Moon Knight, il folle araldo divino di Marvel Comics

Da cacciatore di licantropo a anti-eroe dalla personalità multiple: chi è davvero Moon Knith, il folla avatar divino di Marvel Comics?

Autore: Manuel Enrico ,

La nuova fase del Marvel Cinematic Universer nata dagli eventi di Avengers: Endgame ha aperto le porte di questo universo a una serie di nuovi personaggi, spesso considerati di secondo piano all’interno del pantheon di Marvel Comics. Una possibilità che coinvolge direttamente la serialità dell’MCU, che si è arricchita di una figura controversa e lontana dall’ideale supereroico di personaggi del calibro di Iron Man e Capitan America: Moon Knight.  

 Lasciando al grande schermo la possibilità di valorizzare nomi che più si avvicinano all’eredità supereroica di Stark e Rogers, nel comparto seriale si è visto come Disney sia pronta a sperimentare, non solo sul piano stilistico (WandaVision) ma anche narrativo, affondando maggiormente nell’analisi sociale (The Falcon & The Winter Soldier) o nella valorizzazione emotiva delle parti più oscure dei suoi protagonisti (Hawkeye). Non poteva esserci miglior tramite che il mondo seriale per dare risalto a queste personalità complesse, e difficilmente potremmo avere un banco di prova più severo di Moon Knight.

Moon Knight, da comparsa a protagonista

Come è possibile che un personaggio così oscuro e frammentato come Moon Knight possa avere spazio all’interno del mondo Marvel? A ben vedere, nel Marvel Universe sono presenti diversi personaggi lontani dall’ideale classico dell’eroe, come Punisher o Morbius, il vampiro vivente. Nel caso di Moon Knight, a renderne possibile la nascita è stato un evento che ha consentito al fumetto supereroico di rifiorire durante la Silver Age: l’alleggerimento, e progressivo abbandono, del Comics Code Authority.

L’allentarsi di questa censura nata alla fine della Golden Age consentì di dare vita a pubblicazioni che trattassero temi più adulti e caratterizzati da elementi narrativi che, nella morale del periodo, erano considerati violenti, in primis la narrativa horror.

Ma non solo il contesto orrorifico stava facendo sentire sempre più la sua presenza nei comics Marvel, visto che, assecondando il crescente interesse verso elementi mistici e pseudo-religiosi, si facevano sempre più presenti personaggi legati a questi argomenti.

Stephen Strange era divenuto lo Stregone Supremo del Marvel Universe in Strange Tales #110 del 1963, aprendo, in un certo senso, le porte al mondo mistico, in cui si sarebbero poi inserite figure come Mefisto (1968) e Ghost Rider (1972), o veri e proprio praticanti delle arti magiche dai toni oscuri come Jennifer Kale e Agatha Harkness.

Un mondo che si discosta inzialmente dalle vicende degli eroi main stream, come Iron Man, X-Men e Vendicatori, ma che arriverà poi a coinvolgere anche questi nomi eccellenti della Casa delle Idee. Questa commistione tra horror ispirato ai grandi cult del passato e una visione più inquietante e moderna guidata dal nuovo gusto dell’orrore cinematografico che stava fiorendo nel periodo, diede un forte slancio alla produzione dark della Casa delle Idee.

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In casa Marvel questa libertà coincise in primis con la nascita di The Tomb of Dracula, dove lo sfruttamento del mito del vampiro per eccellenza portò alla comparsa di un altro anti-eroe prossimo ad entrare nel Marvel Cinematic Universe, il cacciatore di vampiri Blade. Altro simbolo della tradizione horror era il licantropo, ed ecco quindi comparire Werewolf by Night, erede spirituale dell’omonima storia breve inserita in Marvel Tales #116 (1953) ai tempi in cui Marvel Comics era ancora conosciuta come Atlas Comics.

Dopo una prima apparizione in Marvel Spotlight #2 (1972), con una storia di Roy Thomas, il nuovo Werewolf by Night, alias Jack Russel, venne premiato da Stan Lee con una propria serie, affidata a uno dei grandi maestri delle horror stories marveliane, Gerry Conway. Dopo quattro presenze in Marvel Spotlight, nel settembre 1972 Jack Russell fu promosso a protagonista della propria serie, dove nel numero 35 dell’agosto 1975 fece la sua comparsa un nuovo, inquietante personaggio: Moon Knight.

La paternità di Moon Knight spetta allo sceneggiatore Doug Moench e agli artisti Don Perlin e Al Milgrom. Concettualmente, Moon Knight era nato come antagonista di Jack Russell, non a caso nella sua iconografica sono presenti un’affinità alla luna, condivisa con il protagonista di Werewolf by night, e delle armi in argento, materiale che la tradizione ci insegna essere il punto debole dei licantropi.

Non necessariamente si doveva rendere Moon Knight un villain, anzi in questo breve arco narrativo di due numeri il misterioso guerriero concepisce come Russell non sia un pericolo ma un uomo gravato da una maledizione, consapevolezza che lo porta ad aiutarlo.

Non è un caso, a ben vedere, che siano stari due autori come Marv Wolfman (The Tomb of Dracula) e Len Wein (Wolverine, X-Men: Seconda Genesi) a vedere il potenziale di un personaggio come Moon Knight. Wolfman aveva contribuito a scrivere le basi della narrativa orrorifica marveliana e Wein sembrava dotato della capacità di intuire quali fossero le ‘seconde occasioni’ dei personaggi, due visioni del mondo dei comics che li portarono a offrire a Moon Knight l’occasione di una storia da protagonista, in Marvel Spotlight nell’estate del 1976, sempre realizzata da Moench e Perlin, cui seguì una comparsata nel 1978 in Spectacular Spider-Man #22-23, dove il personaggio venne ritratto da Bill Mantlo. Queste due apparizioni sono centrali nel mito di Moon Knight, in quanto riscrivono con un’operazione di retcon il suo ingresso nel Marvel Universe, rendendolo non un villain ma una figura che possiamo avvicinare al ruolo di eroe.

Da semplice uomo ad araldo divino

Dietro questa maschera si nasconde un uomo tormentato, Marc Spector. Figlio di un rabbino dell’Illinois, Marc sin da bambino è un predestinato, quando l’entità Khonshu, venerato dagli antichi Egizi come il dio Luna, vede nella sua apparente fragilità mentale la possibilità di prendere possesso della sua psiche, rendendolo il suo araldo in Terra.

Dopo aver affrontato alcuni traumi in età infatile, Marc viene colpito da un disordine dissociativo dell’identità, in parte causato anche dall’influenza psichica di Khonshu, che lo porta a sviluppare figure immaginarie che interpreta come amici, non realizzando che in realtà siano identità che prendono il sopravvento sulla sua. Una malattia che viene scoperta dai gentiori, che scelgono di internalo nel Putnam Psychiatric Hospital, da cui Marc esce solo per assistere al funerale del padre, occasione in cui fa perdere le sue tracce, arruolandosi nei marines.

Qui Marc Spector diventa una combattente sopraffino, servendo nei corpi speciali e diventando un campione di boxe. Sport che diventa la sua salvezza quando, scoperta la sua malattia mentale, viene congedato dall’esercito. Marc si guadagna da vivere come pugile nei bassifondi di Baghdad, dove viene trovato dal mercenario francese Jean-Paul ‘Frenchie’ DuChamp, che lo coinvolge nelle sue missioni. Occasione in cui incontra un altro soldato di ventura, Raoul Bushman, che dopo essersi avvalso dei loro servizi, decide di tradirli durante una missione di recupero di preziose antichità.

Durante il tentato saccheggio di uno scavo archeologico all’interno dei resti di un tempio dedicato al dio Khonshu, Bushman uccide il responsabile della missione archeologica, il dottor Peter Alraune, suscitando la rabbia di Marc Spector, che decide di vendicare Alraune affrontando Bushmna, ma nello scontro ha la peggio e viene abbandonato morente tra le rovine del tempio.

Tratto in salvo da alcuni locali che ancora venerano Khonshu, Spector viene portato al cospetto di una statua della divinità, proprio nell’istante in cui il suo cuore cessa di battere. Oramai morte, Spector si ritrova in una visione in cui Kohnshu gli offre una possibilità: una seconda vita, ma in cambio sarebbe divenuto il suo araldo in Terra. Ruolo che avrebbe rivestito divenendo uno spirito di vendetta per conto di Khonsu, punendo i malvagi e i criminali.

Licantropo contro avatar divino

Seppure presentato come rivale di Jack Russel in Wherewolf by night, sin dalle successive apparizioni si offre a Moon Knight la possibilità di mostrare un lato più eroico. Inizialmente presentato come membro del Comittee, un’organizzazione segreta tutt’altro che lecita, tramite un’operazione di retcon viene spiegato che in realtà Marc Spector stava agendo sotto copertura, intenzionato a smontare questa congrega criminale.

Al punto che una volta rivelate le sue vere intenzioni, lo stesso Comittee pone una taglia sulla testa di Moon Knight. La riscrittura del ruolo di Moon Knight all’interno della comunità metaumana marveliana consente a Marc Spector di interagire con celebri formazioni della Casa delle Idee, dagli X-Men agli Avengers, o di incrociare la strada di altri personaggi legati alla sfera horror e dark della casa editrice, come Blade.

Moon Knight e Batman: false somiglianze di due eroi differenti

Parlando di Moon Knight, è centrale la sua caratterizzazione psicologica. Tratto specifico del personaggio è la sua psiche afflitta dal disturbo dissociativo dell’identità, che lo porta a elaborare di alias sotto cui opera. All’interno del mondo Marvel esistono altri personaggi che hanno una maledizione simile, basterebbe pensare alla mille personalità di David Legione Haller, ma nel caso di Moon Knight il discorso è più complesso. Il miliardario Steve Grant o il tassista Joe Lockley non sono semplici rifugi per la sua vera natura, diventano rapidamente schegge della sua personalità che concorrono a creare un mosaico mentale in cui sembra perdersi l’identità di Marc Spector.

Spesso questa caratteristica ha spinto i lettori a vedere in Moon Knight una sorta di corrispettivo Marveliano del Cavaliere Oscuro. In realtà, a bene vedere entrambe le figure sembrano rifarsi a un archetipo supereroico da Golden Age, un eroe in maschera che lotta, spesso con metodi brutali, la criminalità, nascondendosi alla luce del giorno con un’identità di facciata. Potremmo rivedere in The Shadow di Walter Gibson, nato nel 1930, il precursore di questa dinamica narrativa, ma tolta questa analogia, Batman/Bruce Wayne e Moon Knight/Marc Spector non potrebbero essere più diversi.

Se ripensiamo alla crociata contro il crimine del Cavaliere Oscuro, appare evidente come la vendetta da cui scaturisce questa missione sia legata a un trauma personale, ossia la morte dei genitori. La visione di giustizia e la violenza cui ricorre il Pipistrello hanno quindi un obiettivo preciso, focalizzato verso la criminalità, facilmente identifica dalla morale del personaggio. 

Anche il suo ricorrere a diversi travestimenti, non ultimo il suo volto pubblico come Bruce Wayne, è un utilizzo lucido e consapevole dell’inganno, una copertura per le sue attività nel ruolo di Batman. Gli alias di Bruce Wayne, quindi, non sono parte della sua personalità, quanto degli strumenti che gli consentono di reperire informazioni, rifacendosi alla tradizione dei grandi detective della letteratura.

Questi apparenti tratti condivisi con Moon Knight sono, in realtà, la dimostrazione di una profonda diversità tra i due. Non bisogna lasciarsi fuorviare dalla ricchezza di Steven Grant, alias miliardario di Moon Knight, che consentiva l’accesso a gadget e mezzi all’avanguardia, le motivazioni tra il Cavaliere Oscuro e il character marveliano sono profondamente diverse.

In primis, la vendetta servita da Moon Knight non è mirata ma anarchica, viene sostenuta da una convinzione al limite del fanatismo che vede nella sacra investitura di Kohnshu una legittimazione non tanto a punire i malvagi, quanto a vedere il male per poter quindi esercitare il proprio potere.

Inoltre, se Bruce Wayne usa i propri alias come strumento di indagine, per Marc Spector queste identità alternative sono parte integrante della sua psiche malata. Steven Grant o Lockley sono manifestazioni dei problemi interiori di Marc, utilizzate come valvola di sfogo psicologica, una distinzione che, mancando di concretezza all’interno della vita del personaggio, è stata in seguito ricondotta alla componente mistica. In questa visione, è la connessione con le diverse incarnazione di Khonshu ad avere causato questa pletora di identità nella psiche di Marc Spector.

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Ulteriore distinzione tra Moon Knight e Batman è un elemento essenziale: Bruce Wayne non ha alcun superpotere, contrariamente al personaggio della Casa delle Idee. Batman, infatti, è l’unico personaggio umano in un contesto supereroico in cui vivono alieni semidivini, amazzoni o poliziotti spaziali, una concezione che lo rende più vicino a un altro celebre miliardario marveliano, Tony Stark. Moon Knight ha invece la capacità di risorgere in caso di morte, grazie alla sua connessione con Khonshu, e in diverse occasioni ha mostrato doti di preveggenza.  

In diverse occasioni, inoltre, la sua affinità alla divinità lunare ha consentito a Moon Knight di acquisire facoltà incredibile, arrivando persino a potere evocare armate di mummie o sopravvivere nello spazio senza alcuna tuta protettiva.

I poteri di cui Moon Knight è dotato lasciano, infatti, intendere che il suo legame di Khonshu lo elevi a un rango semi-divino. Dotato di una forza straordinaria, Moon Knight può anche ipnotizzare gli altri tramite la ‘voce di Khonshu’, oppure comunicare con il mondo dei morti, al punto da venire interpellato da alcuni personaggi del pantheon marveliano per questa sua peculiarità.

Sfruttando il legame tra Khonshu e il culto egizio legato alla luna, si è deciso di dare ai poteri di Moon Knight una simile affinità, tanto che in base alle fasi lunari le capacità sovraumane del personaggio possono aumentare. Questo ruolo semi-divino ha consentito a Marc Spector di essere temporaneamente infuso dal potere di Fenice, a cui ha poi rinunciato.

Moon Knight nel Marvel Cinematic Universe

L’annuncio che un personaggio lontano dall’archetipo tradizionale dell’eroe marveliano entrasse a far parte del Marvel Cinematic Universe ha inizialmente sorpreso, ma col senno di poi non poteva esserci miglior momento. La Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe non sarà solamente cosmica, con il consolidarsi del Multiverso introdotto da Loki e pronto a essere pienamente esplorato in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, ma aprirà le porte ad altre figure ‘minori’ del roster della Casa delle Idee. Se si attendono con una particolare curiosità gli esordi di She-Hulk e quello di Riri ‘Ironheart’ Williams, non meno attenzionato è l’arrivo di un altro personaggio noto ai fan anche per una precedente vita cinematografica, Blade.

Proprio il cacciatore di vampiri interpretato da Mahershala Ali potrebbe esser il fulcro del mondo paranormale e orrorifico del Marvel Cinematic Universe, partendo da una delle scene post-credit di Eternals. Quando Dane Withman (Keith Harrington) è indeciso se impugnare o meno la Spada d'Ebano che lo renderebbe Black Knight, viene interrotto da una voce fuori campo che è proprio quella di Blade. Altro dettaglio importante è il ruolo ‘civile’ di Whitman, ossia professore presso il Museo di Storia Naturale di Londra.

Queste connessioni potrebbero esser la base della nascita di una parentesi sovrannaturale ancora assente nel Marvel Cinematic Universe, differente da quella magica avviata con Doctor Strange. Vampiri, mummie e licantropi saranno una presenza evidente nei prossimi capitoli del Marvel Cinematic, e memori della cura certosina con cui le menti dietro l’MCU cesellano e incastrano le vicende dei diversi personaggi.

Sarà interessante vedere come saranno gestiti in futuro personaggi come Ghost Rider e sperare di poter vedere una formazione cinematografica dei Figlie delle Mezzanotte, simbolo della dark Marvel.

Oscar Isaac sembra avere ben recepito la complessità del personaggio e la sua alienazione, così come il costume di Moon Knight ci ha lasciato con delle ottime sensazioni. Stupisce la presenza di un villain, Arthur Harrow (interpretato da Ethan Hawke), che non rientra nel novero dei villain più noti del personaggio, ma che ha una sua ragione d’esser specialmente se la serie di Disney+ vorrà essere una origin story che si appella a una versione più umana del Pugno di Khonshu.  

Moon Knight (2019)

17/01/2019 (en)
Azione,

Sarà anche curioso vedere come la presenza di un culto come quello di Khonshu possa venire utilizzare per espandere nel Marvel Cinematic Universe il concetto di religione e pantheon divini, ad oggi interamente affidato alla presenza del Dio del Tuono, Thor.

Di sicuro, le aspettative per Moon Knight sono alte, spinte soprattutto dalla particolarità del personaggio, che metterà a dura prova gli sceneggiatori. La sua psiche frammentata e il tono spesso iperviolento di alcune sue storie, specie durante il periodo di Chuck Dixon, potrebbero essere un’ulteriore spinta verso una narrazione visiva più accesa, matura, che sta già facendo comparsa all’interno delle recenti produzioni seriali marveliane, come The Falcon & the Winter Soldier.
 

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