spericolato, e a una gelosia fraterna nel momento in cui Steve sembra legarsi a una bella partigiana parigina.

Loeb è attento nel creare una sinergia tra il ricordo di Steve e i dialoghi tra i personaggi, enfatizzando il senso di malinconia contrapponendolo a una dialettica più vivace e libera, dove emergono al meglio le personalità dei protagonisti. Un crescendo emotivo che vive di momenti di grande intensità, come quando Cap ricorda al suo amico una verità che affonda le sue radici nello spirito autentico di Steve Rogers:

Ho commesso un errore, tutto qui. Sai meglio di chiunque che, sotto questa uniforme, sono solo un uomo che può commettere degli sbagli.

In questa confessione si racchiude la radice emotiva di un personaggio divento icona e spesso travisato in un simbolo, anziché apprezzato per la sua natura intrinseca. Loeb mira a costruire un racconto emotivo in cui si valorizzino anche aspetti meno caratteristici di Cap, umanizzandone ulteriormente l’indole lasciando emergere aspetti più concreti, anche se meno eroici.

Ecco quindi comparire slanci dinamici in battaglia e battute che tradiscono una certa spericolatezza, dette con il cameratismo che lega Cap e Bucky, ma spesso percepite dagli altri come un’ostentazione di un potere non guadagnato ma ottenuto quasi come un furto. Non mancano, infatti, le ripicche verbali di un Fury particolarmente ostico, che mal tollera la presenza di quello che percepisce come un manifesto d’arruolamento, al contrario dei suoi uomini, veri eroi che lottano senza superpoteri.

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Bianco. Capitan America

Bianco. Capitan America

Bianco. Capitan America - Marvel Comics

Sotto questo aspetto, Loeb lavora in modo ottimo, creando una contrapposizione emotiva che lentamente si scioglie, lasciando spazio a una progressiva accettazione e comprensione tra i diversi personaggi. n’apertura che coincide, in un ideale contrappasso, con il palesarsi di una separazione tra Steve e Bucky, non una spaccatura insanabile, bensì un momento di crescita per entrambi.

Ritratto di un'amicizia

La chimica tra Loeb e Sale non è certo un mistero, e anche Capitan America: Bianco giova di questa felice sinergia. Contrariamente agli altri volumi del ciclo, la storia di Cap richiede un approccio visivo più greve all’occorrenza, andando a toccare temi come la guerra che necessitano di maggior intensità.

Sale interpreta a suo modo questa esigenza, con splash pages in cui non insiste sull’aspetto più violento del conflitto, ma preserva sempre una tendenza alla frenesia muscolare di Cap, lasciando in più occasioni alla colorazione di Dave Stewart il compito di imprimere un’esplosività cromatica che si faccia voce della bellicosa ambientazione.

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Capitan America: Bianco

Dove Sale spinge al massimo sull’impatto visivo è nell’entrata in scena del Teschio Rosso, che viene ritratto in modo sublime valorizzando la sua deformità come specchio della sua anima perfida. Nelle tavole in cui si acuisce lo scontro tra Cap e la sua nemesi, Sale costruisce prospettive quasi gotiche per trasformare Teschio Rosso in una figura torreggiante, un incubo urlante che invade le vignette con una fisicità travolgente e disturbante.

Contrariamente agli altri racconti della Quadrilogia Cromatica, radicati in un contesto più urbano, lo spostamento in un ambiente bellico ha richiesto a Sale di curare con un piglio differente aspetti solitamente non affrontati:

Ci sono un sacco di cose che non ho mai fatto prima. Tutte quelle jeep e i carri armati, per esempio. Non mi piace disegnare le folle e i veicoli. Qui invece ci sono carri armati e aerei dappertutto, fucili di un tipo molto particolare, e cose del genere

Sale, dopo essersi doverosamente documentato, è riuscito a ricreare uno spaccato del periodo bellico convincente, non solo sul piano dell’azione, ma anche cogliendo momenti più tranquilli, come una serata in un locale, prima della classica scazzottata.

L'eredità di Capitan America: Bianco

Nonostante le perplessità di Loeb all’uscita di Winter Soldier, la lettura di Capitan America: Bianco viene ulteriormente impreziosita dal ritorno di Bucky. Quelle che sono le tensioni narrative del dramma orchestrato da Brubaker, la disperazione con cui Steve si lancia al salvataggio del suo amico trova nel ricordo di Bianco ulteriore intensità.

Leggere entrambe le storie sembra essere la soluzione ideale per poter apprezzare una delle amicizie più intense e pure del mondo dei comics, capace di trascendere il suo punto di origine ottenendo anche una trasposizione cinematografica degna, Captain America: The Winter Soldier, non a caso potenzialmente la miglior pellicola dell’intero Marvel Cinematic Universe.

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