Spider-Man, The Animated Series: la migliore serie animata dell'Arrampicamuri

Spider-Man The Animated Series: la migliore serie animata dedicata all'Arrampicamuri della Casa delle Idee, un cult dell'animazione anni 90

Autore: Manuel Enrico ,

Gli anni ’90 furono un decennio per i supereroi, che dopo aver attraversato un’evoluzione nel loro medium d’origine all’interno della Dark Age dei comics, partirono alla conquista di un altro universo dell’entertainment: l’animazione. In questo decennio quasi tutti i maggiori protagonisti del mondo supereroistico ebbero una versione animata delle proprie avventure ma a dominare le scene fu un eroe della Casa delle Idee: Spider- Man. Con il suo Spider-Man: The Animated Series, l’Arrampicamuri diede vita a un vero e proprio fenomeno televisivo.

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In un periodo in cui sul piccolo schermo potevamo goderci serie animate come Batman: The Animated Series o X-Men: The Animated Series, l’arrivo di Peter Parker in questo comparto dell’animazione fu una vera rivelazione, non solo in termini di impatto sul pubblico, ma anche perché segnò la consacrazione definitiva di Spider-Man come uno dei personaggi di punta della Marvel a fumetti, che in quel periodo stava vivendo una delle sue stagioni più amate, grazie a grandi autori che stavano profondamente riformando il concetto di fumetto supereroistico. Il suo passaggio anche a un nuovo modo di intendere il supereroe nei cartoni animati fu, quindi, un passo obbligato. 

Spider-Man, The Animated Series, il Tessiragnatele animato divenuto cult

Il fine di Avi Arad con Spider-Man: The Animated Series era principalmente uno: spingere la vendita di giocattoli legati all’Arrampicamuri. Seguendo quanto fatto in precedenza con brand come Teenage Mutant Ninja Turtles e Transformers, appellarsi a una seria animata sembrava una buona dinamica promozionale.

  • La Marvel animata degli anni '90
  • Raccontare Spider-Man a un nuovo pubblico
  • Dare vita al mondo di Spider-Man
  • La censura Fox
  • Un finale prematuro

La Marvel animata degli anni '90

La scelta di portare i personaggi Marvel oltre ai limiti della carta non era certo una novità degli anni ’90. Sin dalla fine degli anni ’70, la mente vulcanica di Stan Lee tentava di dare ai suoi pupilli una vita che si conciliasse con serialità televisiva, animazione e cinema. Tentativi che avevano prodotto della serie TV come L’incredibile Hulk, che avrebbe dovuto lanciare anche serial di altri due personaggi della Casa delle Idee, Thor e Daredevil, ma che rimase un raro caso di successo. I precedenti tentativi di raccontare tramite uno show televisivo Captain America e Spider-Man, infatti, non ebbero un buon esito.

Diverso fu il discorso con i cartoni animati, dove i personaggi Marvel ebbero maggior successo. Molti eroi della casa editrice trovarono una felice trasposizione in versione animata, dai Fantastici Quattro allo stesso Spider-Man, che a cavallo degli anni ’70 e ’80 furono trasposti in cartone animato con serie semplici ma di impatto.

L’arrivo di nuove tecniche nell’animazione e una maggior diffusione di canali dedicati (come FoxKids) spinsero all’inizio degli anni ’90 la Marvel a riportare i propri eroi nel mondo dell’animazione. Ad aprire questa nuova vita dei supereroi marveliani nel mondo dell’animazione fu X-Men: The Animated Series (ora disponibile anche su Disney+), che venne realizzata da Saban, ma quando toccò al Tessiragnatle diventare nuovamente un cartone animato, la produzione venne affidata alla neonata Marvel Animation Films, cosa che rese Spider-Man: The Animated Series l’unico prodotto di animazione completamente realizzato in autonomia da Marvel, che si appoggiò alla TMS- Kyokychi Corporation per l’animazione.

Riprodurre gli ambienti urbani fu una vera sfida, considerato che si voleva dare un taglio netto con le precedenti produzioni animate, affidandosi a un look moderno. Una visione che doveva estendersi a una delle caratteristiche essenziali del mondo del Tessiragnatele: New York. Nei precedenti cartoni animati di Spider-Man, la Grande Mela era solamente abbozzata, mancava quel tratto di città caotica e cosmopolita che era invece centrale nei fumetti di Spidey, specialmente in quel periodo. Motivo per cui si decise di valorizzare maggiormente questo aspetto di New York, con particolare attenzione ai tetti su cui si muoveva il personaggio.

Vennero presi come modello fotografie della città, agli animatori venne espressamente richiesto di arricchire le strade della città riempiendole di mezzi e di cittadini, dietro indicazione del producer John Semper, che identificava la povertà di dettagli delle precedenti produzioni animate di Spider-Man come uno dei maggior difetti di quei prodotti. 

Per andare incontro a queste richieste, la prima idea fu quella di realizzare gli sfondi completamente in CGI, con in primo piano l’Arrampicamuri che svolazzava tra i grattacieli, ma una simile realizzazione aveva dei costi stratosferici per l’epoca, soprattutto considerato la situazione economica di Marvel. Come soluzione intermedia venne scelto di realizzare la parte maggiore degli sfondi in cell shading, con alcune sezioni in CGI, affidate allo studio sviluppatore di videogiochi Kronos Digital Entertainment. Per contenere ulteriormente i costi, alcune scene e animazioni vennero riutilizzate più volte, ricorrendo a trucchetti come il rallentare le scene per adeguare i movimenti labiali a seconda delle esigenze.

Raccontare Spider-Man a un nuovo pubblico

Il successo di questa serie fu tale che per anni fu uno dei cartoni Marvel più longevo, assieme a X-Men, e sino all’uscita di Ultimate Spider-Man era la serie animata di Spider-Man di maggior durata. Questo successo era legato a un aspetto che può anche suonare strano: la Marvel ebbe pochissima voce in capitolo.

Quando Spider-Man: The Animated Series venne realizzato i fumetti con protagonista l’aracnide newyorkese erano tra i più venduti, ma la Marvel non attraversava un buon periodo, tanto che era a un passo dalla bancarotta. È in questi anni che vengono tante manovre economiche disperate, come il cedere i diritti dei propri personaggi per conquistare il cinema o cercare di conquistate il mercato dell’animazione seriale. Oltre a Spider-Man e i mutanti, anche altri eroi della Casa delle Idee approdarono nel mondo dei cartoni animati, come Iron Man o I Fantastici Quattro, ma in tutte queste serie la Marvel, troppo occupata da problematiche più pressanti, contribuì poco, lasciando che fossero celebri storie dei propri eroi a fare da canovaccio a queste versione animate, coma accadde in X-Men, dove comparvero episodi ispirati alla Saga di Fenice Nera o Arma X

Spider-Man non era dunque il solo personaggio della Casa delle Idee a essere protagonista di una serie animata, una presenza che diede vita a una sorta di universo narrativo condiviso che consentiva ai diversi supereroi di essere delle guest star in cartoni animati di altri personaggi. Con l’eccezione di Spider-Man, che pur ospitando diverse figure chiave Marvel nella propria serie animata (da Punisher agli X-Men), non comparve mai in altre produzioni, decisione dettata dal timore che l’Arrampicamuri, divenuto uno degli eroi dei comics più amati del periodo, oscurasse gli altri personaggi Marvel.

All’interno di Spider-Man: The Animated Series furono presentate, come detto, alcune delle saghe più amate della storia Marvel, comprese quelle che coinvolgevano più personaggi della Casa delle Idee. La complicazione in questi casi era che le diverse serie erano realizzate in studi diversi, uno a Los Angeles e uno in Canada. Dopo la dispendiosa esperienza con una team up avvincente tra Spider-Man e gli X-Men, quando venne il momento di realizzare l’arco narrativo delle Guerre Segrete, la complessità di realizzare fedelmente questa saga coinvolgendo tutta la formazione mutante spinse la produzione a utilizzare solamente Tempesta, considerato la disponibilità della doppiatrice, rinunciando agli altri mutanti. 

Dare vita al mondo di Spider-Man

Spider-Man: The Animated Series fu affidata al produttore John Semper, che divenne anche uno degli sceneggiatori della serie animata, comparendo come autore o co-autore di quasi tutti gli episodi. Dato il suo ruolo, Semper era anche a stretto contatto con i vertici Marvel, e fu lui a confermare che l’unica forma in influenza esercitata dalla casa editrice fu quella di Stan Lee (che comparve anche come se stesso in un episodio dell’ultima stagione), che fu un’ispirazione per i primi episodi della serie, una collaborazione quella tra la produzione e il Generalissimo che portò anche la moglie, Joan, a doppiare la misteriosa Madame Web.

Nel realizzare Spider-Man: The Animated Series, la libertà concessa agli sceneggiatori consentì dunque di apportare alcune modifiche a dei punti saldi del mito del Tessiragnatele. In primis, al look dello stesso protagonista. Nonostante in molti sostengano che l’aspetto di Peter Parker in questa serie animata sia una sorta di omaggio a Nicholas Hammond, interprete di una serie TV ispirata a Spider-Man negli anni ’70, questa visione di Parker fu un’indicazione di Lee.

Secondo il Sorridente Stan, infatti, era giunto il momento di dare a Spidey un aspetto moderno, fornendo i dettagli della sua intuizione al produttore Bob Richardson, che lo disegnò immediatamente, seguendo le indicazioni di Lee: studente del college, con abbigliamento contemporaneo 

Il design di Parker si rivelò uno degli aspetti più complicati da realizzare, e anche quando lo completammo fummo costretti a revisionarlo altre volte. Eravamo convinti che saremmo riusciti a renderlo ancora più cool

Motivo per cui dopo i primi episodi in cui Peter sfoggiava una maglietta, in quegli successivi il suo guardaroba divenne più ricco. Le modifiche più sostanziali al mito del Tessiragnatele, però, furono legate ai suoi avversari, che vennero adeguati alla nuova dimensione animata di Spider-Man.

Ad esempio la formazione di villain nota come I Sinistri Sei, diventa I Perfidi Sei, un nome che per gli sceneggiatori sembrava meno inquietante per i giovani spettatori, ma che consentì loro di apportare una parziale revisione alla squadra, che vide Rhino, Scorpion, Shocker e Camaleonte prendere il posto di Electro, Uomo Sabbia, Avvoltoio e Kraven. Scelta dettata anche da problemi legati alla probabile trasposizione cinematografica di Spidey che James Cameron stava pianificando in quel periodo, un film in cui i due villain erano stati identificati nell’Uomo Sabbia e Electro.

L’Uomo Sabbia non figurò quindi nella serie animata, anche se Semper diede vita a Hydro-Man, una versione liquida del personaggio, che alla fine, come ammise lo stesso sceneggiatore, aveva le stesse peculiarità e dinamiche dell’Uomo Sabbia:

Non pensai mai all’Uomo Sabbia perché avevo accettato che non avrei mai avuto modo di utilizzarlo. Ma se andiamo alla base del personaggio, non c’è una grande differenza tra Uomo Sabbia e Hydro-Man, quindi se fate caso a come ho utilizzato Hydro-Man, avrete una buona idea di come avrei probabilmente sfruttato l’Uomo Sabbia

Electro venne invece introdotto successivamente, ma modificando le sue origini e rendendolo figlio del Teschio Rosso. Electro fu uno dei nemici più letali in questa nuova vita animata del Tessiragnatele

Fu però un altro personaggio a venire particolarmente rivisitato: Hobgoblin. Nella vita fumettistica di Spider-Man, cronologicamente compare prima Green Goblin e poi arriva Hobgoblin, ma in Spider-Man: The Animated Series l’ordine viene invertito. Quando Semper prese il controllo della produzione della serie animata, vide subito questa incongruenza, sapendo che il Green Goblin aveva esordito ben 20 anni prima di Hobgoblin.

Quando sollevò la questione con Avi Arad, il danno oramai era irrecuperabile: si erano già presi accordi per produrre una linea di giocattoli e il primo prodotto era proprio Hobgoblin, rendendo necessario introdurre quanto prima il personaggio: 

Fui costretto a introdurre per primo Hobgoblin, altrimenti Avi avrebbe perso milioni di dollari in giocattoli di Hobgoblin che nessun bambino avrebbe voluto. A onor del vero, anche con il nostro episodio in due parti il personaggio non ebbe particolare successo. Comunque, mi ritengo  soddisfatto di come abbiamo realizzato Hobgoblin e le sue arm, mantenendo una certa continuità mostrando come il creatore di queste armi sia stato Norman Osborne

Inizialmente si era pensato di rendere proprio Norman Osborne l’alter ego di Hobgoblin, ma fortunatamente Stan Lee si oppose categoricamente, salvando la continuity fumettistica di Spider-Man. A doppiare Hobgoblin però fu un personaggio molto amato: Mark Hamill. Reduce dal successo come doppiatore di Joker in Batman: The Animated Series, Hamill fece un provino per il ruolo e ottenne senza problemi la parte, diventando l’unico interprete, seppure solamente vocale, di Hobgoblin.

Dietro Spider-Man: The Animated Series c'era l'ovvia volontà di dare vita a una linea di giocattoli, che non si limitasse solamente a Spidey e ai suoi nemici, ma presentasse al pubblico anche alcune delle figure secondarie che avrebbero aiutato Parker nelle sue imprese. Come accadde con Daredevil, che venne ritratto nella sua versione 'corazzata' tipica degli anni '90

La censura Fox

Essendo un prodotto rivolto ad adolescenti, Fox, che avrebbe distribuito la serie animate sul neonato canale FoxKids, impose una sorta di forte censura su alcune tematiche essenziali, tra cui la radioattività, elemento cardine per il mito di Spider-Man.

Per aggirare il problema, venne creata una nuova scienza, la neogenica. Secondo Spider-Man: The Animated Series il dottor Farley Stilwell ideò un dispositivo, il Ricombinatore Neogenico, pensato per potere correggere problemi congeniti e diventare una fondamentale risorsa in campo medico. Durante una dimostrazione di questa scienza, un ragno entrò all’interno del raggio ricombinatore, e in seguito morse uno studente che era presente durante l’esperimento: Peter Parker.

Questa variazione alla sua origine, imposta del network, non venne però integrata nella sigla realizzata da Joe Perry, membro degli Aerosmith, che nel testo introdusse e ripeté più volte la parola radioactive.

L’intenzione di censurare parte delle tematiche di Spider-Man: The Animated Series si abbatté anche su un altro personaggio: Morbius. Il vampiro venne introdotto nella seconda stagione della serie animata, ma il network impose di modificare le sue caratteristiche. Morbius non fu presentato quindi come un vampiro, ma come uno scienziato che durante un esperimento fallito subì una mutazione che lo costringe a nutrirsi di plasma tramite delle ventose sui suoi palmi.

Un finale prematuro

Nonostante queste modifiche al mito del Tessiragnatele, Spider-Man: The Animated Series è stata un vero successo, diventando una della produzione animate Marvel più amate dal pubblico. Motivo che sorprese quando la serie venne chiusa alla quinta stagione, con un episodio in cui Spidey si avventurava in un’altra dimensione per salvare l’amata Mary Jane, ma che Semper svelò essere da sempre la conclusione immaginata sin dai primi tempi della creazione della serie:

Sapevo che avremmo concluso la serie una volta giunti all’episodio 65, ma speravo che avremmo avuto un po’ di tempo in più. Credevo fosse chiaro che alla fine Spider-Man avrebbe trovato Mary Jaen. Avevo lasciato aperto questa porta in caso per miracolo ci fosse stato concesso di raccontare ancora qualcosa

La possibilità si era anche quasi materializzata, ma venne affossata a causa delle tensioni tra Avi Arad e Margaret Loesch, presidente di FoxKids, una lite con in palio il controllo della serie, che non vide mai la luce proprio a causa di questa disputa.

Un vero peccato, considerato che nelle storie già ipotizzate era previsto che Spidey viaggiasse nel tempo per salvare Mary Jane, arrivando nell’Inghilterra vittoriana dove avrebbe affrontato Jack lo Squartatore, svelando che in realtà si trattasse di Carnage. O un’avventura con Ghost Rider e Dottor Strange, in cui avrebbe affrontato Dormammu e Mysterio. 

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