Quale fumetto o volume acquistare per iniziare la lettura? Dove trovo le origini? Quali sono le storie imprescindibili? In un universo narrativo popolato di eroi in armatura, supersoldati e mutanti, non è facile ritagliarsi un proprio spazio per un eremita che, almeno nella sua prima apparizione, avrebbe dovuto essere un semplice avversario di un amato eroe della Casa delle Idee, Hulk. Eppure il destino ha offerto a Wolverine l’occasione di non rimanere una semplice comparsa, divenendo anzi un personaggio amato del Marvel Universe.
Grazie a Seconda Genesi, storia che in Giant Size X-Men #1 aveva segnato il ritorno dei mutanti dopo una lunga assenza dalle edicole, Wolverine ha saputo mostrarsi come un personaggio particolarmente intenso, grazie soprattutto ad alcune run divenute fondamentali nella storia di Marvel Comics.
Dopo esser divenuto uno dei grandi eroi dei comics a conquistare il grande schermo grazie all’interpretazione di Hugh Jackman, Wolverine è al centro della curiosità dei fan, ansiosi di scoprire come l’artigliato canadese approderà al Marvel Cinematic Universe, a partire dall’atteso Deadpool & Wolverine. In attesa di una risposta a questa domanda, possiamo ingannare l’attesa recuperando alcuni dei migliori fumetti di Wolverine.
Origini
La nascita di Wolverine è legata ad una particolare richiesta dell’editor in capo Marvel Roy Thomas, che sul finire del 1973 chiese allo sceneggiatore Len Wein di creare un personaggio ben preciso: un uomo, canadese, di bassa statura e dall’indole feroce come quella di un ghiottone (in inglese, wolverine), animale di cui avrebbe preso anche il nome.
A dare il primo impatto visivo fu chiamato un nome celebre di casa Marvel, John Romita Sr. Fu lui a ideare il costume del futuro personaggio e a introdurre l’elemento degli artigli retrattili.
Quando feci il design di Wolverine volevo che fosse pratico e funzionale. Per questo mi domandai ‘Se un uomo ha degli artigli simili, come farà ad allacciarsi le scarpe o grattarsi il naso?
Da questa curiosa riflessione, John Romita Sr. rese retrattili gli artigli del personaggio, senza però pensare a definire se una volta rinfoderati venissero integrati nel costume o avessero una connotazione più organica per il personaggio.
La partecipazione di John Romita Sr alla nascita di Wolverine fu fondamentale, e il primo disegnatore ufficiale del personaggio, Herb Trimple, non ha mai nascosto quanto il prototipo di Wolverine di Romita sia stato centrale nella creazione del personaggio
Per come la vedo io, Romita e Wein hanno cucito assieme il mostro e io gli ho dato la scintilla vitale. Era solamente uno di quei personaggi secondari o addirittura terziari, a dirla tutta, che stavano usando in quel particolare volume, senza alcuna idea se sarebbe andato oltre. Stavamo realizzando molti personaggi in The Incredible Huk che esaurivano la loro vita in unico numero
Trimple non ha mai cambiato idea sulla visione della genesi di Wolverine, tanto e ha sempre rifiutato il riconoscimento di co-creatore di Wolverine, attribuendo questo onore a John Romita Sr.
La prima apparizione ufficiale del personaggio risale a The Incredible Hulk #180, dell’autunno 1974, storia scritta da Len Wein e disegnata da Herb Trimple.
Nel 1975 in casa Marvel si decide di dare una nuova possibilità ad uno dei nomi che negli anni ’60 avevano contribuito al rilancio dei supereroi: gli X-Men. A guidare la rinascita mutante è Len Wein, che viene affiancato da Dave Cockrum. Wein deve ricreare una squadra di mutanti, mantenendo quella tradizione che vede gli X-Men come degli adolescenti, motivo per cui Wein inserisce all’interno del nuovo team mutante Wolverine, che all’epoca ha ancora idealizzato come un adolescente.
Con Giant-Size X-Men #1, in cui compare la celebre Seconda Genesi, inizia la nuova vita editoriale di Wolverine, con un primo cambiamento estetico.
La copertina del numero è disegnata da Gil Kane, che per errore disegna la maschera di Wolverine con le ‘orecchie’ più lunghe rispetto alla prima versione di Trimple. Dave Cockrum, disegnatore della serie, apprezza il cambiamento di Kane, convito che la precedente maschera rendesse il personaggio troppo simile a Batman, e inserisce il cambiamento anche all’interno delle storie degli X-Men.
Wein delineò un primo arco narrativo, che venne poi affidato a Chris Claremont, in quella che divenne una delle più lunghe e prolifiche gestioni del mondo mutante. Sin dal suo arrivo, X-Chris voleva dare ai suoi mutanti una nuova linfa. Nel farlo, per Wolverine concepisce un ruolo complesso, fatto di un iniziale astio nei confronti di questa formazione supereroica, che col tempo si svilupperà in una dinamica familiare articolata, con rivalità fraterne, amori impossibili e legami fraterni che rendo Wolverine uno dei pilastri del mondo mutante di Marvel Comics.
La Run
Frank Miller e Chris Claremont
Diversi autori hanno avuto modo di raccontare le imprese del mutante canadese, ma pochi hanno saputo lasciare una traccia indelebile come Frank Miller e Chris Claremont. Ricordato in tempi recenti soprattutto per il suo lavoro su Daredevil, Miller è stato anche uno dei migliori interpreti del personaggio di Wolverine, mentre il nome di Claremont è osannato come quello del padre degli X-Men moderni. Questa coppia diede vita a un ciclo di storie che ha legato il personaggio a un suo tratto fondamentale: il Giappone.
All’interno delle storie degli X-Men, Wolverine era apparso sin dall’inizio come un outsider, incapace di vivere serenamente in questa famiglia disfunzionale. Il non avere raccontato il suo passato, lasciando parecchi dubbi su alcuni suoi tratti fondamentali come gli artigli, era al contempo parte del suo fascino e possibilità per autori successivi.
Con l’arrivo di Wolverine, serie con protagonista il solo Logan, il suo allontanamento dagli X-Men diventa l’occasione per mostrare un aspetto inatteso del personaggio: un Wolverine innamorato.
A rapire il suo cuore è Mariko Yashida, figlia di un esponente di altro rango della Yakuza. Nonostante questo, Logan decide di sposare la giovane, invitando anche i suoi amici al suo matrimonio, rendendoli parte di una lotta che mette in mostra non solo il talento visivo di Miller, ma anche il senso di giustizia e onore di un uomo che troppo spesso viene presentato come una forza violenta della natura. In questa run, infatti, compaiono tratti distintivi che segneranno il futuro di Wolverine, non solo da un punto di vista cronologico, ma soprattutto nel suo animo.
Il Guercio
Nel 1988, all'interno di Wolverine, Chris Claremont e John Buscema fanno esordire una versione insolita di Wolverine: il Guercio. Caratterizzata da una benda sull'occhio, perso durante uno scontro e che non sembra guarire nonostante i suoi noti poteri rigenerativi, questa identità viene utilizzata da Wolverina nella sua vita a Madripoor, nota città del sud Est asiatico in cui la criminalità regna sovrana.
Il tono delle storie legata al Guercio si allontana dalla tradizione mutante per lasciarsi ispirare dai romanzi di spionaggio e dai racconti nori, creando un'atmosfera retrò in cui Wolverine diventa un personaggio che potrebbe figurare nei racconti di Chanlder. Il contesto supereroico viene sacrificato in favore di una narrazione più matura e atipica, con un tono marcatamente ironico e ispirato alla cultura noir.
Anche questa parentesi della vita di Wolverine lascia un segno nella personalità del mutante, che come viene raccontato anche in altre storie avrà sempre un rapporto particolare con Madripoor
La Storia
I Cavalieri di Madripoor
Chris Claremont non si è limitato a riportare Wolverine a Madripoor, ma lo fa all'interno di una storia corale che mescola presente e passato. Nell'affiancare Vedova Nera intenta a fermare un piano ordito dai fratelli Von Strucker, Wolverine, aiutato da Psylocke e Jubilee, torna a Madripoor, lasciandosi prendere dai ricordi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1941, Logan era a Madripoor e diede una mano a Captain America nel difendere una neonata Natasha Romanoff, finita nel mirino della Mano che vorrebbe renderla un'assassina letale al proprio servizio. Nel lottare al fianco della Sentinella della Libertà, Logan, non ancora divenuto Wolverine, mostra già di avere in sé la consapevolezza del proprio codice morale.
A dare sostegno alla storia di Claremont, sono i disegni di uno dei grandi interpreti visivi dei mutanti, Jim Lee, che conferisce a I Cavalieri di Madripoor (The Incredible X-Men #268,1990) un fascino ancora oggi incredibile.
L'Evento
La saga di Fenice Nera
Nella vasta narrativa degli X-Men, numerose storie hanno profondamente influenzato l'animo dei mutanti all'interno dell'universo Marvel. Questo è in parte dovuto alla loro natura di emarginati e individui "diversi" all'interno del panorama Marvel, ma anche perché i mutanti rappresentano uno strumento straordinario all'interno del vasto repertorio della Casa delle Idee per esplorare la realtà e i mutamenti della società.
Gli X-Men, nel bene e nel male, sono stati sempre protagonisti di avventure che hanno lasciato un'impronta indelebile non solo sulla loro esistenza, ma anche sull'intero Universo Marvel. Questa caratteristica si manifesta in modo evidente nella Saga della Fenice Nera, un momento chiave nella storia degli X-Men.
Pur essendo focalizzata su Jean Grey e la riscrittura delle sue caratteristiche emotive da parte di Chris Claremont, nel momento topico della saga tocca a Wolverine farsi carico del salvataggio dei suoi compagni. Dopo esser stati catturati dal Club Infernale di Sebastian Stan, gli X-Men sembrano essere oramai sconfitti, ma i piani del Club Infernale non hanno tenuto conto di Wolverine.
In una tavole divenuta cult, Wolverine sembra bucare la quarta parete, quasi rivolgendosi al lettore, mentre promette di non trattenersi nel salvare i proprio amici. La centralità di questa scena è la deliberata decisione da parte di Logan di cedere lucidamente alla propria vena animale, furiosa e assetata di sangue, nonostante da tempo la sua militanza nella squadra di Xavier lo abbia condotto a seguire una via differente.
House of M
La figura di Wanda Maximoff, artefice involontaria della caduta dei Vendicatori, rappresenta un pericolo latente, anche se attualmente è al sicuro a Genosha sotto la protezione di suo padre Magneto e di suo fratello Pietro, con le cure dei poteri psichici di Charles Xavier. Tuttavia, i suoi poteri di alterazione della realtà generano crescenti preoccupazioni all'interno della comunità supereroica. Questo timore crea una divisione tra coloro che desiderano affrontare il problema direttamente e quelli che vogliono proteggere Wanda. Questa decisione viene rimandata fino al loro arrivo a Genosha, ma mentre gli eroi si confrontano con questo dilaniante dilemma, si verifica qualcosa di incredibile: il mondo cambia.
Al loro risveglio, i Vendicatori, gli X-Men e gli altri metaumani si ritrovano in una realtà completamente diversa. In questa nuova realtà, Wolverine è un agente di punta dello S.H.I.E.L.D. guidato da Sebastian Shaw, Peter Parker vive una vita felice con sua moglie Gwen e i suoi cari zii Mary e Ben, Scott Summers e Emma Frost sono sposati, e il Dottor Strange è uno psichiatra.
La caratteristica più sorprendente di questa realtà è che i mutanti hanno preso il controllo del mondo e gli esseri umani sono diventati una minoranza subordinata. Questo segna l'ascesa dell'homo superior tanto auspicata da Magneto e il declino dell'utopia di convivenza sognata da Xavier, da cui deriva il titolo House of M, con la "M" che rappresenta Magneto. In questa incredibile visione del mondo, solo due voci si levano in dissenso: quella di Logan, che conserva i ricordi del mondo "reale", e quella di Layla Miller, una giovane mutante con il potere di risvegliare i veri ricordi delle persone. Spetta a loro il compito di risvegliare gli eroi e costringerli a fare una scelta: vivere il loro sogno o tornare alla realtà?
All'interno di questa realtà, Wolverine è a capo dello S.H.I.E.L.D., reso una sorta di polizia del nuovo ordine. Il potere di Wanda, tuttavia, fallisce con Wolverine, che proprio in virtù del proprio potere di rigenerazione resiste alla manipolazione della realtà imposta da Wanda, al punto di ottenere l'effetto opposto: ricorda la verità. Non solo, ma anche ottenere accesso ai ricordi perduti del proprio passato, da sempre uno dei crucci del personaggio, che ha perso questo tesoro personale durante gli esperimenti del progetto Arma X.
Conscio di quanto accaduto, Wolverine diventa uno dei ribelli che cercano di riportare il mondo alla sua giusta dimensione, lottando contro l'ordine di Magneto.
La gemma del passato
Arma X
Quando Lein Wein creò un nuovo antagonista per Hulk, probabilmente non immaginava che ciò che era stato originariamente concepito come un nemico secondario sarebbe diventato una delle icone dell'Universo Marvel. Tuttavia, da quel primo scontro con il Gigante di Giada iniziò un percorso che trasformò un certo mutante in uno dei membri più prominenti degli X-Men. È proprio con l'ingresso nella squadra mutante che Wolverine assunse un ruolo di primo piano, grazie alla cura con cui fu sviluppato da Chris Claremont. Grazie a Claremont, Wolverine divenne una delle figure principali nel panorama mutante, mantenendo intatto il mistero che circondava il suo passato. Questo enigma fu svelato solo nel 1991, quando Barry Windsor-Smith realizzò Arma X.
Molti dettagli distintivi di Wolverine non erano mai stati completamente definiti, come ad esempio i suoi celebri artigli, che, in X-Men #98, si scoprì essere situati nel suo avambraccio, senza però spiegare come l'intero suo scheletro fosse stato ricoperto di adamantio. Questa mancanza di dettagli offriva un'ampia possibilità narrativa, un'opportunità che alla fine sarebbe stata sfruttata da Barry Windsor-Smith.
Dopo anni di insistenze da parte dei fan degli X-Men desiderosi di scoprire di più sulle origini del misterioso canadese con artigli, la Marvel decise finalmente di accontentare questa richiesta, inserendo all'interno del periodico antologico Marvel Presents una miniserie dedicata alle origini, seppur parziali, di Wolverine: Weapon X, nota in italiano come Arma X.
All'interno di un impenetrabile laboratorio segreto, il Professore e il suo team di scienziati sono immersi nella ricerca per creare l'arma definitiva. Dopo svariati esperimenti sui mutanti, sembra finalmente emergere il soggetto ideale: un mutante dotato del straordinario potere di guarire rapidamente da qualsiasi ferita. Le caratteristiche eccezionali di questo mutante, chiamato Logan, lo rendono l'opzione perfetta per l'Esperimento X, un progetto volto a creare una macchina da guerra completamente manipolabile.
Lo sfortunato Logan viene rapito e sottoposto a una serie di test fisici e mentali, con l'intento di trasformarlo in una marionetta nelle mani del Professor. I due principali collaboratori del professore, Cornelius e la dottoressa Hines, cercano di frenare le ambizioni del Professor, che non riesce a comprendere la potenza incontenibile della natura selvaggia di Logan.
Questa convinzione troverà conferma quando l'Esperimento X si avvierà verso la sua tragica conclusione.
Arma X è piuttosto un dramma umano nato dalla sua epoca, il tardo anni '80, un decennio che ha lasciato cicatrici profonde nella società americana. Mentre da un lato abbiamo l'evento scientifico tipico che scatena i poteri del personaggio (raggi cosmici, ragni radioattivi, raggi gamma), dall'altro non c'è una consapevolezza eroica del proprio ruolo, ma una lotta per la sopravvivenza, un tentativo disperato di evadere dalla prigionia. Emergono tracce di amarezza e sconforto che diventeranno un tema centrale nei fumetti americani nel decennio successivo, ma Windsor-Smith le anticipa con straordinaria personalità.
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Arma X è cruciale per il mito di Wolverine non solo perché finalmente offre ai lettori il frammento di passato del personaggio che tanto desideravano, ma soprattutto perché incarna in modo superlativo la vera sfida di Logan: contenere la bestia che alberga in lui. Barry Windsor-Smith colloca il personaggio in una situazione in cui, nonostante tutti gli sforzi di Wolverine per dominare la sua natura selvaggia, questa è deliberatamente cercata e provocata dall'insano Esperimento X.
Ciò che Claremont e gli autori successivi renderanno la sua continua lotta interiore, Windsor-Smith la ritrae nella sua forma più autentica e brutale. L'importanza di Arma X risiede nel fatto che ha dato inizio a un percorso alla scoperta delle origini autentiche di Wolverine, un intento che non ha mai raggiunto vette artistiche (sia dal punto di vista grafico che narrativo) come quelle raggiunte da Barry Windsor-Smith.
La Gemma del Presente
La morte di Wolverine
Quanto La morte di Wolverine venne annunciato, i fan del personaggio furono colpiti dalla scelta di far morire un personaggio considerato immortale. Affidata alla sceneggiatura di Charles Soule e ai disegni di Steve Niven, questo racconto del crepuscolo mostra un Wolverine che nonostante la consapevolezza di una una fine imminente, non tradisce il suo spirito, rifiutando persino l'offerta di Reed Richards di cercare una cura al veleno che lo sta uccidendo privandolo dei suoi poteri.
Affidarsi a Mr Fantastic vorrebbe dire non compiere la sua ultima missione, ossia dare la caccia a chi ha posto una taglia sulla sua testa. Un'ultima avventura che come una chiusura del cerchio dell'intera esistenza di Wolverine lo porta a confrontarsi con colui che ha trasformato Logan nell'essere che abbiamo conosciuto per decenni.
L'impatto de La morte di Wolverine è legata alla presenza di racconti corollari che mostra l'impatto della scomparsa del mutante per coloro che gli stanno accanto, coinvolgendo non solo compagni mutanti come Nightcrawler ma anche eroi del calibro di Capitan America.
What if...?
Wolverine: The End
Dopo aver canonizzato le origini di Wolverine con Origins, dove raccontava come il timido e malato James Howlett divenne il mutante noto come Logan, Paul Jenkins, affiancato dal nostro Claudio Castellini, realizza una possibile fine per Wolverine. Ambientata in un lontano futuro in cui Logan vive ritirato dagli X-Men, divenuti una forza internazionale, questa miniserie mostra l'ultima impresa di Wolverine, in cerca delle ultime risposte sul proprio passato prima della sua morte.
Jenkins e Castellini ritraggono un Wolverine invecchiato e incapace di usare pienamente i suoi poteri, fragile nel corpo ma ancora saldo nello spirito. Caratterizzata da un tono malinconico e cinico, questo what if...? rientra pienamente nella caratterizzazione di uno degli eroi più iconici del mondo marveliano.
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